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Il commercio a Ciampino, un passo indietro – 2/2

Il commercio a Ciampino, un passo indietro – 2/2
Febbraio 10
09:54 2012

Max Market Avaltroni, anni '60Sul commercio a Ciampino, già troppo provato dalla concorrenza insostenibile della grande distribuzione che asserraglia la città, pende come una dannata spada di Damocle l’apertura del Centro Commerciale nell’area verde della Sorgente Appia, prevista entro il 2014. E sarebbe il colpo di grazia per un’economia già alle corde, pressata da troppi fattori avversi (crisi, tagli, manovra) che si vanno a sommare alle carenze locali, prime fra tutte la mancanza di parcheggi e il distacco da parte dell’Amministrazione rispetto ai problemi della categoria che si sente sola e abbandonata e lentamente muore, nonostante lo spirito alto che l’ha sempre contraddistinta. Qualche soluzione forse ci sarebbe, da studiare e valutare come già in passato si è fatto, ma la vecchia guardia è ormai allo stremo, forze nuove stentano a immettersi in quello che sembra un vicolo cieco, e quella che si chiama volontà politica al momento sonnecchia. Eppure c’è stato un tempo che il commercio a Ciampino ha fatto faville.

 

Come ci ricorda Giancarlo Scagnetti, commerciante figlio di commercianti e punto fermo della categoria fino allo scorso aprile.

«Negli anni ’60, quando i negozi sorsero ovunque nel territorio ciampinese, aprì in via San Francesco d’Assisi, alla galleria Orazi&Conforti, il ‘Centro Alta Moda’ perché l’idea era quella che dai Castelli sarebbero venuti per servirsi delle firme. Ma non andò così per impossibilità logistica. Commercialmente Ciampino doveva essere una cerniera fra Roma e i Castelli, questa era la nostra politica della Confcommercio. Se noi fossimo riusciti ad avere quello che chiedemmo come CACC (Comitato Apolitico Cittadino Ciampinese) e cioè che l’aeroporto ci restituisse 40 metri dalla rete, si sarebbe fatta una complanare della via di Ciampino e avremmo acquistato viabilità, per trasporto privato e pubblico, e parcheggi per tutto il centro. Si poteva ripristinare il collegamento aeroporto/ferrovia e diventare punto di sosta per tutti quelli che arrivavano da Roma, offrendo adeguati servizi. Poi c’era la questione sospesa dell’ex collegio del Sacro Cuore, che poteva diventare un Centro Commerciale d’élite, attrezzato per accoglienza momentanea dei viaggiatori. Personalmente ho cercato addirittura (parlando con l’allora sindaco Perandini) di stabilire che se tale progetto fosse andato in porto, la parte commerciale l’avremmo gestita noi ciampinesi. Al centro di Ciampino non avremmo avuto la grande distribuzione, ma solo firme e quanto di meglio offre il mercato. Un centro commerciale non di massa, anche perché contemporaneamente ci doveva essere un albergo di mini appartamenti.

Ciampino poteva essere punto focale per l’aeroporto, specialmente per viaggi organizzati con gente disposta a spendere perché in vacanza. Io ancora lo vedo possibile, ma non me ne interesso più.»

Il Sacro Cuore sta marcendo e nulla si fa per porvi rimedio: non c’è speranza di recuperare la struttura per farne un utilizzo pubblico?

«Non credo che si arriverà mai a dargli utilità pubblica, anche perché non ci saranno i fondi necessari. Che succederà? Quando si metteranno d’accordo fra pubblico e privato, allora si realizzerà tutto quello che decideranno. Albergo e suite, un piccolo centro commerciale e servizi indispensabili è secondo me il miglior utilizzo di quell’area, ciò che avevo a suo tempo proposto. E penso che ci riusciranno: il problema è quando, non se. Tornando al commercio a Ciampino. Il massimo si registra negli anni ’70 con 600 attività commerciali che restano stabili fino ai primi anni ’90, poi cominciano a diminuire con pressione massima nel 2000. Negli anni ’90 già non si guadagnava più, era tanto se reggevi. Con la Giunta Rugghia, nello sviluppo urbanistico e dei servizi era compresa la possibilità di aprire due centri commerciali, ma non furono aperti perché non c’era chi li chiedeva: ormai erano superati.»

Il Centro Commerciale alla Sorgente Appia sarà una seconda Valmontone?

«Assolutamente no, perché il progetto è più indirizzato all’élite che al consumismo. Tanto è vero che ci saranno giardini, parchi, piccoli negozi e attività collaterali – benessere sport servizi – così che il cliente ci può passare la giornata. Insomma, dovrebbe essere un centro commerciale atipico rispetto a quelli già esistenti, e c’è da dire che per ottenere l’autorizzazione a realizzarlo, si è riusciti a passare sopra almeno a una decina di principi basilari che ne avrebbero impedita l’apertura. Molti vogliono avvicinare la funzione dei centri commerciali a quello che una volta era la piazza. Io ritengo che nella piazza ci fosse lo scambio delle conoscenze personali e fondamentali. Negli attuali centri commerciali ogni individuo è isolato in mezzo a una folla enorme.» (fine)

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