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IL CIGNO NERO E’ ARRIVATO: AGGIORNAMENTO 11 MARZO 2020

IL CIGNO NERO E’ ARRIVATO: AGGIORNAMENTO  11 MARZO 2020
Marzo 11
20:05 2020

In questi giorni caratterizzati da informazioni caotiche, molti si domandano: Quando arriverà il picco? Quando finirà l’epidemia? Cerchiamo di trovare la risposta nei dati diffusi dal Ministero della Salute. In Italia, dall’inizio dell’epidemia Coronavirus, alla data del 11 Marzo 12.462 persone avevano contratto il virus SARS-CoV-2. Di queste, 827 erano decedute e 1.045 erano guarite. I pazienti ricoverati con sintomi erano 5.838, di questi 1.028 erano in terapia intensiva, mentre 3.724 erano in isolamento domiciliare fiduciario, per un totale di 10.590 positivi. Da questi dati si deduce che alla data del 11 Marzo il tasso di letalità (morti/contagiati) era circa 6,6% (in data 8 Marzo era circa del 5%), il tasso di guarigione era circa 8,4% (circa lo stesso dell’8 Marzo), mentre una percentuale di circa 8,2 % (in data 8 Marzo era circa del 8,8%) necessitava di ricovero in terapia intensiva (1.028). Leggendo i dati diramati giornalmente dal Ministero della Salute ognuno può fare le proprie valutazioni aggiornate.

Tutti ci chiediamo: come si evolverà il fenomeno? «È difficile fare previsioni, ci sono vari modelli che circolano, ma tutti i modelli presuppongono delle assunzioni, cioè alcuni eventi che vengono predeterminati, ma noi ci troviamo in una situazione nuova e guardando i nostri dati al momento non mi sento di fare previsioni», ha detto in conferenza stampa domenica 8 Marzo il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

Come riportato nella News del 9 Marzo, ci hanno provato tre grandi esperti italiani, il biologo Enrico Bucci, insieme al fisico della Sapienza Enzo Marinari e al fisico Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei Giorgio Parisi, con lo scopo di capire i possibili scenari di diffusione dell’infezione. O anche giovani scienziati, come Gianluca Malato che proprio qualche giorno fa ha dimostrato, in un articolo diffuso sul web e ripreso in data 11 marzo dalla giornalista Valentina Arcovio per il Messaggero,  l’impossibilità di utilizzare i due modelli più noti, quello esponenziale e quello logistico, per effettuare previsioni sull’epidemia. «Il primo modello è quello esponenziale che descrive una crescita di infezione inarrestabile. Ad esempio, se un paziente infetta 2 pazienti al giorno, dopo 1 giorno avremo 2 infezioni, 4 dopo 2 giorni e così via», spiega Malato. «Il secondo è il modello logistico – aggiunge – che descrive l’evoluzione della popolazione (in questo caso le persone infettate dal virus), basandosi su due elementi: il tasso di crescita esponenziale e le risorse (cioè le persone infettabili), che chiaramente sono limitate. Questo modello prevede a un certo punto una stabilizzazione». Tuttavia, né il modello esponenziale e né quello logistico risponde alle nostre domande. «La conclusione è che ogni giorno il risultato cambia a seconda dei dati aggiornati rilasciati dalla Protezione Civile», dice Malato.

Quali sono le variabili che entrano nel calcolo dell’arrivo di un picco? Nell’intervista per il Corriere della Sera del 10 Marzo, la giornalista Silvia Turin lo ha chiesto a Paolo Bonanni, professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze: «Il picco si calcola sulla base del valore di R con zero, che è il “tasso di contagiosità” che per questo virus abbiamo visto sta tra 2,5 e 3. Questo vuol dire che mediamente ogni persona (in una popolazione non immune come la nostra ora) ne infetta da 2 a 3 e così si possono fare delle previsioni con modelli matematici più o meno dettagliati su come andrà la curva epidemica con questo tasso di contagio. Questo valore in parte dipende dalle caratteristiche biologiche del virus, ad esempio il morbillo è molto più contagioso del SARS-CoV-2 e l’influenza meno, ma non solo: conta anche il livello di densità della popolazione, cioè quante persone si incontrano, per quanto tempo, quanto a lungo».

Giorgio Parisi in una intervista rilasciata alla giornalista Alessandra Arachi per il Corriere della Sera, afferma: «La crescita esponenziale del contagio deve cessare ben prima del 15 aprile, data alla quale un’esponenziale non mitigato darebbe 60 milioni di infetti, ma certamente non saranno infettati tutti gli italiani, solo una piccola percentuale».  La matematica è una disciplina esatta, e per capire come si arriva a 60 milioni di italiani infetti entro il 15 aprile basta partire dalla velocità di raddoppio di questa curva esponenziale del contagio che è di 2,5 giorni. Ovvero: il numero degli infetti raddoppia ogni 2,5 giorni, quadruplica ogni cinque. Se partiamo dai dati dell’8 marzo, 7.375, e li moltiplichiamo per quattro arriviamo a 29.500 il 13 marzo. Di nuovo, e il 18 marzo siamo a 118 mila, il 23 marzo a 472 mila, il 28 marzo a 1 milione 888 mila. E così, rapidamente, verso l’infezione globale. Ma per fortuna la vita non è come la matematica e noi abbiamo tutti gli strumenti per spezzare la velocità di questa curva esponenziale, “cattiva” e veloce. Dobbiamo impegnarci per metterli in atto, i nostri strumenti. L’arma per far rallentare la curva esponenziale è il contenimento, i provvedimenti di chiusura presi dal governo che per essere efficaci devono essere rispettati.

Tutto si riduce quindi a un puro esercizio matematico? La realtà è infatti che nessun modello può rispondere alle domande che tutti noi ci stiamo facendo: quando finirà l’emergenza? Quando arriverà il picco? Quali saranno gli effetti delle misure di contenimento prese? Semplicemente perché i fattori da considerare sono tanti, molto diversi tra loro e soprattutto incerti e variabili. Oltre alle caratteristiche del virus, bisogna considerare le interazioni sociali, gli aspetti economici e gli aspetti politici… spiega Antonio Scala, ricercatore dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Presidente della Big Data in Health Society. «Non sappiamo il reale numero delle persone contagiate in un dato momento, sia per i tempi di incubazione ma anche per via della presenza di pazienti asintomatici; non sappiamo quante e che tipo di interazioni sociali queste persone hanno o hanno avuto nel periodo in cui sono o sono state contagiose; non sappiamo esattamente quali sono i numeri delle persone contagiate e poi guarite perché c’è chi ha superato l’infezione con sintomi lievi o confusi con l’influenza; e molto cambia a seconda delle regioni o delle città considerate, che fino a qualche giorno fa hanno applicato misure contenitive diverse», dice Scala.

Per una rappresentazione di dettaglio della distribuzione del contagio in Italia si rimanda al Bollettino “Epidemia COVID-19” pubblicato dall’Istituto Superioire di Sanità nel pomeriggio del 9 Marzo, 2020.

Questa News potevamo scriverla peggio e pubblicarla più precipitosamente. Potevamo verificare meno, essere meno chiari, più sensazionalisti. Molti fanno così. Noi di Velletri 2030 preferiamo fare prima tutte le verifiche possibili, come si usa fare nel mondo scientifico.

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