Il cielo sopra le nuvole
Il cielo sopra le nuvole è opera prima di Roberta Donaggio, educatrice con l’hobby dei gatti e della fotografia e, naturalmente, un atavico amore per la poesia. Un cielo dove “tutto continua ad essere azzurro” anche se “i temporali si susseguono” e, appena pochi metri più su, tutto si adombra di stupefatta omologazione. Di questo, probabilmente, l’autrice è consapevole, tant’è che, in un’intervista rilasciata sul sito della casa editrice, alla domanda “si dice che la poesia ci salverà tutti. In un periodo storico come quello dei giorni nostri, dove l’importante è apparire, quale credi che sia il ruolo della poesia?”, replica “forse il ruolo della poesia, oggi, è quello di sottolineare le nostre differenze. In una società in cui conta appunto l’apparire, e in cui si finisce per apparire tutti uguali, tutti standardizzati allo stesso stereotipo di ‘bello’, in cui se non si rientra in certi canoni, si viene tagliati fuori, la poesia ha forse il ruolo di marcare la diversità”. Un cielo, quindi, concretamente solcato da aerei e vissuto in sogni tra “un’aria che si popola d’insetti”. Approccio diaristico, ma senza data e senza indice, scandito in un tempo interiore che riporta alla forma poesia affondando “radici nell’anima” dell’ “irraggiungibile”, che ci vive “dentro” in un cielo traslato nel suo sentire, a tratti persino personificato. Il tema portante è l’amore, o meglio la mancata unione come condizione di abbandono, un’idea che comunque permane e pervade, ci possiede sino a rendere percepibile una presenza nell’assenza. “Il mare” è “amante oscuro” che una “sposa fedele” attende. Un gatto è il silenzioso complice e testimone di sogni: “un’ampolla di vetro/con dentro un po’ d’acqua”. “Scorre via l’acqua”, insistente come pioggia, lenisce dal “dolore” e “lava dai peccati”, “sorgente di favola”. Della poesia resta “polvere d’infinito” sul niente è per sempre, “il tuo dolce profumo” “mi porta lontano/in luoghi mai visti”. “Il tempo” asseconda maggiore consapevolezza, “affievolisce”, “cancella” e “sgretola le rocce”: “consuma”. “Vorrei credere/che farai come farei io/al tuo posto/ma io e te/non siamo che due persone distinte/diverse/magari anche lontane”. Il tempo pone sempre inquietanti domande: “quanto tempo sarà che non vivo?”
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