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Il Castello Farnese

Il Castello Farnese
Dicembre 11
02:00 2007

Caprarola si trova a una ventina di chilometri a sud-ovest di Viterbo, a ridosso della catena montuosa dei Cimini, in una posizione amena tra boschi di castagneti ed estese coltivazioni di noccioleti. Al di là del crinale, verso ovest, si apre un paesaggio incantevole, con il lago di Vico, il monte Venere e il monte Fogliano, che a ragione viene definito la “piccola Svizzera” del Lazio. Il monumento più importante di Caprarola è il fastoso Castello Farnese che venne eretto a partire dagli inizi del Cinquecento. Il feudo fu, da prima, della terribile stirpe dei Prefetti di Vico. Poi il loro declino – segnato dalla caduta nel 1431 dei castelli circostanti di Vico, Casape e Casamala – favorì una ripresa sociale ed economica senza precedenti che coincise con l’arrivo della casa Farnese. Nel 1503 Giulio II consegnò il feudo a Giovanni della Rovere che lo vendette, poi, al cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III. Questi ci viene descritto come il personaggio più in vista della seconda metà del Cinquecento, capace di unire al nome del casato, rispettato e temuto, doti eccezionali di intelligenza, cultura, liberalità che “ne fecero l’ultimo degno rappresentante di quella splendida età rinascimentale volta ormai verso il declino”. I Farnese curarono l’assetto urbanistico con l’apertura di una strada che conduceva al Castello, separato dal nucleo del paese. I Farnese cessarono di essere i signori di Caprarola nel 1649, anno della disfatta di Castro, la capitale del ducato voluto da Paolo III. Il feudo venne, quindi, incamerato dalla Chiesa, ad eccezione del Castello che rimase di proprietà del nobile casato. Intorno alla metà del Cinquecento aveva preso avvio una radicale trasformazione del sito, a trent’anni di distanza da un primo intervento di Paolo III che iniziò la costruzione di una Rocca a forma pentagonale su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. A completare l’opera rimasta interrotta, per le mutate condizioni politiche del tempo, fu chiamato un altro architetto della casa pontificia, Jacopo Barozzi da Vignola, che sotto la direzione del nipote del pontefice, il cardinale Alessandro, mise mano ad un progetto costruttivo e decorativo portato avanti per decenni. Il Castello Farnese sorge sulla piazza Farnese ed è una delle costruzioni più sfarzose della corte papale rinascimentale; avrebbe dovuto consacrare la potenza e la gloria di quella famiglia. Il fasto del Castello rientrava nelle manifestazioni di magnificenza che l’epoca imponeva ai grandi personaggi e doveva rappresentare il prestigio di una casata di rango europeo, i cui legami di parentela con i grandi dell’epoca arrivavano perfino all’imperatore Carlo V e al re di Francia Enrico II. Il Castello ha una singolare forma pentagonale, ricca di effetti scenografi, con uno splendido cortile e un susseguirsi di logge aperte sul magnifico parco con giardino a terrazze e sulla campagna circostante. I giardini sono generati sempre dalla forma pentagonale, e comprendono una villa privata con loggia, con pitture datate 1583. Parte del giardino si deve al Rainaldi. La villa, come tutti i beni Farnese, passò per il matrimonio di Elisabetta con Filippo V di Borbone a questa dinastia. Si accede al piano nobile lungo una scala elicoidale decorata con temi inneggianti ai Farnese, secondo indicazioni date dal poeta Annibal Caro e dallo storico Onofrio Panvinio, e tutte le sale sono affrescate. La Sala d’Ercole affrescata dagli Zuccari, alla quale fa seguito la cappella e quindi il Salone dei Fasti Farnesiani, sempre degli Zuccari, come pure la Sala del Concilio. Segue l’appartamento estivo del cardinal Farnese con la Sala dell’Aurora, la Sala dei Lanifici ovvero del guardaroba, sempre affrescata dagli Zuccari, quindi la Sala degli Angeli, affrescati da Raffaellino da Reggio e Giovanni dè Vecchi e quindi il Salone del Mappamondo con lo zodiaco e le scoperte geografiche, opera di Giovanni Antonio da Varese, un ambiente che entusiasmò Montaigne per “le persone ritratte al vivo”.
Il parco termina con la Palazzina del Piacere, teatro di feste e di rappresentazioni, opera di Giacomo Del Duca, a fronte di una serie di singolari fontane, come la Fontana del Giglio e la Fontana dei Fiumi.
Bibliografia: ( I. I. Castelli, Lazio – Bonechi – Rendina -Aurigemma – il castello XI° / IV ° anno)

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