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“Il Castello Errante di Howl”

“Il Castello Errante di Howl”
Settembre 01
02:00 2007

Non si può rimanere indifferenti di fronte alla fantasia ed al genio nipponico del regista Hayao Miyazaki, Premio Oscar come migliore film di animazione per “La città Incantata” e Leone d’Oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia, nel 2005 con “Il Castello errante di Howl”, tratto dal romanzo “Howl’s Moving Castle” della scrittrice inglese Diana Wynne Jones. L’ambientazione del film è quella di fine Ottocento, lo sfondo è quello che ricorda le città di Praga, Vienna, Parigi e Londra; la protagonista è Sophie, una giovane ragazza senza troppe ambizioni, semplice nella sua ingenuità, tenera ed insicura, che non cura più di tanto il suo aspetto fisico ed il suo modo di vestire, convinta com’è di non possedere alcuna bellezza. La piccola lavora in un negozio di cappelli appartenuto al padre deceduto; un giorno, nel fare una passeggiata, incontra due guardie reali che la infastidiscono, per fortuna l’intervento di un curioso giovane alto e biondo che finge di conoscerla, la salva dalle loro grinfie costringendoli ad andarsene. Sophie ed il suo gentile sconosciuto, vengono presi di mira da alcune presenze disgustose, che rivelano ben presto la vera natura di quel ragazzo misterioso e bellissimo: Howl un mago che si dice ghermisca il cuore delle belle fanciulle e che vive in un castello errante, la cui presenza è già stata annunciata in città. Per sfuggire le oscure presenze degli scagnozzi della perfida strega delle Lande, Howl stringe a sé Sophie e la fa volare in un bellissimo cielo azzurro, fra note romantiche che diventano un gioioso valzer che accompagna il loro volo, in una delle scene più belle del film, fino a toccare i tetti della città ed a fare discendere la ragazza sbigottita in una pasticceria dove lavora la sorella. Howl scompare, e Sophie stordita ed incredula ne rimane affascinata, purtroppo però la viscida strega delle Lande invidiosa del suo incontro con Howl le getta una maledizione, trasformandola in una nonnina novantenne. Sophie fugge verso la Valle Incavata, regno di maghi e demoni, alla ricerca di qualcuno che possa restituirle la sua vera età. Nel suo cammino, incontra il bizzarro e silente spaventapasseri animato Rapa, dal sorriso sempiterno e la pipa all’angolo della bocca, che saltando ovunque come un canguro per aiutarla, le porterà in soccorso il famigerato castello errante di Howl, un’accozzaglia di strani e rumorosi materiali assemblati a piccole case di tutti i tipi, che cammina su quattro zampe meccaniche che ricordano quelle di un grosso uccello, con tanto di bocca e, sbuffante nuvole di fumo come una locomotiva. La claudicante nonnina sbalordita ed incuriosita vi entra, e si fa assumere come donna delle pulizie, qui incontra Markl un simpatico bambino apprendista, Calcifer un buffo e parlante demone del fuoco, motore invisibile del castello, e finalmente Howl. Iniziano così una serie di disavventure che vedranno Sophie impegnata ad affrontare il suo viaggio nel tempo, accanto ad Howl di cui si innamorerà ricambiata, fino a scoprirne i tormenti che ne nascondono l’anima inquieta; al giovane infatti è stato sottratto il cuore, che ora giace in un camino del castello, sotto l’aspetto di un focolare brontolone, Calcifer appunto, che deve essere costantemente alimentato dalla legna, poiché se si spegnesse anche Howl perderebbe la vita. Sullo sfondo della storia c’è una guerra in atto che porta con sé dolore e distruzione, visibile nelle corazzate volanti, in cui è impegnato anche Howl che nonostante i suoi poteri non riesce però a sconfiggere la follia dell’uomo. Con il Castello errante di Howl” Miyazaki ci ha regalato una storia delicata, toccante, un’opera raffinata che giunge al cuore di tutti, coinvolgendo emotivamente lo spettatore di ogni età, e consentendogli di immedesimarsi ogni istante, in situazioni mutevoli nel loro divenire. Il film è un capolavoro animato i cui disegni e gli sfondi sono stati magnificamente realizzati a mano, come paesaggi familiari che scorrono sullo schermo, spazi infiniti di incommensurabile bellezza in cui il castello erra, spingendosi in luoghi catartici che infondono un senso di quiete senza fine. Quella che Miyazaki ci propone, è una favola incantevole, che affronta in maniera delicata il tema della vecchiaia e delle sue difficoltà, incarnate nella purezza di Sophie che porta ovunque amore e speranza, e che finalmente dopo un lungo percorso interiore, riesce a trovare se stessa, accettando anche la sua precoce vecchiaia, intesa quasi come uno stato di grazia, portatrice di una saggezza consolatoria, in antitesi all’inquietudine che le debolezze della gioventù regalano. Il corpo di Sophie viaggerà a seconda dei suoi stati d’animo fra la giovinezza e la vecchiaia, ci saranno momenti che anche la sua voce cambierà, fino a ritornare improvvisamente rauca, ma sempre dolcissima e rassicurante. Finalmente riuscirà ad acquisire una sicurezza che non le apparteneva quando era giovane, raggiungendo così quell’autostima che solo nei travagliati e tortuosi percorsi esistenziali si può raggiungere, che la renderanno consapevole che la bellezza non conta, e che solo il coraggio può essere la spinta necessaria a raggiungere i propri desideri. È così infatti che lei conquisterà Howl, mutandone la natura oscura, contorta, ambigua, e salvandolo dai suoi cupi tormenti. “Il castello errante di Howl” è anche una storia di amicizia, amore, solidarietà, rispetto per la Natura, una favola antimilitarista che racconta con dolore e trasporto dell’assurdità e dell’inutilità della guerra. Per gli amanti del cinema d’animazione, l’opera, ha sicuramente rappresentato un capolavoro di preziosa bellezza, originale, ricco di spunti di riflessione, a tratti commovente, con un piccolo richiamo al musical: “Il Mago di Oz” di Victor Fleming in cui uno dei protagonisti insieme all’incantevole Judy Garland è proprio un amabile spaventapasseri. Geniale la trovata della porta che si apre sempre su panorami diversi, che catapulta lo spettatore in paesaggi meravigliosi, resi magicamente vivi nei colori e nei disegni perfetti dei luoghi sereni, o nell’inferno di fuoco della guerra e delle bombe. Miyazaki riesce sempre ad emozionare, lasciando chi guarda la sua opera a bocca aperta, senza fiato, riuscendo a trasmettere anche attraverso un film di animazione, il rispetto per i valori fondamentali dell’esistenza, con tatto, senza per questo ergersi ad educatore, mediando in alcuni passaggi del film, con acume e maestria, fra il significato dell’essere e l’apparire, continuo spunto di riflessione attenta e costante delle sue creazioni.

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