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Il “caso” De Magistris

Il “caso” De Magistris
Dicembre 04
02:00 2007

Luigi De MagistrisLuigi De Magistris è un magistrato che ha scosso la società italiana con le sue inchieste su truffe e reati di corruzione emersi intorno alla gestione dei finanziamenti pubblici in Calabria. È da quando le sue inchieste hanno messo in luce il coinvolgimento dei vertici dello Stato che sono partite interrogazioni parlamentari a raffica sul suo conto, interrogazioni che hanno determinato prima le ispezioni ministeriali e poi le avocazioni delle sue due inchieste più importanti: Poseidone e Why Not. Tutti i documenti riguardanti queste due inchieste, frutto di anni di indagini, sono stati prelevati dalla sua cassaforte in Procura (senza avvertirlo) e inviati a Roma. Le interrogazioni parlamentari che lo hanno riguardato sono più di cento: è il P.M. con il maggior numero di interrogazioni parlamentari in tutta la storia della Repubblica italiana. Napoletano d’origine, 40 anni, arriva alla Procura di Catanzaro alla fine del 1995. Catanzaro è la sua prima sede, dove resta tre anni. Torna a Napoli nel 1998 per lavorare in Procura. Forse perché sua moglie è calabrese che De Magistris dopo 4 anni si trasferisce nuovamente a Catanzaro: è il 2003. Intervistato dalla trasmissione televisiva “Anno Zero” ha detto: “Sono sotto ispezione senza soluzione di continuità sostanzialmente da circa tre anni… Questo comporta che io debba trascorrere un paio di giorni alla settimana a dovermi difendere, cioè il sabato e la domenica… Ho avuto diverse interrogazioni parlamentari, tutte riguardanti il periodo calabrese… Ho giurato fedeltà alla Costituzione repubblicana e ritengo di non fare differenze davanti ad un fascicolo, che si tratti di un operaio, di un politico, di un magistrato… Io credo di aver subito molte intimidazioni e pressioni proprio dagli ambienti istituzionali, da quando ho incominciato a fare determinate inchieste… In Calabria avverto una profonda e inquietante solitudine istituzionale, ma sento un profondo senso di vicinanza da parte della terra di Calabria e della sua gente, che con un solo sguardo o stretta di mano incoraggiano questo mio lavoro… C’è una sete di giustizia forte ed un’insoddisfazione crescente nei confronti dell’illegalità e dei poteri forti che gestiscono in modo anche illegale questa regione. Quello che più mi ferisce è che mi è stata tolta l’inchiesta Poseidone sulla quale ho lavorato due anni, comprese le ferie… Io ho fatto valere le mie ragioni al Csm, impugnando quel provvedimento… Il disegno che il potere politico vuole realizzare è quello di un ordine giudiziario asservito al potere esecutivo, che assecondi l’ansia di sicurezza della collettività reprimendo solo quei reati che non preoccupano i manovratori del sistema… E che sia timido ed impotente innanzi alla criminalità organizzata dei poteri forti…”. Lo stesso duro allarme lo ha lanciato Salvatore Borsellino (fratello del giudice Paolo Borsellino ammazzato a Palermo nel 1992 con il tritolo): “Lo Stato di diritto in Italia è seriamente a rischio… Destra e sinistra si ritrovano unite quando si tratta di mettere il bavaglio alla magistratura e di punire chi osa mettere il naso nei loschi affari cui i politici sono dediti… In questi ultimi anni, dai governi di ogni colore, è stato portato a compimento un lento ma costante processo di delegittimazione della magistratura che porta nella direzione dell’asservimento della magistratura stessa al potere politico, violando uno dei cardini della nostra Costituzione”. Dopo che Clemente Mastella ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento del P.M. De Magistris, Borsellino si è rivolto al ministro della Giustizia con queste parole: “come Borsellino e Falcone… anche De Magistris è stato messo in difficoltà dal suo capo, anche De Magistris è stato isolato e si sta cercando di trasferirlo per renderlo innocuo, ma l’isolamento di un magistrato, o di un investigatore, è stato sempre il primo passo per additarlo alla vendetta della mafia. Ricordi, signor ministro, che chi determina questo stato di cose non ha minori responsabilità, almeno morali, di chi ne decide l’eliminazione e di chi preme il pulsante di un timer”. Le inchieste più scottanti del P.M. De Magistris riguardano i finanziamenti pubblici provenienti dall’Unione Europea. L’Italia partecipa con gli altri Paesi dell’Unione ad un fondo comune che viene ridistribuito in base a degli obiettivi. Uno di questi obiettivi è lo sviluppo economico di regioni povere, come la Calabria. È, questa, una regione ad “obiettivo 1”, dove arrivano moltissimi finanziamenti europei. Il magistrato Luigi De Magistris nel novembre scorso si è presentato a Strasburgo per parlare al Parlamento europeo. Ne riportiamo di seguito una sintesi. Nel periodo 2000-2006 sono arrivati dall’Europa per la sola Calabria 4 miliardi e più di euro e per il periodo 2007-2013 dovranno arrivare 9 miliardi di euro. Ebbene, sui soldi europei già erogati, le indagini penali della magistratura ordinaria e le indagini della Corte dei Conti hanno accertato che c’è stato un danno erariale, sia per somme non spese per ragioni di negligenza grave (cioè per colpa) e sia per truffe ai danni dell’Unione Europea. Truffe che si sono verificate in tutti i rami in cui si doveva realizzare lo sviluppo, come l’ambiente, l’informatica, la sanità, le opere pubbliche. Il tutto è avvenuto attraverso la costituzione di un reticolo di società, organizzate secondo “scatole cinesi”, quasi sempre miste pubblico-privato. E soprattutto riguardanti la gestione dei rifiuti e la depurazione delle acque. Le persone che hanno svolto ruoli istituzionali di controllori partecipavano direttamente o indirettamente nelle società che dovevano essere controllate. È chiaro che se lo sviluppo economico di queste regioni non c’è, l’Italia viene condannata in sede europea a risarcire i danni, con conseguente ricaduta negativa in termini di costi sulla comunità di cittadini italiani. Coloro che hanno commesso reati di truffa erano proprio le persone preposte agli organi di controllo delle regioni. A monte, i politici che decidevano sulla gestione dei progetti stabilivano anche le condizioni per far ottenere il finanziamento pubblico: le persone da assumere e il voto al momento delle elezioni. In queste società molti soldi erogati tornavano indietro a Roma. E il cerchio si chiude se si pensa che queste società miste pubblico-privato sono riconducibili alla criminalità organizzata. Soldi buttati in quanto spesso venivano fatti collaudi finti di società finte.
Delle inchieste calabresi di cui si è occupato De Magistris si è interessata con dovizia di particolari la rivista bimensile MicroMega. Per coloro che vogliono saperne di più, anche sui politici coinvolti dalle inchieste, rimandiamo al n. 6 di novembre-dicembre, che è quasi interamente dedicato a questo caso.

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