Il Cardinale Enrico Stuart Duca di York – 2
All’epoca della sua prima visita alla Molara il cardinale Stuart era agli inizi del suo episcopato e aveva già dato prova delle sue capacità di governo con l’emanazione delle Costituzioni1 della Cattedrale di Frascati, che regolavano con estrema precisione la vita religiosa, canonica e liturgica della diocesi. Aveva anche dato inizio alla prima delle undici sacre visite durante le quali, con cadenza pressoché triennale2, volle rendersi conto personalmente delle esigenze spirituali e materiali del gregge che gli era stato affidato. Anche in questo aveva già dimostrato il suo piglio energico perché, a differenza dei suoi predecessori, non si accontentò di quanto potevano riferirgli inviati ad hoc o visitatori esterni, ma percorse fisicamente le strade della sua diocesi, ispezionando chiese, visitando conventi, confortando malati, distribuendo elemosine. Soprattutto cercò sempre il contatto diretto con i fedeli, favorito in questo dalla sua naturale affabilità, che gli permetteva di instaurare la giusta comunicazione sia con gli umili che con i potenti, e pose la massima cura nel sincerarsi che il suo clero fosse sempre in grado di rispondere ai bisogni della popolazione. Certo, era sempre un principe, e come tutti i principi non andò esente da aneddoti e modi di fare tipici del suo secolo. Il suo sfarzoso “tiro a sei” era sempre seguito da una carrozza di riserva e preceduto da uno stuolo di “garzoni” che gli sgomberavano il passo con frizzi e lazzi pittoreschi3; il suo vorticoso passaggio – il Cardinale Duca amava la velocità – era ansiosamente atteso da piccole folle di questuanti, alle quali non mancava di “lanciare” le sue elemosine (erano pur sempre i tempi del famoso marchese del Grillo). Ma alla Rocca di Frascati, dove teneva la sua piccola corte, oltre a quelle “da corsa” era sempre pronta anche un’altra carrozza, quella messa a disposizione dei malati per i casi urgenti, che venivano raggiunti da un medico o trasportati in ospedale a spese della diocesi: un’anticipazione del “118”. Anche l’ospedale di Frascati fu fondato dal cardinale Enrico e da lui dedicato a S. Sebastiano martire; e a Roma istituì un prototipo di assistenza farmaceutica gratuita per i non abbienti, convenzionandosi con uno speziale nei pressi del Palazzo della Cancelleria a cui i poveri (cui era stata rilasciata un’apposita tessera) potevano rivolgersi per le loro necessità: le spese venivano coperte da Enrico, nella sua veste di Vicecancelliere. Il Cardinale Duca godeva di buone rendite e, come Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa, si trovava a gestire grossi fondi, ma fu sempre estremamente generoso con la sua comunità4, soccorrendola nei momenti del bisogno: carestie, tasse, furti e ammanchi al Monte di pietà vennero spesso sostenuti (e ripianati) grazie al suo personale intervento. Non tenne niente per sé: anche per questo durante l’esilio a Venezia, ormai vecchio, si era ridotto in una condizione di indigenza, da cui fu salvato solo grazie all’interessamento del cardinale Stefano Borgia, che riuscì a fargli riconoscere una pensione dal governo inglese. In tutta la sua azione pastorale, il cardinale Stuart ebbe sempre particolarmente a cuore l’educazione dei giovani. La principale impresa della sua vita, in cui riversò le migliori energie e un fiume di denaro, fu senza dubbio il Seminario Tuscolano: erano tempi in cui per la stragrande maggioranza della popolazione l’unica possibilità di ricevere un’istruzione era costituita dalla vita religiosa. Ciò nonostante Enrico Stuart, cattolico intransigente ma pur sempre figlio dell’Illuminismo, si rendeva conto che non tutti potevano essere toccati dalla vocazione sacerdotale, considerando anche l’importanza che egli attribuiva ad una sincera e disinteressata vocazione (per difendere la propria, egli stesso non aveva esitato a mettere in gioco i suoi affetti più cari). Inoltre, la tonaca poteva costituire una valida prospettiva di progresso sociale per i ragazzi, molto meno per le ragazze. Così, oltre il caso già visto dei bambini delle “Capanne”, incoraggiò sempre la fondazione di scuole elementari – spesso tenute da congregazioni di suore – ed una voce consistente delle sue attività caritatevoli era rappresentata dagli aiuti economici per fornire le giovani non solo di una dote, ma anche di un mestiere: interessante spunto di attenzione per la condizione femminile in un’epoca in cui, salvo rare eccezioni, la donna aveva scarsissime possibilità di emanciparsi.
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1 Le Constitutiones S. Cathedralis Ecclesiae Tusculanae furono firmate dal cardinale Enrico il 30 dicembre 1761, appena cinque mesi dopo il suo arrivo a Frascati e, pur colmando un vuoto di più di mezzo secolo, colpirono la diocesi come un fulmine a ciel sereno. Con esse il neo-vescovo richiamava il clero ai suoi compiti, sia liturgici che caritatevoli, e puniva ogni forma di lassismo con multe e sospensioni dai sacri uffici. Per un esame dettagliato delle Costituzioni, v. Bindelli, Enrico Stuart Cardinale Duca di York, Frascati, 1982, p. 100-105.
2 Il duca di York volle eseguire in prima persona le sacre visite fino alla soglia dei settant’anni, dal 1761 al 1794; tranne la prima, che durò più di tre anni, ogni visita si sviluppava nell’arco di poco più di due anni. Si può quindi concludere che il cardinale Stuart dedicò la maggior parte del suo episcopato all’attività pastorale “sul campo”.
3 Uno di questi, detto Giggi er Moretto, divenne un personaggio famoso nella vita mondana della Capitale.
4 In verità le attenzioni di Enrico si estesero anche alla città di Vetralla, che era legata alla Corona inglese fin dai tempi del re Enrico VIII. Nel 1801 il Cardinale Duca la salvò dal dissesto finanziario in cui rischiò di precipitare in seguito alle straordinarie misure di bilancio decise da Pio VII per ripianare il deficit causato dall’occupazione francese dei territori pontifici. La cittadina della Tuscia espresse la sua riconoscenza dedicando all’illustre protettore un busto marmoreo, con relativa iscrizione celebrativa, nella sala consiliare. (Continua)
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