IL CANTO DELLE SIRENE: UNA TENTAZIONE IRRESISTIBILE
Nella vita prima o dopo toccherà imbattersi nelle Sirene. Dall’esito di questo incontro dipenderà la vita o la morte, dei cercatori di un porto sicuro dove sentirsi amati. Questa è l’idea che Omero fissa nella narrazione della prima sezione dell’Odissea nel Libro XII°. La storia racconta il viaggio di ritorno a casa di Odisseo dalla sua amata famiglia, che lo aspetterà devotamente per vent’anni. In seguito, nell’immaginario collettivo, questi uccelli rapaci pronti a sbranare, diventeranno delle attraenti donne acquatiche, dall’irresistibile potere di seduzione. Leggendo il testo tuttavia, non si ravvisa nelle loro argomentazioni un simile potere di morte:
Vieni famoso Ulisse, eroe dei greci, ferma la nave, così potrai ascoltarci. Nessuno è mai passato di qui senza fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto. Chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere e acquisito più conoscenza. Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade gli achei e i troiani per volere degli dèi; sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra.
La reazione di Ulisse è sorprendente: dissero queste parole cantando con voce soave; tutto me stesso voleva ascoltarle, facendo segno con gli occhi ordinai ai miei compagni di slegarmi, ma loro remavano curvi.
Pur essendo stato ben redarguito da Circe del pericolo mortale e avendo preso le dovute precauzioni: legarsi all’albero della nave e silenziare le orecchie dei compagni, al suono di quelle parole, il re di Itaca vuole comunque andare. L’uomo che grazie alla sua arguzia vince la guerra di Troia uscendo illeso da ogni pericolo, si arrende di fronte a queste parole. Qual è il motivo di un simile cedimento? La risposta a questa domanda è ciò che ha reso questa narrazione intramontabile. Il canto delle Sirene è una voce che arriva fino nel profondo, diritto nel punto più debole e vulnerabile di ognuno. Ulisse, malgrado la sua forza, non esce illeso dalla bestialità della guerra che ha combattuto per dieci lunghi anni. L’odore del sangue, le urla dei vinti, la perdita dei fidati compagni, sono orrori che attraversano i suoi ricordi come lame affilate. Vuole credere alla fascinazione di quei mostri che avranno il potere di liberarlo dalla violenza di quei ricordi, dal trauma irreversibile di cui è portatrice la guerra. È sospinto dal desiderio di placare la sua sete di conoscenza e felicità. Queste promesse sembrano l’eco di certi vizi moderni: le sigarette, che promettendo distensione, sicurezza, mentre sulle confezioni si legge la scritta “il fumo uccide”. Si potrebbe procedere all’infinito, passando attraverso il mito della bellezza eterna promossa dalla chirurgia estetica, fino al potere sovversivo dell’alcol. Oppure menzionare le organizzazioni criminali che hanno la pretesa di ricostruire le disparità economiche-sociali con la violenza. Tutte le situazioni come la droga, il gioco d’azzardo o qualsiasi cosa che, induca inevitabilmente alla distruzione, si presta a questa attualizzazione. In fondo quelle voci, che hanno il potere di fare presa su di noi, non fanno che promettere quello che ci sta più a cuore.
Naturalmente l’obiettivo delle Sirene non è oggetto di discussione. Concorrono affinché la persona si dimentichi di sé stesso, interrompa il suo viaggio. Vogliono uccidere Ulisse o chi per lui. Quella di Omero è una narrazione che oscilla tra il mito e la realtà che tratta temi intramontabili: storie di uomini e dèi, la guerra, il viaggio, il ritorno. La sua carica argomentativa non si è mai spenta nei secoli che ha attraversato, giungendo fino a noi con la forza e l’attualità tipiche delle grandi opere della letteratura. La sua visione antropologica rivela cosa abita nel profondo di ogni uomo, il quale custodisce in sé stesso un nodo di sofferenza devastante. Un punto così debole e irrisolto, che è pronto a cedere di fronte alla prima promessa di liberazione. Ulisse spera di ottenere la salvezza da quel dolore che non fa vivere, seguendo quella voce che promette di liberare dal male con un male peggiore. In ultima istanza, nel testo si schiude per il lettore la definizione del male secondo Omero: una tentazione irresistibile che conduce alla morte.
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