Il calvario infinito delle donne che migrano
Milano, 26 marzo 2010. Le donne che fuggono da paesi in crisi umanitaria subiscono aggressioni, violenze e stupri. Oggi sono emersi, grazie a una denuncia di Medici senza frontiere, numerosi casi di donne violentate durante i “viaggi della speranza” verso il Marocco, a volte anche in territorio marocchino. “Sono numeri impressionanti,” dichiara Msf, “perché il 59% per cento delle donne intervistate ha subito aggressioni a sfondo sessuale”. In Libia, paese con cui l’Italia ha sottoscritto accordi anti-immigrazione, è ancora peggio e deve essere motivo di sdegno per tutti coloro che credono nei valori della civiltà il fatto che si parli tanto – in Italia e nel mondo – di tutela delle donne e dei bambini e poi, attraverso irresponsabili politiche xenofobe, si causi un simile martirio, che tocca proprio le donne, i piccoli e gli individui più fragili. Ma anche in Italia le donne “clandestine” sono soggette a ricatti, violenze e abusi, mentre quelle “regolari” subiscono le stesse violazioni e sono costrette a fornire “prestazioni” (dietro ricatto dei datori di lavoro o di chi affitta loro l’alloggio) diverse da quelle lavorative a causa della difficoltà di mantenere il permesso di soggiorno, elemento vitale per restare in Italia e non trasformarsi a propria volta in “clandestine” e dunque divenire oggetto di persecuzione. Per non parlare della condizione delle donne nei Centri di identificazione ed espulsione. La Bossi-Fini, il pacchetto sicurezza, i provvedimenti anti-stranieri sono – non bisogna più negarlo – leggi razziali, alla base di un calvario infinito per migliaia di donne ed esseri umani emarginati e disagiati. Se solo le Istituzioni ascoltassero gli appelli e le proposte della società civile e non fossero accecate dall’odio etnico, dalla paura del profugo e del diverso! Vivremmo in un’Italia giusta e orgogliosa e non in un luogo dove i diritti umani sono un “privilegio” per pochi, mentre i più vulnerabili sono trattati come schiavi, come bestie.
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