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Il calendario della Vita – 1

Il calendario della Vita – 1
Gennaio 17
00:00 2012

c-darpiniIl computo del tempo e la nascita dei calendari sono operazioni puramente convenzionali basate sull’idea di voler immortalare un evento ritenuto particolarmente importante per una data civiltà. Sappiamo infatti che sono esistiti, ed esistono, vari calendari, ognuno con un suo particolare inizio. Alcuni inizi sono stati più significativi e sono perdurati nei secoli, altri invece sono stati effimeri e si sono esauriti dopo breve tempo, come ad esempio il calendario fascista, che durò pochi decenni. Nell’antichità remota allorché l’uomo riconosceva la vita come un continuum, senza apparente inizio né fine, il calcolo del passaggio del tempo era immaginato su una scala ellittica che ripeteva cicli e stagioni secondo un ordine stabilito dalla natura. Pertanto il calendario non aveva un vero e proprio inizio, bensì manteneva la funzione descrittiva dei cicli naturali iterativi (vedasi i tempi delle glaciazioni e delle inter-glaciazioni).

Questo calendario “circolare” era assolutamente utile per la conoscenza di quanto andava avvenendo sulla Terra e per la regolamentazione degli eventi sociali (semina, viaggi, feste). In questo sistema quindi si considerava il tempo come una sorta di flusso permanente in cui si riproponevano situazioni derivate dalla natura e – come avviene osservando lo svolgersi ripetitivo della vita animale e vegetale – magari basate su differenti stadi e situazioni di un Essere omnicomprensivo chiamato “Madre Terra”. Con l’affermarsi di civiltà teocratiche, di imperi, oppure con la creazione di nuove nazioni, subentrò l’abitudine di dare un inizio specifico al tempo: da quel momento il computo divenne “lineare”. Sicuramente il più antico calendario ancora in vigore è quello indiano che si fa risalire a molte migliaia di anni fa, ma il sistema indiano è basato su epoche (yuga) che ritornano ed ogni epoca ha la durata di migliaia di anni (quella attuale in esaurimento è il Kali Yuga). Possiamo vedere che alcuni calendari, pur anch’essi alquanto antichi, come quello egiziano o sumero-babilonese, pian piano scomparirono con l’affievolirsi degli stimoli e dell’influenza politico-culturale dei suoi fondatori. Il calendario ebraico in qualche modo è rimasto, pur essendo uno dei più recenti del mondo antico, per due sostanziali motivi. Il primo è che esso è basato su una immaginaria creazione del mondo, avvenuta il 6 ottobre di 3761 anni fa, data che in verità corrisponde alla nascita del popolo ebraico, il quale mantenne nei secoli la sua identità attraverso la compattezza delle proprie caratteristiche genetiche (gli ebrei sono solo ebrei e non si mescolano con altre etnie). Il secondo motivo sta nel fatto che questo calendario fu mantenuto, sia pur revisionato con un nuovo inizio, dalla “cultura” successiva definita cristiana. Lasciando per un momento da parte le connivenze fra ebrei e cristiani, cerchiamo di capire come un calendario venga stabilito. Ad esempio il calendario ciclico lunare cinese, basato su un semplice calcolo circolare di commistione fra cinque elementi primordiali e dodici archetipi psichici, si fa risalire all’anno 2637 a. C. Il fatto che – come viene riferito dalle cronache storiche – il momento di inizio corrispondesse al 61° anno del suo fondatore, l’imperatore Huang, e siccome un ciclo completo (che tocca i cinque elementi e i dodici archetipi) è esattamente di 60 anni (12 x 5), possiamo supporre che quell’inizio fosse conseguente alla consapevolezza dell’esistenza di antecedenti inizi. Infatti, per stabilire un inizio in un calendario circolare ovviamente bisogna essere coscienti che si è già all’interno di una sequenza… quindi quell’inizio è solo un pro-forma per “dare valore e sostanza pratica” al calendario prescelto. Un particolare interessante del calendario cinese è che esso è basato su una serie di ruote o ingranaggi contigui e affini, ma sempre più grandi. Il giorno è come una ruota suddivisa in dodici periodi minori, i “denti” di un piccolo ingranaggio; questo ingranaggio va poi a congiungersi per moto proprio al successivo “insieme temporale”, definito come mese lunare, che a sua volta contribuisce a creare un anno. L’anno diviene il “dodecennale” che, congiunto ai diversi archetipi, si addentella al successivo ciclo dei 60 anni e che a sua volta forma nuovi cicli sempre più grandi e duraturi. il tutto posizionato lungo una spirale eterna. Insomma, provate a immaginare gli ingranaggi di un enorme orologio dal più piccolo al più grande, continuamente e costantemente collegati. L’imperatore Huang stabilì in modo formale e convenzionale, in forma di inizio, un calendario che evidentemente era in auge già da tempo immemorabile in Oriente. Infatti il calendario archetipale cinese è accettato e usato in tutto l’estremo oriente, dalla Siberia alla Mongolia, dalla Cina al Giappone. (continua)

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