Il Brasile sostiene l’esperanto per la comunicazione internazionale
Il 16 giugno i capi di stato di Brasile, Cina, India e Russia si sono riuniti a Ekaterinenburg in Russia per discutere della crisi economica mondiale e della creazione di un nuovo sistema valutario internazionale. Una specie di G4 per emergenti. I quattro capi di stato ricevettero una lettera del prof. Probal Dasgupta, presidente della Associazione Mondiale di Esperanto, che proponeva che i quattro paesi “promesse per il futuro” collaborino per far cessare non solo i privilegi valutari ma anche i privilegi linguistici nel mondo. L’uso internazionale dell’inglese, secondo Probal Dasgupta, rafforza la posizione di alcuni paesi già privilegiati.
Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha risposto:
“… Vogliamo segnalarvi la nostra ammirazione per gli sforzi, che gli esperantisti di tutto il mondo fanno per la diffusione sempre maggiore dell’esperanto, lingua creata dal dottor Lazzaro Ludovico Zamenhof come contributo all’intercomprensione ed al desiderio di comprendersi tra gli uomini. Noi sappiamo che nella storia dell’umanità ci sono state lingue che si sono imposte a seguito dell’egemonia politica, come il latino ed in un certo grado il francese e poi l’inglese. Noi desideriamo fortemente, infatti, che un giorno l’esperanto possa essere accettato dalla maggior parte delle nazioni come lingua scelta per facilitare la comunicazione senza privilegi linguistici. Siamo certi che l’Associazione Mondiale per l’Esperanto continuerà la sua attività presso le Nazioni Unite per rendere gradualmente più importate il ruolo dell’esperanto come lingua internazionale… siamo d’accordo sul valore della lingua diffusa dalla vostra associazione”.
Il sostegno del Brasile sarà certamente tradotto in pratica alle Nazioni Unite ed all’Unesco nei mesi prossimi. L’Associazione Mondiale dei parlanti di esperanto, www.uea.org, è impegnata a far sì che le risoluzioni già adottate dalla Conferenza Generale dell’Unesco riguardo all’esperanto, si tramutino in direttive più concrete agli Stati Membri circa l’insegnamento nelle scuole, ed in impegni da parte degli Stati. Ciò potrebbe avvenire nel “Decennio delle lingue”, che viene ora proposto. I parlanti di esperanto vedono in esso uno strumento essenziale per assicurare la giustizia nel campo della comunicazione internazionale e dei diritti linguistici.
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