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Il 28 gennaio inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte d’Appello di Napoli presso Castel Capuano

Il 28 gennaio inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte d’Appello di Napoli presso Castel Capuano
Gennaio 29
17:07 2023

Napoli – Dopo lo stop forzato causa pandemia ed i lavori di restauro che hanno interessato Castel Capuano, fortezza normanna tra i più antichi monumenti cittadini (1160), Napoli è tornata alla tradizionale cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario nell’elegantissimo Salone dei Busti fra tendaggi e sedute rosse così come le toghe con cui si è aperta la mattinata. Corteo che ha sfilato al centro della sala per prendere posto negli scranni di fronte al pubblico numeroso, da grandi occasioni, in una atmosfera di attesa e cordialità fra i molti avvocati e addetti alla giustizia presenti in sala, forze dell’ordine, alcune in alta uniforme, fra le note della Fanfara del 10^ RGT Campania che hanno intonato l’Inno Europeo e l’Inno Nazionale. L’attesa, non esagerata, non ha deluso i presenti. il presidente vicario della Corte d’Appello di Napoli, Eugenio Forgillo, ha tenuto un discorso di ampio respiro ma di stretta attualità molto legato ai ‘numeri’ da lui stesso prodotti (la Corte non ha un addetto statistico) e su questi ha costruito numerose slides illustrando la situazione odierna della giustizia campana, commentando velocemente ogni passaggio.  

La carenza di personale nei tribunali espone questi a non poter ottemperare con regolarità alle prescrizioni del Pnrr, su cui sono stati fatti cospicui investimenti dallo Stato, la situazione chiede rimedi urgenti: «È stato più volte segnalato come il rapporto tra magistrati e personale in organico sia strutturalmente insoddisfacente». Infatti tutti gli uffici del distretto presentano carenze di organico, specialmente di personale amministrativo, nonostante le cospicue recenti assunzioni di assistenti giudiziari. Mancante più del 25% del personale utile, punte critiche le figure di direttore amministrativo e cancelliere: la sproporzione tra forza lavoro e procedimenti pendenti non è risolvibile con progressivi aumenti di produttività, anche perché si rischierebbe di far decadere eccessivamente la qualità della resa sebbene il presidente vicario sottolinei la buona produttività annuale, più che nel precedente anno, inficiato dalla pandemia. Calo delle iscrizioni e produttività «Hanno determinato il benefico effetto di ridurre consistentemente la zavorra dei fascicoli pendenti nel settore civile. La comparazione con lo scorso anno giudiziario e quello del 2018/2019 dimostra che i valori sono molto confortanti, in Corte ad esempio si è passati dai 39.957 fascicoli di 4 anni fa ai 31.069 dell’anno scorso, con una riduzione del 22,24%. Nel settore penale va registrata positivamente in quasi tutti i tribunali una contrazione delle pendenze finali rispetto alla scorsa annualità: non è un dato incolore perché consente di ridurre la durata dei processi».  I procedimenti pendenti sono comunque troppi in relazione alla forza lavoro: 55.631 processi in attesa di celebrazione, di cui oltre 180 con data anteriore al 2010. Pur ridotti a poco più di 49 mila dopo un semestre, rappresentano comunque un fardello di immane proporzione, non esaminabile in poco tempo. Nel settore civile: «I dati sono confortanti, quasi dappertutto si registra un calo di iscrizioni del 5,4% rispetto all’anno precedente». Magistratura minorile, «vi è un moderato incremento delle pendenze nel settore civile e un sensibile incremento nel settore penale (+17,10%) in controtendenza con le sopravvenienze della corrispondente procura (-12,71%)». Continua Forgillo: «C’è un fenomeno piuttosto diffuso di aggressività da parte dei giovani, che ricorrono alla violenza anche per fatti marginali, inquinando spesso la vita della ‘movida’ serale dei bar» (non è solo questo, ovviamente, il dramma della violenza minorile, come emergerà da tutti gli interventi n.d.r.).«Solo nella Corte d’Appello ci sono ancora tantissime procedure per la legge Pinto, ovvero quelle procedure per la riparazione per irragionevole durata dei processi: ne pervengono circa 2mila all’anno e si concludono, nel 99% dei casi, con una condanna a carico dello Stato per irragionevole durata dei processi. Sono un costo elevato per la collettività e dovrebbe essere in qualche modo oggetto di rimeditazione generale». «La ‘zavorra giudiziaria’ che ci portiamo dietro. Le statistiche ci dicono che, se non avessimo questa zavorra probabilmente saremmo in grado di smaltire questi processi più o meno nei tempi previsti dalla legge Pinto: il problema è stato affrontato con il rafforzamento dell’ufficio del processo e l’assunzione di tanti giovani funzionari. I positivi effetti di questa soluzione già cominciano ad essere apprezzabili e, se le previsioni dovessero rivelarsi fondate, come tutti auspichiamo, probabilmente tra qualche anno saremo in grado di dare una giustizia di livello europeo, alla pari degli altri Paesi.» Fra i molti argomenti il presidente vicario della Corte d’Appello pone come ‘titolo in rosso’, nella pratica di ogni giorno, il tema della ‘informatica’. A ridosso di un anno che non ha fatto altro che ripetere il mantra PNRR/digitalizzazione è difficile credere ad una difficoltà tanto grande in uffici così importanti a livello della regione Campania ma, nella pratica, apprendiamo che in questo ambito molto lavoro resta ancora da fare.

Dopo questo brillante intervento atteso quale vero ‘rendiconto’ dell’anno, quello del procuratore generale Luigi Riello ha richiesto alla sala la stending ovation fra gli applausi per la lucidità della disamina, per la benevolenza con cui ha ringraziato le forze d’ogni ordine e grado coinvolte nel procedere della giustizia, i colleghi di sempre: «La giustizia deve essere certamente efficace e deve rispondere in tempi ragionevoli e decenti alla domanda crescente che parte dalla società, ma rifiuto una visione aziendale della giustizia, la quale ‘deve avere’ un’anima.» E ancora: Credo che si parli anche troppo di giustizia: vorrei che se ne parlasse meno, con maggiore competenza, con minore animosità e con spirito non antagonistico, perché questo non fa bene al futuro della vera giustizia. Non voglio abbracciare una sorta di ‘pessimismo cosmico’ perché ci sono tanti aspetti positivi – e il presidente della Corte li ha enumerati – che sono nei numeri della produttività dei magistrati, che dimostrano che se la giustizia non funziona bene non è perché i magistrati sono degli scansafatiche. L’Europa ci chiede di eliminare l’arretrato, di portarlo a dei livelli accettabili, ci chiede espressamente dei filtri nelle impugnazioni, ci chiede di deburocratizzare, di semplificare le procedure, di velocizzare i processi – e prosegue: L’operazione che con la legge Cartabia si sta ponendo in essere è un’operazione che potrà far quadrare le statistiche, ma non i diritti dei cittadini. Ridurre i fascicoli è un’operazione burocratica ed è cosa diversa da celebrare un processo, che significa fare giustizia” e “la moltiplicazione degli adempimenti e dei riti mi sembra francamente un modo alquanto originale per velocizzare i processi».

«Non si possono comprimere i diritti delle persone: la difesa è inviolabile e deve essere sempre tutelata – secondo Antonio Tafuri presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli – Non è possibile che, per non perdere il ‘treno’ del recovery fund, si possano sacrificare le ragioni di difesa delle persone. È impensabile che una persona che si trova in uno stato di appello non possa avere il diritto di discutere realmente la causa. Esistono altri sistemi per velocizzare i processi: l’aumento del personale e dei ranghi della magistratura». Domenica Miele, Consiglio Superiore della Magistratura: «Per risolvere le criticità sarà essenziale l’ascolto degli uffici attraverso un confronto diretto e costante con tutti gli operatori del diritto – magistrati, avvocati, personale amministrativo – anche al fine di adottare linee guida che siano di aiuto e di reale supporto ai direttivi. L’ascolto consentirà al Consiglio la conoscenza in maniera diretta e soprattutto trasparente delle criticità dei singoli uffici». Per Giovanni Russo, direttore generale Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, «È necessario avviare una riflessione ampia che anche grazie all’ascolto della voce proveniente dagli uffici e da tutti gli operatori, potrà consentire di studiare eventuali meditati correttivi ai decreti legislativi che disciplinano le riforme dei riti civile e penale».

Dagli interventi sale diffuso il dissenso sulle riforme annunciate dal ministro Nordio, o su recenti interventi governativi in materia di giustizia: dalla separazione delle carriere alla riforma Cartabia del processo penale (interpretata come porta per una generale depenalizzazione). Le intercettazioni considerate dagli addetti ai lavori ‘strumento indispensabile d’indagine’ fino alle critiche al nuovo regime della improcedibilità.

I reati di maggiore rilevanza numerica e allarme sociale aumentano in provincia di Napoli e Avellino, diminuiscono a Caserta e Benevento. Momento di generale accordo, invece, di disamina sincera e ricerca di soluzioni per ciò che i carabinieri segnalano: “il fenomeno della devianza minorile ha raggiunto consistenza tale da destare vivo allarme sociale in ragione della particolare gravità dei reati consumati, spesso connotati da spropositata violenza” e davanti al quale ogni intervento della giornata ha speso parole vicine a ‘giustizia’, certo, ma anche ad ‘umanità’, ‘vera rieducazione’. Ultimo, ma non meno importante, il riferimento alla salvaguardia dei principi della Costituzione così come voluta dai Costituenti e ad una magistratura indipendente: “al suo servizio portatori di valori e non di interessi”. (Serena Grizi) 

Nelle immagini: particolari Salone dei Busti e momenti della mattinata. Il Vesuvio innevato. 


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