Il 2015 porta via artisti all’arte
Lontano dalle polemiche o dalle cronache sanguinose che hanno già macchiato l’inizio di questo 2015, si constata la perdita di alcuni artisti e intellettuali importanti per la nostra cultura come Pino Daniele per la musica, il maestro Francesco Rosi per il cinema impegnato e d’inchiesta, gli internazionali fumettisti satirici Charb, Cabu, Tignous e Wolinski.
Pino Daniele, chitarrista autodidatta, è arrivato a suonare assieme ai suoi miti Pat Metheny ed Eric Clapton, oltre che con altri musicisti di fama mondiale, imprimendo alla tradizione musicale partenopea e alla capacità di paroliere il ritmo mediterraneo che ritroviamo in molti dei suoi dischi e che ha influenzato molte band ispirate al suo sound, e prima a quello di Napoli Centrale, dell’amico James Senese. La scomparsa prematura di Daniele segna un vuoto nella musica italiana e fra i simboli positivi che dalla città di Napoli si spandono per tutta la penisola.
Dello scomparso Rosi, anch’egli di natali napoletani, oltre Le mani sulla città ricordiamo film come Salvatore Giuliano, Il caso Mattei e I magliari. In questi due ultimi titoli si individuano, grazie anche alle straordinarie prove d’attori di Gian Maria Volonté e Alberto Sordi, le declinazioni, agli antipodi s’intende, di un carattere tutto italiano accomunate solo da una forte dose di creatività.
Degli amati e forse anche contestati fumettisti satirici Charb, Cabu, Tignous e Wolinski (tutti nomi d’arte tranne quello vero di Wolinski) caduti durante la prima riunione redazionale dell’anno, alcuni noti ai lettori di Internazionale, rivista settimanale di geopolitica, cosa dire? Forse qualcosa attorno alla satira e più specificamente sull’umorismo, sul ridere di sé, comportamento o smorfia che distingue l’uomo dalla sua parte animale: ogni argomento, anche il più grave, diviene insostenibile senza poterlo volgere al riso; in particolare la satira ce lo ricorda e sarà difficile trovare una satira politicamente corretta che non diventi subito di ispirazione per altra satira. Difficile ‘regolamentare’ la libertà d’espressione senza che qualcuno ne resti imbavagliato.
Come se non bastasse se n’è volata via anche un’icona del cinema italiano come Anita Ekberg, della quale si ricorda l’immagine felliniana del bagno nella Fontana di Trevi, al pari della altera e solare bellezza bionda. Proprio lei con il suo «Marcello, come here!» torna a ricordarci, quasi a chiusura di un paio di brutte settimane, che ‘la dolce vita’, semmai è esistita, è stata un momento, un attimo da cogliere e conservare tra i pochi ricordi leggeri, quasi felici… di intere esistenze.
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