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IGDO. Dopo la vendita all’asta non dobbiamo arrenderci

IGDO. Dopo la vendita all’asta non dobbiamo arrenderci
Giugno 04
06:13 2017

Una procedura di apposizione di vincolo è ancora possibile, e spieghiamo perché

Nonostante tutte le posizioni consolidate sull’impossibilità di apporre ancora la tutela sull’IGDO (Istituto Gesù Divino Operaio) dopo ben tre sconfitte in sede giurisdizionale, noi siamo ancora convinti che sia possibile, anzi doverosa.
È la curiosità che ci ha spinto a leggere gli atti di questa lunga storia e questi, ancora una volta, ci fanno dire che l’IGDO si può e si deve tutelare.
Nella lettura dei documenti con cui abbiamo cercato di ricostruire questa strana storia che dura da quasi vent’anni, ci si può anche perdere. Ma anche al lettore meno esperto e più distratto balzano davanti alcune stridenti contraddizioni nel comportamento dei Commissari liquidatori della proprietà. Ed altrettanti comportamenti contraddittori da parte della allora Soprintendenza paesaggistica.

Nel 2003 la Proprietà produce una relazione di parte che punta a demolire ogni tipo di interesse per una eventuale tutela dell’immobile: storico, architettonico, demo-etno-antropologico.
Il peso della carta ed il prestigio della firma di questa perizia di parte è stato tale che la Soprintendenza la accetta subito e procede con la revoca del primo avvio di vincolo. Successivamente la Soprintendenza ha cambiato idea ed ha tentato due volte di riaprire la procedura, ma nel farlo ha preferito ignorare la suddetta relazione piuttosto che contestarla nel merito. Negligenza che ha portato ad altrettante bocciature di fronte al Consiglio di Stato.

Storia finita? Non proprio…
La mobilitazione dei cittadini, allora raccolti intorno alla sigla di IGDOLAB, avendo ben chiaro il peso di una tale Perizia, invece di ignorarla, fin dal 2008, con un proprio documento rispondono punto su punto alle argomentazioni della relazione di parte dimostrando con una serie di testimonianze scritte, di documenti storici di archivio, della lettura critica del disegno urbano della città storica di Ciampino, la totale erroneità delle tesi sostenute dalla relazione di parte della Siciet (cioè della proprietà, Società Italiana Costruzioni Edilizia e Telecomunicazioni), chiamando a testimonianza, se necessario, l’intera popolazione ciampinese.

Ma veniamo alla contraddizione sopra accennata:
La Siciet, dopo aver vinto in tutte le sedi giurisdizionali in virtù della suddetta relazione tecnica, improvvisamente la rinnega e sposa con passione proprio la tesi del documento IGDOLAB pubblicato nel 2008.
Il 13 Gennaio 2016 deposita infatti presso il Tribunale di Terni una nuova perizia in cui riconosce il significato “[…] simbolico e profondo che lega la città di Ciampino all’Igdo.[…]”. La stessa perizia si sofferma poi a ricordare come “l’immobile è anche gravato da un vincolo paesaggistico di Insediamento urbano storico… La destinazione d’uso prevalentemente pubblicistica assolve una funzione sociale, che mal si concilia con una qualsiasi ipotesi di investimento, condizionandone apprezzabilmente il valore”.
In pratica la Siciet ammette che dato l’alto valore storico, paesaggistico e simbolico dell’immobile, questo non si presta ad operazioni di trasformazione immobiliare che ne possano portare un guadagno e quindi giustificare un investimento.
Sulla base di questa perizia viene costituita la seconda asta pubblica che abbatte il valore dell’immobile dai 7 mln di euro della prima asta a circa 1,5 mln di euro. Asta che si conclude con la vendita ad un consorzio che risulterebbe guidato dalla società Schiaffini per 1,61 mln di euro.
Come cittadini e cittadine di Ciampino pretendiamo che sia fatta chiarezza su questa vicenda perché salta agli occhi che ci sono solo due possibilità:
• O l’IGDO non ha un valore culturale (come sosteneva la prima perizia) e quindi è appetibile per investimenti che ne sfruttino il grande valore commerciale.
• Oppure l’IGDO ha effettivamente un grande valore storico, architettonico e simbolico e quindi si può e si deve avviare nuovamente una procedura di vincolo.
Ci poniamo infine una domanda innocente: se dovesse essere vera la prima ipotesi, per cui si darà seguito a quanto contenuto nel piano regolatore del 1998 e la superficie dell’IGDO sarà sfruttata a fini commerciali per hotel, multisala, residenze ed altro: come si giustifica l’abbassamento di 5,5 mln di euro di cui ha beneficiato l’attuale proprietà?
Chi risarcirà lo Stato e quindi i cittadini di questa regalia?

 

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