Icone ai Castelli Romani
Alamberto Pucci continuò a creare tappeti e quadri con i fiori in occasione delle Infiorate del Corpus Domini, anche se bloccato sulla sua carrozzina. Si faceva portare sul posto dai suoi collaboratori, tra i quali c’era la nostra Emanuela Tardivo, oggi iconista e artista tra le più conosciute ai Castelli Romani, e con un lungo bastoncino di legno indicava ai ragazzi quali parti infiorare e come farlo.
L’amore per la pittura portò Emanuela, dapprima dedita all’arte figurativa, ad avvicinarsi casualmente al mondo delle icone. Ha seguito numerosi corsi di iconografia presso il centro culturale Santa Maria in Cosmedin, tenuti dal maestro iconografo Ivan Polverari, conseguendo il diploma di iconografa.
Quest’arte sacra, spiega, inizia come percorso dallo scuro alla luce, come un cammino di fede e speranza: «l’icona è la parola di Dio scritta con l’immagine».
Le Madonne “scritte” da san Luca per intercessione dello Spirito Santo, sono essenzialmente queste: la Madonna del Segno, che indica la via attraverso Gesù: è la figura della mediazione che intercede verso Dio. Ne esiste una molto bella ai Castelli Romani, nel Santuario di Galloro. La Madonna del Dolce Amore, che rappresenta l’amore della madre per il Figlio, l’amore verso l’Umanità, la Maternità. La Madonna Orante, che “racconta” la vita di Gesù ed è rappresentata con le braccia e le mani rivolte verso il Cielo e il Figlio al seno.
Tutte le icone sono dipinte con tempere all’uovo, realizzate appunto mescolando il rosso d’uovo con i diversi pigmenti, su una tavola gessata sulla quale viene applicata una foglia d’oro. Ogni colore ha una propria simbologia: l’oro simboleggia la luce divina; il rosso il sangue dei martiri, il blu tutto ciò che è trascendente, il mistero; il bianco l’armonia, la pace, la luce che è vicina; il verde la terra, la natura, la fertilità; marrone ciò che è terrestre, nella sua umiltà e povertà.
Ciascuna icona, dipinta con amore e preghiera, regala gioia e serenità a chiunque la riceva come dono d’amore. «Dipingere icone» dice la nostra artista «è il mio modo di pregare, di avvicinarmi al Trascendente».
Molte icone di Emanuela Tardivo sono state realizzate su tavole di legno proveniente da alberi tagliati alle Fosse Ardeatine e una “Icona dei Martiri” realizzata da questa artista è custodita all’interno del Museo delle Fosse Ardeatine.
Recentemente Emanuela Tardivo ha riprodotto, con le stesse tecniche antiche, alcune icone custodite nelle principali chiese dei Castelli Romani. La Madonna di Versacarro, la cui opera originale si trova nel Santuario di Nemi. La Madonna dell’Abbazia di San Nilo, donata da Papa Gregorio IX a San Nilo e San Bartolomeo. La Madonna della Rotonda, conservata in Albano Laziale in un santuario risalente al I secolo e adibito a uso cristiano nel X: conosciuta anche come Madonna del Suffragio e venerata dall’XI secolo, è stata invocata in periodi di epidemie di colera, siccità grandine, terremoto. Numerosi gli ex-voto per grazie ricevute. La Madonna delle Grazie, venerata nella Basilica di San Clemente in Velletri. La Madonna di Capocroce di Frascati. La Madonna del Castagno di Monte Compatri. La Madonna della Neve di Rocca Priora. Ogni opera è impreziosita con sbalzi in rame realizzati completamente a mano su legno vivo.
Numerose le mostre allestite e realizzate con successo di pubblico, tante le soddisfazioni e i riconoscimenti ricevuti. Eppure la semplicità e la serenità d’animo sono la sua carica interiore più evidente: sentimenti che trasmette mentre parla delle sue opere, raccontandone aneddoti e leggende.
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