Icaro
Nel cuore del mare c’è un labirinto; non sento,
non vedo la voce che chiama, non sento
la luce che giunge dal sole. È di pietra
il mio cuore, calcare, nudo e poroso,
e l’acqua l’assorbe. È caduto quel labirinto
nel fondo del cuore, il vento ha rapito
una voce lontana, che chiama e non tace,
ancora non tace nel sordo silenzio
che agita il mare. Lucide sono le palpebre
e l’onda, che smuove il mio sonno romito,
del sole soffuso che filtra dal cielo nel mare,
nel fondo, e l’arena perenne s’increspa
di luce, si desta, ritorna e s’avvolve
sull’onda, e non tace la voce che chiama
e che piange: – Non senti il mio canto,
non senti?, è più forte del peso dell’onda,
e ti scuote; non senti? – Un tremito schietto
e sincero, dal fondo impietrato del cuore.
– Non vedi la luce tender le mani, distese
di sopra i tuoi occhi, lavandone il sale incrostato?,
sepolto fra tumuli e sabbia, in macerie e rovine,
che l’ombra del mare ha coperto; non vedi? –
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