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ICA MILANO ISTITUTO CONTEMPORANEO PER LE ARTI – Conferenza dedicata all’opera di Hans Josephsohn

ICA MILANO ISTITUTO CONTEMPORANEO PER LE ARTI – Conferenza dedicata all’opera di Hans Josephsohn
Maggio 22
17:55 2019

ICA MILANO ISTITUTO CONTEMPORANEO PER LE ARTI
Question of perception Conferenza dedicata all’opera di Hans Josephsohn e alla scultura contemporanea.

Giovedì 23 maggio 2019 18.00–20.00

Intervengono: Ulrich Meinherz, direttore Kesselhaus Josephsohn di San Gallo Martina Corgnati, curatrice e storica dell’arte Sharon Hecker, storica dell’arte e curatrice Modera: Alberto Salvadori, direttore Fondazione ICA Milano Introduce: Chiara Nuzzi, assistente curatrice Fondazione ICA Milano
ICA Milano Istituto Contemporaneo per le Arti Milano, Via Orobia 26 www.icamilano.it office@icamilano.it
ORARI Giovedì – domenica: 12.00 – 20.00 Chiuso: lunedì, martedì, mercoledì Visite su appuntamento: +39 375 5324806

Contatti per la stampa PCM Studio di Paola C. Manfredi Via Carlo Farini 70 – 20159 Milano www.paolamanfredi.com Paola C. Manfredi: paola.manfredi@paolamanfredi.com Per richieste immagini: press@paolamanfredi.com T. + 39 02 87 28 65 820
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ICA Milano – Istituto Contemporaneo per le Arti presenta giovedì 23 maggio 2019 alle ore 18.00 la conferenza Question of perception: un sim-posio dedicato all’opera dell’artista e al tema della scultura nell’arte contemporanea. L’incontro rientra nel programma collaterale della mostra Hans Josephsohn curata da Alberto Salvadori e realizzata in collaborazione
con il Kesselhaus Josephsohn di San Gallo in Svizzera.
Prendono parte a questo dialogo aperto al pubblico: Ulrich Meinherz, direttore Kessel- haus Josephsohn di San Gallo, Martina Corgnati, curatrice e storica dell’arte, Sharon Hecker, storica dell’arte e curatrice. Modera Alberto Salvadori, direttore Fondazione ICA Milano; introduce Chiara Nuzzi, assistente curatrice di Fondazione ICA Milano.
A partire dalla figura di Hans Josephsohn (Königsberg, 1920 – Zurigo, 2012), scultore tedesco naturalizzato svizzero a cui ICA Milano dedica fino al 2 giugno la prima monografica mai realizzata in Italia, i contributi dei singoli relatori verteranno sull’approfondimento di alcune tematiche connesse all’opera di Hans Josephsohn: Corgnati indagherà la relazione con l’arte etrusca e le successive istanze primitiviste; Hecker tratterà la rappresentazio- ne delle figure femminili orizzontali e distese, ripercorrendo questo genere dalla scultura classica a quella moderna; Meinherz descrive- rà le diverse fasi attraversate da Josephsohn nell’approccio alla figura umana, tra astrazione e figurazione, rimandi all’antico e influenze moderne.
Con Question of perception, ICA Milano ricon- ferma il suo impegno nella creazione di un ecosistema ideale per le arti, affermandosi come luogo privilegiato di produzione e di divulgazione della ricerca dell’arte contempo- ranea per il grande pubblico.
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Etruscan traces in the XX century sculpture di Martina Corgnati
Misterioso e affascinante, l’antico popolo etrusco per tutta l’età moderna è stato un punto di riferimento culturale e formale per molti artisti, oltreché oggetto di vere e proprie mode che interessano gusto e costume (basti pen- sare all’Etruscan Style in Inghilterra nel XVIII secolo). All’inizio del Novecento poi, l’interesse per gli etruschi si complica con motivi e istanze “primitiviste” e col prepotente desiderio di evadere dalla soffocante lectio classica. André Derain, per esempio, e più tardi Henry Moore, scoprono gli etruschi al Louvre dove andavano a cercare l’arte africana o oceanica. Nel frattempo, nuovi e importanti ritrovamenti archeologici, soprattutto l’Apollo di Veio nel 1916, arricchiscono il dibattito in Italia, dove molti artisti riconoscono nella cultura e nell’arte etrusca un elemento identitario da valo- rizzare e reinterpretare: da Martini a Marino, da Manzù a Garbari, da Mirko ad Arnaldo Pomodoro, lo sguardo à rebours rivolto a etru- schi più o meno immaginari accompagna le ricerche plastiche e pittoriche di un intero secolo. Il contributo in oggetto verte in partico- lare sulla scultura, con qualche accenno al dibattito letterario e in generale artistico.
“Il punto d’inizio siamo semplicemente noi”: un incontro con le figure distese di Hans Josephsohn di Sharon Hecker
Di primo acchito, le figure femminili orizzontali e distese di Hans Josephsohn, disposte su piedistalli bassi, sembrano essere una nota a parte rispetto alle sue cupe, iconiche sculture verticali. Queste figure femminili possiedono un’intimità, sensualità e rilassatezza che sono assenti nelle altre opere della sua produzione. Descriverò come la mia percezione sia guidata dal racconto di Josephsohn secondo cui le sue figure hanno origine nell’idea di “noi”, e il suo bisogno di avere un rapporto personale con il suo soggetto per poter realizzare queste opere. Qual è la natura di questo “noi”, o le relazioni che crea tra artista e soggetto, ogget- to e spettatore? Per tentare di fornire una spiegazione circa il modo dell’artista di con- cepire tali relazioni, possiamo trarre utili argomenti di riflessione dalla terza categoria
di opere di Josephsohn, i suoi rilievi: l’artista definisce le due figure nei suoi rilievi come “una che è coinvolta e una che guarda”. Unendo la percezione delle figure distese alle affermazioni di Josephsohn sui rilievi, potrebbe emergere un altro modo di interpre- tare la sua opera.
Il linguaggio scultoreo di Josephsohn – la continuità del suo sviluppo e alcuni riferimenti nella storia dell’arte di Ulrich Meinherz
Lo sviluppo del linguaggio formale presente nell’opera di Josephsohn è indipendente e rigido al tempo stesso. Attraversando il cor- pus del suo lavoro, i tre periodi di produzione non presentano difformità profonde. La transizione dall’iniziale riduzione geometri- ca della figura umana al periodo figurativo è concepita come un processo continuo – tanto quanto la transizione alla rinnovata astra- zione della figura umana attraverso l’accumu- lazione della materia, un elemento che caratterizza il processo di lavoro nel periodo più tardo di Josephsohn. Il suo definirsi uno scultore tradizionale è facilmente riconoscibile nelle prime opere, lavori che l’artista in se- guito rifiutò di considerare come parte inte- grante della sua opera. I pochi esempi risalenti al periodo di apprendistato giovanile mostrano significativi riferimenti alla pratica di Maillol e a diversi scultori attivi a Zurigo vicini alla tradizione di Maillol stesso. L’orientamento di Josephsohn verso la storia della scultura ebbe un impatto importante anche sulle sue opere successive. Le sculture della tradi- zione etrusca, degli indiani medievali e delle chiese romaniche rimasero riferimenti essenziali durante tutta la vita dell’artista.
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Martina Corgnati
Martina Corgnati (Torino, 1963) è curatrice e storica dell’arte. Insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove è stata di recente nominata Direttrice del Dipartimento di Comu- nicazione e Didattica dell’Arte. Ha scritto numerosi libri dedicati all’arte moderna e contemporanea, tra questi She-Artists (Bruno Mondadori, 2004), focalizzato sulla ricerca di artiste donne a partire dall’Impressionismo sino ad oggi, Simulacra’s strategy in contemporary art e Paintings which stare at us (Compositori, 2011 e 2012) e Grasping life by the tail (Johan & Levi, 2014), prima biografia di Meret Oppenheim. É stata inoltre co-editor del libro di corrispondenza di Meret Oppenheim, Worte nicht in giftige Buchstaben entwickeln (Scheidegger & Spiess, 2013). Di recente, ha pubblicato un saggio sulle donne del Movimento Impressionista (Impressioniste, Nomos, 2018) e The long shadow of The Etruscan on Modern and Contemporary Art (Johan & Levi, 2018). Editor e cura- trice di numerose retrospettive dedicate ai maestri di avanguardie e neo-avanguardie, tra cui Pinot Gallizio nell’Europa dei Dissimmetrici (Torino, Promotrice delle Belle Arti, 1992-93), Meret Oppenheim (Milano, Refettorio delle Stelline, Galleria del Credito Valtellinese, 1998/99), Gillo Dorfles il pittore clandestino (Milano, PAC, 2001), Gianni Bertini (Pisa, Palazzo Lanfranchi, 2002), è stata inoltre curatrice di mostre dedicate a scultori moderni e contemporanei, tra questi La pie- tra levitante. Giancarlo Sangregorio, Aurora publishers, Verona, 2000; Giancarlo Sangregorio. L’opera su carta. Catalogo generale, Bocca, Milano, 1999; Omaggio a Pietro Consagra, Museion Bolzano and Palazzo Sertoli, Sondrio, 2000; Vicente Baron Linares. Espacio del Transeunte, Centre del Carmen, Valencia, cat. Centro del Carmen, 2012; Riccardo Cordero, Filatoio di Caraglio, CN, cat. Filatoio di Caraglio, 2013; Gio’ Pomodoro. L’opera scolpita e il suo disegno, Foundation Accorsi-Ometto, Torino, cat. Silvana, 2017. Durante la Biennale di Vene- zia del 2015 ha curato In the Eye of the Thunderstorm, progetto colla- terale focalizzato sulle pratiche contemporanee nel mondo arabo. Nel 2016 ha curato la mostra itinerante Masterpieces from Farnesina Collection presso il National Museum of Contemporary Art, Zagreb e il National Museum di Sarajevo.
Sharon Hecker
Sharon Hecker, storica dell’arte e curatrice americana, esperta di arte italiana moderna e contemporanea. Ha lavorato presso la Colle- zione Peggy Guggenheim a Venezia e alla Galleria Christian Stein, e ha insegnato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È stata Project Coordinator per Jenny Holzer al Padiglione USA della Biennale, vincitore del Leone d’oro. Nei suoi studi si è occupata in particolare di Medardo Rosso, curando più di trenta pubblicazioni, tra cui Un monumento al momento: Medardo Rosso e le origini della scultura contemporanea (Johan&Levi Editore, 2018). Su Rosso ha curato mostre alla Harvard University Art Museums, Pulitzer Arts Foundation e, con Julia Peyton-Jones, alla Galerie Thaddeus Ropac. È anche autrice di studi su Lucio Fontana, Luciano Fabro, Angelo Morbelli e Francesco Lo Savio, e tra le sue ultime pubblicazioni Post- war Italian Art History Today: Untying ‘the Knot’. Attualmente sta collaborando su una mostra di Fabro alla DIA Foundation e curerà una mostra sulle ceramiche di Fontana alla Collezione Peggy Guggenheim, ambedue nel 2022.
Ulrich Meinherz
Ulrich Meinherz (1969, Switzerland) ha studiato filosofia e storia dell’arte presso l’Università di Zurigo. Nella metà degli anni Novanta stringe una profonda amicizia con lo scultore Hans Josephsohn, visitandolo spesso nel suo studio e diventandone l’assistente. Duran- te e in seguito ai suoi studi, Ulrich Meinherz lavorato per la Galerie Bob van Orsouw di Zurigo. Poco dopo l’apertura del Kesselhaus Josephsohn a San Gallo, Meinherz ne diventa il direttore, gestendolo ancora oggi come spazio espositivo e magazzino dedicato all’estate di Josephsohn. Nel 2006 è diventato managing director della Galerie Felix Lehner che oggi rappresenta il lavoro di Josephsohn.
Alberto Salvadori
Si laurea in Storia dell’Arte presso l’Università di Pisa, dove consegue anche la Specializzazione in Storia dell’Arte Moderna e Contempo- ranea dei Paesi Europei. Riceve una borsa di studio presso la Sussex University e la Reading University. Nel 2001 consegue il master in studi curatoriali presso l’Accademia d’Arte di Brera a Milano. Ha la- vorato alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e dal 2003 al 2009 ha curato il catalogo della collezione della Galleria d’Arte Moderna Palazzo Pitti a Firenze. Dal 2009 al 2016 ha diretto il Museo Marino Marini di Firenze. Tra i progetti precedentemente curati si ricordano: Marino Marini, Fausto Melotti, Giò Ponti, James Lee Byars / Leon Battista Alberti, Lynn Chadwick, Francesco Lo Savio, Radical Utopias beyond Architecture 1966-1976; Andrea Zittel, Joao Maria Gusmao & Pedro Paiva, Yuri Ancarani, Matthew Brannon, Deimantas Narkevicius, Esther Klas, Jonathas De Andrade, Silke Otto Knapp, Francesco Gennari, Luca Trevisani, Massimo Bartolini, Gavin Kenyon, Pablo Bronstein, Tony Lewis, Bruno Munari. Tra i progetti in corso, la grande monografica dedicata a Puvis de Chauvannes “Allori senza fronde” curata insieme a Luigi Fassi al MAN di Nuoro e, tra quelli futuri, la mostra di Liam Gillick Film 2008/2018. Attualmente è Direttore di OAC, progetto della Fondazione CR Firenze, curatore della sezione Established Master and Decades per la fiera d’arte contemporanea MiArt di Milano e membro del comitato dell’Italian Council. Dal 2019 è anche alla direzione di ICA Milano, fondazione privata no profit fondata dallo stesso Salvadori insieme a Bruno Bolfo, Giancarlo Bonollo, Enea Righi e Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’istituzione.
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Soci fondatori Bruno Bolfo Giancarlo Bonollo Enea Righi Alberto Salvadori Lorenzo Sassoli de Bianchi

Presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi

Vice presidente Bruno Bolfo

Direttore Alberto Salvadori

Assistente curatore Chiara Nuzzi
Produzione Margherita Rossi
Interns Carlotta Clerici Milena Zanetti

Amministrazione BBS-Lombard stp srl
Comunicazione e ufficio stampa PCM Studio Design Dallas (Francesco Valtolina e Kevin Pedron)
Testi Alberto Salvadori Chiara Nuzzi
Traduzioni Vashti Ali Giacomo Raffaelli Amy J Klement
Donors Magazzino Italian Arts
Main Sponsor Bluenyx Finsalute Valsoia
Partner in kind Facebook – Instagram Luisa Delle Piane
ICA Milano si avvale della collaborazione di diversi professionisti del settore, l’avvocato Ivan Frioni per le consulenze legali, Damiana Leoni per il supporto alle relazioni esterne, Franco Broccardi per il terzo settore.
Si ringraziano per la loro preziosa collaborazione il Kesselhaus Josephsohn, Ulrich Meinherz, Lukas Furrer, Felix Lehner e

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