I vignaroli
Settembre, andiamo. E’ tempo di vendemmiare.
Ora in terra monticiana i miei vignaroli
lascian le case e vanno verso Pantano:
scendono al vigneto colmo di sudore
che verde è come il monte Salomone.
Han bevuto profondamente ai fiaschi
di grotta, che sapor di nettare natío
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga di castagno.
E vanno per Pallotta antica al piano,
quasi per un dirupato fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar dell’aria attemprata!
Ora sott’essa al calor uva rivolta
la squadra. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbruna sì la viva carne
che quasi dalla terra non divaria.
Tagliamenti, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei vignaroli?
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