I sessanta anni del Manuale di Frascati sulla ricerca scientifica
È ormai di dominio pubblico, e non più una nozione per specialisti, che l’Italia spende poco per la ricerca scientifica (ReS): l’1,3 per cento del Prodotto interno lordo, mentre altri paesi comparabili con il nostro investono di più.
Ma come vengono fatti i calcoli? Con una metodologia standardizzata a livello internazionale contenuta in un manuale statistico approvato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il Manuale di Frascati.
Il Manuale porta il nome di Frascati per il fatto che nel 1962 il gruppo di esperti statistici dell’OCSE si riunì presso Villa Falconieri. Nel corso di una settimana, in cui i convenuti ebbero l’opportunità di godere delle bellezze della città (incluso il buon vino), venne discusso e approvato un documento predisposto dal prof. Chris Freeman, pioniere degli studi nel campo della politica scientifica – in parecchi erano scettici sulla possibilità che si potesse misurare la scienza, attività per sua natura evanescente e quindi incommensurabile. Nel documento venivano, per la prima volta, definiti i concetti di ricerca scientifica e sviluppo sperimentale (ReS) e venivano stabilite le modalità per la loro misura in termini di persone coinvolte e di spesa sostenuta. Da allora il manuale è stato revisionato per sei volte per tenere conto delle modifiche intervenute nel corso del tempo della realtà osservata.
Quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario del Manuale. Nel corso dei sessanta anni la delegazione italiana composta da esperti dell’ISTAT e del CNR ha dato un prezioso e riconosciuto contributo alle attività statistiche nel campo della scienza e della tecnologia, sia in termini di sviluppo delle metodologie statistiche che di fornitura di dati di alta qualità e affidabilità. Ha inoltre svolto una funzione di leadership assicurando per lungo tempo la presidenza del gruppo di esperti dell’OCSE.
In occasione dei festeggiamenti del cinquantesimo anniversario l’allora sindaco di Frascati Stefano Di Tommaso, nel corso della riunione tenuta preso la sede dell’OCSE a Parigi rivolse un indirizzo di saluto della città ai delegati ai quali venne fatto dono di una bottiglia di vino di Frascati con tanto di etichetta commemorativa.
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