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I santi Sebastiano e Rocco tra storia fede e folclore – 2

I santi Sebastiano e Rocco tra storia fede e folclore – 2
Agosto 01
02:00 2006

Facciata della Cattedrale. S.Sebastiano (a sinistra) di Girolamo Gramignoli, S. Rocco (a destra) di Giovanni P. Mauri1756: il primo centenario dello scoprimento degli affreschi.
Eccoci ora alla seconda metà nel ‘700. La chiesa cattolica aveva celebrato già i giubilei del 1700, del 1725 e del 1750.1 E’ il secolo che Frascati ricorda soprattutto per la figura dominante di uno tra i più famosi e attivi vescovi tuscolani, il cardinale Enrico Benedetto Maria Stuart duca di York.2
Allorché Paolo III, (Alessandro Farnese, vescovo tuscolano dal 1519 al 1523) oltre che ristrutturare Frascati, in tre quartieri (S. Maria, S. Pietro e S. Flavia Domitilla) ed averla elevata altresì nel 1538 alla dignità di città (‘Civitas Tusculana’), una residenza stabile in cui il vescovo diocesano potesse abitare, ancora non c’era.3 Solo due secoli dopo e poco prima che si giungesse al primo centenario dello ‘scoprimento’ degli affreschi dei due santi, il papa regnante – Benedetto XIV (1740-1758) – aveva concesso che il castello di Frascati, divenisse sede dei vescovi tuscolani, ma la Rocca difficilmente verrà abitata dai presuli diocesani e praticamente restava in uno stato di abbandono, finché una prima ristrutturazione non gli verrà data dal cardinal Paolucci che lo fornirà di suppellettili e di stanze per il seguito dei cardinali. Ma costituirà una vera e propria residenza solo quando andrà ad abitarvi il cardinal Duca di York che lo ristrutturerà completamente. Ma il primo centenario dello scoprimento delle immagini dei SS. Sebastiano e Rocco non si svolge durante il suo ministero episcopale a Frascati (che inizierà infatti nel 1761 e si concluderà nel 1803), bensì nel primo anno di episcopato del cardinale Sacripante (1756-1758), ma sarà poi lo Stuart nel 1762 “ in accordo della Congregazione dei Riti – a stabilire, dopo diverse petizioni degli Ordini religiosi della diocesi, ufficialmente la festa e la liturgia dei due santi compatroni al 18 giugno.
La cattedrale aveva già, dall’inizio del secolo, una nuova facciata con due campanili, opera dell’architetto Gerolamo Fontana che seppe coniugare lo sperone tuscolano con la pietra di Tivoli (il travertino), anche se l’autore morì prima di vedere completata la sua opera. Soprattutto sulla facciata, oltre alle statue dei santi Pietro e Paolo cui è dedicata la chiesa e a quelle dei protettori Filippo e Giacomo, vengono affiancate anche quelle dei ‘compatroni’ Sebastiano e Rocco.4
La stessa piazza S. Pietro assume un nuovo aspetto con la monumentale fontana mentre gli orologi della facciata vengono sostituiti proprio nel 1756, con due quadranti diversi. La vita cittadina però non è molto cambiata da quella di un secolo prima, anche se va registrata nella prima metà del secolo la dura realtà di alcuni balzelli imposti dallo stato pontificio per le spese a favore delle truppe spagnole di passaggio nel tuscolano per recarsi contro i domini austriaci nel Napoletano, e la stessa Frascati sarà occupata per qualche tempo dagli austriaci che a loro volta andavano contro i Borboni; in più i contadini erano in agitazione perché i proprietari terrieri non li pagavano a dovere.
Le cronache ci dicono dunque che, nel 1756, ‘sedente Benedicto Papa XIV, episcopo Tusculano Em.o et Rev.mo D. Cardinali Carolo Maria Sacripante’, nell’avvicinarsi del primo centenario di questo avvenimento, i ‘Signori Officiali della Compagnia di S. ­Rocco’5 scrivono all’arciprete della Cattedrale don Nicola Seghetti, che ‘siccome concorrevano alla celebrazione dell’ottavario per il centesimo del discoprimento delle sagre Imagini de’ SS. Sebastiano e Rocco accaduto il 18 Giugno 1656, nel Duomo Vecchio di questa Città6, le Compagnie ed altri Luoghi pii della medesima’ avrebbero voluto ‘solennizzarlo con sagro Pomposo Rito’ [‘], ‘essendo cosa giusta di mostrare alli detti Santi tutta la gratitudine come a Liberatori della Città e Diocesi nella pestilenza dell’anno in cui si scoprirono prodigiosamente le di loro sagre Imagini e che furono anche eletti comprotettori’.7
Occorre considerare che i festeggiamenti ‘centenari’ anche nei secoli successivi (‘800 e ‘900), non sono lasciati all’improvvisazione né tantomeno programmati in breve tempo, anzi ci si dava pensiero sul da farsi già due o tre anni prima della ricorrenza, prevedendosi tutta una serie di manifestazioni che si protraevano per una o due settimane, tanto da lasciarne traccia duratura – per qualche decennio – nella memoria di chi vi prendeva parte attiva o solo vi assisteva! Per questo primo centenario del 1756 si misero pertanto in programma grandi celebrazioni a partire dal 10 del mese di giugno per concludersi ‘con le reliquie di detti Santi nel nuovo nobile reliquiario preventivamente esposto nell’Altare maggiore della chiesa cattedrale’, che doveva riportarsi, il 18, con la solenne processione a S. Maria in Vivario. Ma poiché in tale ottavario veniva a cadere la festività del Corpus Domini, fu stabilito che anche la processione omonima dovesse terminare in questa chiesa.
L’ottavario dei festeggiamenti si aprì dunque con la ‘solenne Processione guarnita di tutti i sagri Trofei, Bande di istromenti da fiato, trombe, e tamburri, sparo di mortaretti e suono di tutte le campane’ e si ‘portarono entro un nuovo reliquiario le sagre Reliquie de’ SS. Comprotettori’, con grande seguito di popolo e ‘nobiltà Romana collocandosi le immagini nella chiesa di S. Maria in Vivario, ‘superbamente apparata nella navata di mezzo di velluti e damaschi con trine d’oro’, mentre sull’Altare Maggiore un ‘nobile Padiglione di velluto ricamato’ e anche il soffitto era addobbato, ‘restando solamente scoperti i rosoni del medesimo dorati’. Candelieri d’argento, lampade e ceri illuminavano senza parsimonia la chiesa.
Fuori ‘si vedeva tutta la piazza selciata ridotta ad un Portico vestito di Arazzi con una gran tenda sopra, dentro il quale vi era collocato il palchetto per la banda degl’lstromenti, che tutto il giorno sonavano’, mentre sulla porta interna della Chiesa vi erano ‘i ritratti di Nro Signore felicemente regnante [il papa] e del N.ro Rmo Vescovo’8 e sulla porta esterna, ‘tre armi [stemmi], di Nro Sre, dell’Em.o Vescovo e della città’. Nella messa solenne poi si distribuirono ‘Imagini grandi e piccole dei Santi col libretto della notizia del scoprimento ed un sonetto dedicato’ al Vescovo.9
I festeggiamenti proseguirono nei giorni successivi alla presenza dei Vescovi Cavalchini e Lante, con prediche del padre Pietro da Brescia che tenne ‘un erudito panegirico sopra il Miracolo’,e la ‘corsa de’ Barbari’ [i cavalli Berberi], con in premio il Pallio che fu vinto dal cavallo del principe Chigi’. Nei giorni seguenti saranno presenti anche l’ambasciatrice di Francia e le principesse Borghese e Pallavicini.
Le corse dei cavalli berberi suscitavano grande interesse nella popolazione, ed era una manifestazione che si ripeteva spesso nelle occasioni di festa tanto che restò in auge per secoli.10 I cavalli – senza cavaliere – venivano fatti correre lungo un percorso prestabilito ed incitati dalla folla.
Nelle Messe ‘parate’ e nei vespri di quell’ottavario, si suonarono ‘mottetti e sinfonie’ fino al 15 giugno, giorno in cui tuttavia non si fecero i divertimenti popolari perché ‘vi era la corsa in Marino per la Festa di S. Barnaba’.11 Il sabato successivo comunque, dopo le cerimonie, ecco di nuovo la ‘carriera’ coi cavalli che ancora una volta fu vinta dalla scuderia del Chigi. Alla grande festa vengono coinvolti anche i paesi vicini, e così da Monte Porzio arriverà ‘una numerosa compagnia de’ Fratelli del SS. Sacramento’, ricevuta alla porta di Villa Taverna e poi riaccompagnata colà, dopo la visita a S. Rocco, anche perché era venuta ‘con molta edificazione e proprietà’, nonché numerosa di ‘circa 130 persone ciascuna delle quali portava in mano un cero di tre o quattro libbre, con banda d’istromenti da fiato, coro e cantori e con un dono di due ceri dipinti di quattro libbre per la chiesa.
A tutti i componenti della compagnia i frascatani doneranno ‘le immagini dei santi, libretti, sonetti e medaglie dei Santi con l’indulgenza plenaria’.
Quel giorno però nella corsa dei berberi il pallio non fu assegnato ‘per essersi sbandati i cavalli’ mentre nelle restanti corse dei giorni appresso verrà vinto ancora dal cavallo del Chigi e poi da quello del conte Albani. Come da programma, ci fu la processione del Corpus Domini del 17 giugno, che, dopo un lungo giro, si fece terminare a S. Maria in Vivario dove si cantarono anche i primi vespri.
Nel giorno culminante del centenario, il 18, da Rocca Priora venne un’ ‘altra numerosa compagnia ricevuta alle mura di Villa Aldobrandini’ che avrà ‘l’istessa accoglienza di quella di Monte Porzio’, quindi predica del gesuita p. Giulio Tranquilli e ‘gran Messa in Musica’, Vespri solenni e, a seguire, Te Deum, Tantum ergo e benedizione finale alla presenza dell’ambasciatore e dell’ambasciatrice di Francia oltre che dei cardinali Spinelli e Guadagni.
In tutto l’ottavario ‘si vidde nella sera il Palazzo Magistrale e tutta la città illuminata ed intorno la Chiesa di S. Rocco12 ardevano delle Botti’ [una caratteristica usanza del tempo], ‘ma molto più nell’ultima sera: nella quale parea la notte cangiata in giorno e nella piazza della nuova Cattedrale tutta illuminata nelle finestre e con le botti arse su le ore due della notte brugiò un gran fuoco d’artificio, riuscito ancor esso con molto applauso e così si compì il solenne ottavario’.13
(continua)
1 In Cattedrale a Frascati si conserverà dopo il 1775 anche la croce di bronzo che era stata affissa sulla Porta Santa a S. Pietro in Vaticano nel giubileo del 1750 (e fino al successivo 1775).
2 Sulla figura del cardinale duca di York (Eboracum in latino), si v., P. Bindelli, Enrico Stuart cardinale duca di York. Associazione Tuscolana Amici di Frascati, 1982. R.U. Montini, Il cardinale Duca di York, estratto da ‘Studi Romani’ a. III, n.2 marzo-aprile 1955 a cura dell’Accademia Tuscolana.
3 Il card. Giunio d’Aragona nella sua relazione (9 aprile 1590) per la visita ‘ad limina’ lamenta infatti ancora l’assenza del palazzo vescovile e del seminario. Il Concilio di Trento (1545-1563), che era stato indetto proprio da Paolo III aveva decretato la residenzialità dei vescovi diocesani.
4 Le due statue vengono attribuite a Girolamo Gramignoli (S. Sebastiano) e Pietro Mauri (S. Rocco). In origine i campanili non avevano orologio. Il primo, con due quadranti collegati, fu collocato solo nel 1747, poi trasferito a S. M. in Vivario (Cfr. L. Razza, La Basilica Cattedrale di Frascati, 1979 p. 124).
5 Si tratta della ‘Pia Unione dei XXIV Cittadini’.
6 Fino a poco tempo prima la chiesa di S. Maria in Vivario era stata la cattedrale di Frascati; ma già dal 1590 si era andata costruendo la più grande chiesa di S. Pietro nella quale, negli anni del ‘miracolo’ (1656), si erano praticamente trasferite quasi tutte le funzioni liturgiche e per tale ragione la chiesa di S. Maria in Vivario era meno frequentata.
7 Atti Capitolari della Cattedrale tuscolana ab jubilei 1750 – ad 1777, ‘die veneris 19 junii 1756’, p. 70-73.
8 Era allora vescovo tuscolano il cardinale Carlo Maria Sacripante, che da poco aveva sostituito il cardinal Giovanni Antonio Guadagni.
9Atti Capitolari della Cattedrale tuscolana’cit.
10 Riccardo Voss ai primi del ‘900, farà morire Gigi’, protagonista di una novella, ambientata a Frascati proprio durante una corsa, ancora in uso, di questi cavalli che partivano dal piazzale della Chiesa dei Cappuccini per arrivare di fronte alla cattedrale.
11 Allora evidentemente non c’era concorrenza o motivo di rivalità di primeggiare o di trovare contrasti tra le feste ‘paesane’, come al contrario avviene oggi, talvolta perfino per contemporanee iniziative ecclesiali nella stessa diocesi o parrocchia!
12 Ormai già da tempo, dopo lo scoprimento delle immagini dei santi Rocco e Sebastiano, la chiesa di S. Maria in Vivario veniva popolarmente chiamata S. Rocco.
13 Così si conclude la cronaca stilata negli ‘Acta capitularia’ dall’arciprete Seghetti e dal canonico segretario Tommaso Preci.

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