I PROGRAMMI PER LE ELEZIONI COMUNALI NEI CASTELLI: PAROLE, PAROLE, PAROLE
Il 20 ed il 21 settembre si terranno ad Albano, Ariccia, Rocca di Papa, Genzano, le elezioni locali e i candidati alla carica di sindaco stanno predisponendo, insieme alle forze politiche che li sostengono, il programma politico-amministrativo alla base della proposta sulla quale chiederanno i voti ai cittadini.
E’ un dato assodato che la stragrande maggioranza dei cittadini non legge i programmi, e dà il proprio voto ai candidati sulla base di criteri del tutto slegati alla proposta di governo per il quinquennio a venire: conoscenza e stima dei candidati, affiliazione politica, soluzione di micro problemi locali, favori ricevuti o promessi… ed è un peccato, perché il programma politico-amministrativo dovrebbe essere la stella polare che guida la vita della comunità, un documento strategico e allo stesso tempo operativo su cui misurare a posteriori i risultati raggiunti.
La funzione, teorica, del programma politico-amministrativo è dunque analoga a quella di una cambiale firmata dal sindaco: prometto di realizzare i seguenti obiettivi e alla fine del mandato giudicherete se li ho raggiunti e dunque se ho governato bene o male; è peraltro espressamente previsto il “Bilancio di mandato”.
Ricordate il “contratto con gli italiani” di Berlusconi? Lui fu chiaro: si impegnava, in caso di vittoria elettorale, a varare varie riforme riassunte in cinque punti e, in caso di mancata realizzazione di almeno quattro punti, a non ricandidarsi alle successive elezioni politiche. Le cose sono poi andate come sono andate, anche perché i cittadini hanno la memoria corta e non hanno presentato la cambiale all’incasso.
Un programma politico-amministrativo dovrebbe contenere non soltanto idee, valori, promesse, richiami ideali, ma specificare con chiarezza i singoli obiettivi e il modo per conseguirli (specifici progetti con i relativi costi, tempi, competenze, condizioni al contorno…). Nel passato i programmi sono stati una sorta di elenco delle buone intenzioni, dei buoni propositi, un coacervo di promesse fatte a piene mani per questo o quel gruppo di elettori, tanto poi, si sa, chi va a controllare? I documenti programmatici erano inzeppati di termini generici quali potenziale, lotta, riqualificazione, funzionalità, verifica, inquinamento, solidarietà, traffico e via discorrendo. Promesse senza fare i conti con l’oste della realtà sociale, economica, finanziaria, infrastrutturale, organizzativa del Comuni.
Ora siamo a un punto della storia in cui i vecchi paradigmi non funzionano più. Non è più tempo di liste della spesa di impegni che non verranno mantenuti, che alla fine scontentano tutti, a cominciare da chi vorrebbe vedere una politica seria, concreta, che si sappia confrontare con la dura realtà che abbiamo di fronte. Chi si candida a governare deve avere idee chiare su cosa può e deve fare – e il Covid renderà i prossimi mesi e anni molto duri.
I bilanci dei Comuni sono in sofferenza e nel futuro sarà financo problematico garantire i servizi. Una possibile fonte finanziaria aggiuntiva potrebbero essere il MES ed il Recovery Fund, ma è molto improbabile che i Comuni dei Castelli saranno in grado di avanzare adeguate proposte. E siamo in buona compagnia: il Piano Nazionale di Riforme che il governo nazionale non ha ancora inviato a Bruxelles è verboso, con tante vaghe dichiarazioni di principio, molto fumo e poco arrosto.
Proviamo a fare qualche esempio di come potrebbe essere un programma politico-amministrativo partendo dalla situazione di Albano: ridurre l’evasione della TARI dall’attuale X per cento allo Y per cento entro tot anni utilizzando le risorse dei dipendenti comunali; organizzare ogni mese di settembre la “Conferenza di bilancio” prevista dallo statuto comunale; riattivare le attività statistiche del Comune e rifinanziare il capitolo di bilancio azzerato dal precedente Consiglio comunale; realizzare un piano della mobilità elaborato da esperti (definire le modalità, i costi ed i tempi dell’operazione); ridurre il livelli di inquinamento dal X per cento allo Y per cento nel periodo 2020-2025; costruzione di chilometri X di piste ciclabili e programma esecutivo; avviare un programma di formazione del personale del Comune (da specificare il personale coinvolto, i temi, i tempi, i costi, i docenti); definire una procedura per il coordinamento delle forze di sicurezza operanti nel territorio per contrastare la criminalità organizzata; definire gli obiettivi relativi al consumo di suolo e delle risorse idriche; varo di uno o più progetti (digitalizzazione, sostenibilità) da inserire nel programma europeo “Nuovo Accordo Verde” (New Green Deal) e finanziato dal MES e dal Recovery Fund.
E’ facile prevedere che l’approccio suggerito non verrà adottato e che, come nel passato, nei programmi avremo soltanto “Parole, parole, parole”, come cantavano mirabilmente Mina e Alberto Lupo negli anni Settanta: e poi ci si chiede perché tanti cittadini, troppo spesso concentrati sul proprio particulare e disinteressati alla politica, non vanno a votare.
bellissimo e interessante mini saggio politico pedagogico per futuri amministratori