I PLATANI DI ALBANO LAZIALE CHE DIVIDONO I POLITICI DAI CITTADINI
Ad Albano Laziale è in corso di realizzazione un progetto di riqualificazione di Piazza Giosuè Carducci con i fondi del PNRR.
Il progetto prevede, tra l’altro, l’abbattimento di sei platani monumentali e la piantumazione di altrettanti alberi di diverso tipo.
Di fronte a tale scelta, oltre 1.600 cittadini hanno chiesto all’amministrazione comunale di rivedere la decisione e, possibilmente, di “salvare” i platani.
La situazione si presenta complessa: da un lato l’intervento in corso prevede, sulla base di una perizia agronomica commissionata dal Comune, l’abbattimento degli alberi ritenuti pericolosi per l’incolumità delle persone; dall’altro, i sottoscrittori, facendo leva sulla perizia di un altro agronomo che sostiene una tesi opposta, chiedono il mantenimento degli attuali alberi.
Il Servizio fitosanitario della Regione Lazio ha attivato i test per verificare se i platani siano affetti o meno dal “cancro colorato”, fattore rilevante per valutare l’opportunità – o la necessità – di abbatterli.
In attesa che venga presa la decisione su come procedere, da oltre due settimane il cantiere è fermo e la piazza inaccessibile, con evidente disagio per le attività commerciali dell’area e della ditta appaltatrice che ha sospeso i lavori.
Il progetto per Piazza Carducci costerà 600.000 euro, cifra decisamente elevata per sistemare i sanpietrini, mettere in opera una soletta di cemento, abbattere e piantumare le alberature, installare panchine, gazebo, fioriere, e poco altro. I 600.000 euro non sono un regalo dell’Unione Europea e dovranno essere restituiti nei prossimi anni (per completezza di informazione va ricordato che una piccola quota del totale verrà sostenuta dal Comune attraverso l’accensione di un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti).
Spendere i fondi europei per la sistemazione di Piazza Carducci rappresenta un “tradimento” del PNRR. Il PNRR costituisce il piano italiano per dare esecuzione al programma Europeo “La Nuova Generazione (Next Generation EU)” che si ispira al principio secondo cui “Non abbiamo ereditato la Terra dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”. Nel Piano viene ben specificato che il PNRR dovrà introdurre profondi cambiamenti per il rilancio del paese: dovrà costruire un’Italia nuova, cogliendo le opportunità indicate dal Programma Europeo secondo tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.
E’ da segnalare che alcuni cittadini hanno elaborato un documento in cui viene analizzato nello specifico il progetto di riqualificazione della piazza (insieme al progetto per la costruzione della pista ciclabile) evidenziandone alcuni punti critici ed alcune incongruenze: non risulta che sia stata effettuata un’analisi geologica dell’area interessata sotto la quale, come è noto, sono presenti delle grotte; la posizione dei nuovi alberi (che dovrebbero sostituire i platani abbattuti) non è specificata in dettaglio; i nuovi alberi non potranno essere collocati nelle vicinanze dei platani abbattuti le cui radici non verranno estirpate per motivi di sicurezza del terreno e degli impianti sottostanti; non è specificato se e come a Piazza Carducci verrà realizzata la pista ciclabile.
Sarebbe stato prudente che il Comune, ricevuta la relazione dell’agronomo, avesse attivato una seconda perizia: il professionista incaricato aveva usato, in una precedente occasione, un criterio particolarmente “prudenziale” definendo pericolosi alcuni alberi che, secondo alcuni esperti, al momento del taglio non si sono rivelati tali.
Il valore delle alberature presenti che deve essere salvaguardato è ben evidenziato da quanto sostenuto dal prof. Giovanni Dinelli dell’Università di Bologna che mette in evidenza come, per sostituire una pianta di 60/70 anni, ne servono almeno 20. Lo studioso sottolinea che gli alberi non sono come i paletti che si possono mettere e togliere, ma sono degli esseri viventi e che piantare nuovi alberi, sempre che questi riescano a sopravvivere, significa dover aspettare decenni prima che generino il beneficio atteso.
Al di là delle considerazioni di cui sopra, vi sono aspetti di tipo politico e sociologico da considerare.
Sarebbe interessante comprendere come mai ad Albano Laziale, di fronte a problemi come quello della discarica di Roncigliano e dell’inceneritore di Santa Palomba che impattano drammaticamente sulla salute della popolazione, si mobilitino di norma non più di una o due centinaia di cittadini mentre per una questione di rilevanza locale (l’abbattimento di sei alberi) si sia mossa una quantità enorme di persone tra le quali alcune anche disposte ad incatenarsi agli alberi per impedirne il taglio. Si può ragionevolmente ritenere che, per molti, la contrarietà alla decisione del Comune nasca più da fattori sentimentali, estetici, che da una valutazione razionale dello stato delle cose basata sulla conoscenza dei molteplici aspetti dell’intricato problema e dei pro e dei contro della scelta. C’è da sperare che alla fine prevalga il buon senso e che ci si mantenga nell’alveo del confronto civile e democratico.
La vicenda dei platani è una cartina di tornasole della frattura esistente tra i cittadini di Albano Laziale (rappresentati in questo caso dai 1.600 firmatari) e coloro che li rappresentano in Comune (una trentina, tra consiglieri e membri della giunta). Il progetto di Piazza Carducci, come tutti quelli relativi ai 21 progetti del PNRR che comportano una spesa totale di 22 milioni di euro, sono stati decisi nel chiuso delle stanze di Palazzo Savelli senza consentire e sollecitare il coinvolgimento della popolazione. La vicenda dei platani testimonia delle carenze culturali e amministrative dei politici e di quelle tecniche e gestionali dei dipendenti comunali. Emerge inoltre soprattutto, ancora una volta, l’indisponibilità dell’amministrazione a dialogare con i cittadini: in quasi quattro anni di governo della città non sono stati attivati, come previsto dallo Statuto comunale, momenti di incontro e di rendicontazione dei risultati dell’azione amministrativa.
Ai vari gruppi ed ai singoli cittadini che si sono attivati rispetto alla decisione di abbattere i platani non è stata data a possibilità entrare nel processo decisionale per fornire il proprio contributo di conoscenze e per rappresentare le legittime aspettative. Chi detiene pro-tempore il potere sa che il popolo, nell’impossibilità di farsi sentire, potrebbe esasperarsi ricorrendo a forme di protesta di piazza, la famosa jacquerie. Ma sa anche che, in una società sfilacciata come quella attuale dove sono largamente diffusi l’egoismo, il consumismo, l’effimera ricerca dell’immagine e del successo, la sfiducia nella propria comunità e nelle sue istituzioni, la jacquerie non è alle viste. E chi è in posizione di leadership, non proponendo vie di uscita dal declino, contribuisce all’indebolimento della democrazia.
Mettere a confronto i diversi modi di protestare, anche scoordinati se si vuole, dei cittadini non appare corretto, definire il loro muoversi ‘jacquerie’ andrebbe a definire solo una distanza tra chi avrebbe tutti i riferimenti per comprendere e chi si muoverebbe solo sull’onda del sentimento. All’analisi dei fatti se ci si cominciasse a muovere di nuovo sull’onda del sentimento accadrebbero molte cose (poi si farebbe sempre in tempo a coordinarlo) ma almeno significa che c’è qualcosa di quello che vanno facendo le amministrazioni che ci fa male fino in fondo. In dottori che si occupano degli alberi non da frutto (ciliegio, pero, mandorlo) sono dottori forestali, esiste un ordine nel quale si trovano incluse le due professioni distinte, in alcuni casi affini, con due corsi di laurea distinti, con competenze diverse.