I paesi poveri e l’amianto
L’amianto, materiale ormai accertato come cancerogeno e pertanto bandito dall’Unione Europea e da altri paesi, viene esportato in ingenti quantità dai paesi del Sud del mondo:
lo rivela un’inchiesta internazionale svolta dal ‘Consorzio dei giornalisti d’inchiesta’ (Icij) con sede a Washington e dall’emittente britannica Bbc International News Service dal titolo “Dangers in the dust. Inside the global Asbetos Trade” (Pericoli nella polvere. All’interno del commercio globale di amianto). Nonostante i dati allarmanti per la salute umana diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che stima in almeno 90.000 le persone che muoiono ogni anno dopo essere state esposte all’amianto, ad oggi due milioni di tonnellate di questo materiale vengono annualmente prodotte. Da sole Cina e India ne importano il 50% – ogni anno New Delhi utilizza il 30% in più di amianto – mentre il Messico è il terzo consumatore mondiale: materiale ‘allettante’ da comprare per il suo basso costo, viene utilizzato nella costruzione di abitazioni, edifici pubblici e tubature per l’acqua potabile. Entro il 2030, medici ed esperti prevedono più di un milione di morti a causa dell’amianto e a pagare il più alto tributo saranno gli abitanti dei paesi in via di sviluppo del Sud del mondo, primi tra tutti Cina e India. Oltre al danno la beffa: i principali paesi produttori (tra cui Canada, Russia, Kazakistan, Brasile e Cina) eludendo boicottaggi e restrizioni al commercio internazionale hanno investito milioni di dollari in campagne di marketing per promuovere un “minerale miracoloso” e seminare dubbi sulle prove scientifiche della sua tossicità.
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