I Pacchi Italiani
Sto sentendo di sottofondo, mentre scrivo, quella ignobile cosa che si chiama “I Pacchi”. Mentre scrivo c’è una giovane madre di famiglia che, con le lacrime agli occhi, sta rifiutando parecchie decine di migliaia di euro, sperando nel colpo grosso. È disperata. Dice che la cifra che sta rifiutando non la guadagna in anni di lavoro. Piange. Legge uno scritto in cui rivela che una volta ha trovato un portafogli con settemila euro dentro e lo ha restituito alla polizia. È una piccola, buona, disperata Italiana, persa nella follia di questo orrore, sta rifiutando sessantamila euro, nella speranza di vincerne duecentocinquantamila. Sessantaseimila euro sono sessantasei stipendi mensili da mille euro. Non riesce neppure a quantificarli. Eppure dubita. Alla fine accetta, ma con la morte nel cuore. Il marito le aveva consigliato di andare avanti! È osceno. Apre il suo pacco. Dentro ci sono i duecentocinquantamila. Piange. I sessantaseimila euro ora sono una delusione! Rimpiangerà tutta la vita di averli accettati. “Non ho saputo osare” si dirà la sera, cercando di riprendere sonno. Lei certo non sa che sui suoi sessantamila euro portati a casa col rimpianto di non aver osato, sul suo dolore inutile, sulla bestemmia dei soldi buttati in un niente, il programma ha calcolato minuziosamente l’ascolto, lo share, come un notaio attento, ha seguito le sue contorsioni di povera donna, affettata in pubblico come un animale da vivisezionare, contando sul suo bisogno e sulla sua onestà. Aveva riportato ai carabinieri i settemila euro. Era una persona onesta. Ha fatto ascolto! Il programma successivo avrà un buon traino.
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