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I negozi di vicinato

Maggio 25
13:45 2014

Resistere è il verbo giusto, perché il confronto con il supermercato pare insostenibile. Eppure, in questi lunghi anni di spese al “super” abbiamo imparato che non sempre queste sono così convenienti come sembra a causa di politiche di gestione dei prezzi (per un prodotto scontato se ne trova un altro rincarato); che comprare non è sempre così veloce se poi c’è da fare la fila alle casse; che se non si ha l’auto può risultare difficile raggiungere i negozi più convenienti. Fino ad almeno 30-35 anni fa, nei paesi esisteva il negozio del lattaio (molto ecologico): ci si portava la bottiglia di vetro o il fustino d’alluminio e si riceveva latte pagato il giusto. Le bottiglie di vetro sulle quali era scritto “vuoto a rendere” si potevano scambiare al bar con l’acquisto di un’altra bibita, altrimenti si doveva pagare una cauzione, restituita con il reso dell’ultimo vuoto. Per molti ragazzi saranno notiziole nuove e divertenti: oltretutto si parla di riciclo e da questi racconti è chiaro che non è un concetto nuovo come si vuole far credere.
Ad Albano esiste ancora un bottaio, bellissima attività di vicinato per chi produceva e commerciava vino. La nostra campagna, che non ospita numerosi casali rurali come in altre realtà regionali, ha sempre previsto il ritorno serale dei contadini al borgo e la frequentazione dell’osteria con il vino nuovo. Il bottaio in paese costruiva botti, sostituiva dove possibile le doghe logore o rimetteva i cerchi (modelli) e questo ancora fa per chi, soprattutto nella vinificazione a carattere familiare, non ha sostituito il legno con l’acciaio o per chi pratica particolari invecchiamenti dei vini.
Tra Frascati, Marino e Albano ancora si rintraccia qualche osteria, pochissime per il vero, di antica tradizione: in questi locali è servito solo il vino autoprodotto dall’oste, qualche bottiglia fermentata naturalmente (romanella) ed eccezionalmente qualche ciambella dolce da inzuppare. Il cibo si porta da casa cucinato se si desidera cenare in compagnia: convivialità e tempo costano poco, si paga il bevuto e poco più. L’osteria è ancora un luogo di grande solidarietà e fra i tavoli, oltre a scambiarsi i cibi o le posate, che l’osteria non offre, si accolgono gli artisti locali: fantasisti, musicisti, che pur apparendo improvvisati sanno ormai il fatto loro riguardo i gusti del pubblico.

Un bottaio dal 1860
Il bottaio deve intendersi di tinozze./ Ma io conoscevo anche la vita (E.L. Masters, Griffy il bottaio da Antologia di Spoon River).
Il laboratorio del bottaio (o bottaro) Alfredo Sannibale di Piazza Pia ad Albano esiste da quattro generazioni (1860 circa). Strumenti speciali ornano la bottega, asce e pialle d’ogni grandezza, la cartoccia, e il bottaio deve saper lavorare anche il ferro. Il mestiere prevede il taglio del legname e la sua stagionatura; la scelta, la piallatura e poi la costruzione della botte assemblando le doghe ottenute con cerchi di varie misure (modelli). Il bottaio costruiva anche tinozze per il cambio del vino e bigonci (bigonzi) per il trasporto dell’uva. Tutto questo è sopravvissuto almeno fino agli anni Cinquanta, ma l’arrivo della plastica, che ha portato anche nuovi formati, ha segnato il declino di questa attività artigianale. Le botti locali erano costruite perlopiù in castagno, di cui sono ricchi i boschi dei Castelli; nelle rifiniture si utilizza anche una particolare lavorazione di salice, pianta palustre facilmente rintracciabile vicino i bacini lacustri (Salix spp.). Nel periodo di piena attività si costruivano molte botti da 1000 litri; ora la scarsa clientela di questo esercizio si fa sempre più anziana, ma può capitare di incontrare qualche nuovo estimatore della botte artigianale specialmente in chi si appassiona a piccole produzioni familiari.
Una curiosità: nel suo lavoro di ricerca musicale il maestro Giorgio Battistelli (Albano, 1953), compose qualche anno fa un insieme strumentale con 16 artigiani (falegname, pasticcere, selciaiolo, arrotino, bottaio, etc.) nel quale i “rumori” del lavoro sono diventati musica. Così l’opera Experimentum mundi, rappresentata in tutto il mondo, è stata uno dei suoi primi successi, condiviso con gli artigiani esecutori in tour con lo spettacolo.

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