I miei martedì con professore
(…) e il settore studenti intona in coro: «Siamo il numero uno! Siamo il numero uno!». Morrie è seduto da quella parte, ma il canto lo lascia perplesso. A un certo punto, nel bel mezzo di «Siamo il numero uno!» si alza e urla: «Che c’è di male a essere il numero due?». Gli studenti lo guardano. Smettono i cori. Lui torna a sedere, con un sorriso di trionfo (…). BUR Rizzoli, 197 pagine 13×20.
Ancora un racconto, tratto da reale vita statunitense, che nella sua narrazione fluida, accattivante ora, asciutta, accarezza bene quanto graffia anche (…sso americani!) nella crudezza cui sono esposti ora i fatti. Gli ultimi mesi di vita di un anziano brillante docente di Sociologia, immigrato a suo tempo negli USA con famiglia, e riscattatosi socialmente con un ottima vita universitaria in quel degli U.S.A-Costa Orientale. La sua toccante vita che sembra una commedia o tragedia a seconda del momento, fino agli ultimi respiri, intrecciata con quelli di un suo studente, l’autore del libro, Mitch Albom, una “pecorella smarrita” o quasi. L’autore “esce” e dalla sua (cinica) vita lavorativa di giornalista sportivo per capirci più o meglio della vita in generale, recuperando una logica più umana o sensibile dialogando con l’anziano morente professore. Toccante.
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