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I mercati clandestini

Gennaio 02
09:21 2013

Ci sono mercati come quelli di Genuino Clandestino, un movimento di resistenza contadino, organizzati da produttori che attraverso il proprio lavoro sostengono loro stessi e la loro famiglia. Questi mercati puntano tutto sulla vendita diretta e su relazioni di fiducia tra produttori stessi e tra produttori e coproduttori (di solito chiamati “clienti”), evitando le normali vie di commercializzazione e contrapponendosi fortemente alle logiche di mercato attuali che hanno decimato molte produzioni contadine favorendo l’agricoltura industriale, meccanizzata e di scarsa qualità. I prodotti offerti sono il frutto di una produzione completamente naturale, oggi chiamata “biologica”, nel completo rispetto della terra e degli animali allevati.

Negli anni ’80 per la prima volta si è cominciato a parlare di agricoltura biologica e nel 1991 questa modalità di produzione è stata disciplinata da un regolamento (CEE) che ha stabilito il metodo tecnico di produzione per prodotti agricoli e derrate alimentari e un sistema di controllo obbligatorio tramite istituzioni pubbliche (presenti oggi solo in Danimarca) o private autorizzate (come in Italia). La certificazione biologica è controversa perché i produttori devono pagare un privato per ottenerla e spesso i piccoli produttori non riescono a sostenerne i costi, falliscono oppure vengono inglobati da grosse aziende. Contrariamente nei mercati di Genuino Clandestino si parla di autocertificazione o garanzia partecipata, costituita da visite periodiche da parte degli altri produttori, dei rappresentanti del comitato del movimento e dei clienti. In tal modo si sono costituite delle comunità contadine basate sulla produzione condivisa, unite da forti motivazioni ambientali e politiche e da strette relazioni di fiducia. I prezzi dei prodotti vengono stabiliti dal produttore e risultano molto concorrenziali rispetto a quelli biologici certificati perché non prevedono intermediari ma un solo passaggio che porta i cibi, rigorosamente di stagione e locali, dai campi delle campagne contadine dei dintorni sulle tavole delle nostre case.
I mercati sono formati non solo da produttori ma anche da trasformatori di prodotti alimentari, piccoli produttori sprovvisti di un laboratorio a norma di legge per la lavorazione dei prodotti che comporterebbe costi insostenibili. La campagna Genuino Clandestino è nata dal mercato Campi Aperti di Bologna in seguito alla richiesta da parte di un collettivo di studenti e lavoratori di costituire un Gas e l’antimarchio è nato proprio per rappresentare quei prodotti che al mercato non dovrebbero esserci, prodotti genuini e autentici ma non “a norma”. Alla campagna hanno poi aderito diversi produttori costituendo in varie città italiane lo stesso tipo di mercato, tra queste oltre Campi Aperti a Bologna che conta cinque mercati settimanali, ci sono Terraterra di Roma, con produttori che si danno appuntamento in quattro zone diverse della città, La Ragantela di Napoli e la Mercatiniera di Parma. Le informazioni in merito si trovano sul sito web della campagna ed è inoltre disponibile il documentario di Nicola Angrisano sul sito insutv.it/blog.
Questi mercati sono luoghi di aggregazione che offrono un modo alternativo di fare la spesa e che stimolano un consumo critico che porta a chiedersi non solo cosa si compra ma anche chi produce quel prodotto e come lo produce, il tutto fondato su un rapporto diretto di fiducia tra chi coltiva e prepara gli alimenti e chi li mangia. Il termine coproduttore indica un consumatore critico che può partecipare alle assemblee, recarsi nelle varie aziende, controllare e influenzare la produzione.
La normativa che regola l’industria agroalimentare, ingiustamente applicata alle piccole realtà contadine, non è l’unico tema trattato all’interno del movimento che si pone problematiche più ampie e sempre più impellenti legate alla democrazia del cibo, all’accesso alla terra e alla salvaguardia dell’ambiente.

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