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I gitani del Sacromonte

I gitani del Sacromonte
Dicembre 09
16:29 2010

angeletti-i-gitaniI gitani che arrivarono a Granada con l’esercito dei Re cattolici, secondo le opinioni più estese, provengono da una delle caste più povere dell’India, chiamata la casta “dei reietti” o degli “emarginati”. Probabilmente partirono dalla regione del Punjab, a nord del paese, come popolo nomade dedicato al commercio, all’oreficeria e allo spettacolo ambulante, estendendosi in Europa dal secolo XV. Stabilirono in Spagna il loro insediamento primario, nel cosiddetto quartiere del “Sacromonte”, sopra l’Albaicin. Qui, diventarono sedentari, ma similmente ai loro antenati lavoravano il ferro e il rame, con il quale fabbricavano padelle, bracieri e tenaglie, occupandosi principalmente della compravendita di muli, asini e cavalli. Nel frattempo, le donne, scendevano verso il basso del fiume, raccoglievano l’acqua delle sue fonti e cucinavano, mentre i bambini giocavano e correvano nei boschi ai piedi delle sue rive. Di sera, si confezionavano corredi e abiti per le spose e si tessevano ceste e ventilatori di carta lavorata. Vivevano nelle cueva, i preistorici alloggi rimasti abitati fino all’epoca attuale in alcune regioni della Spagna. I trogloditi habitat, nel loro stato naturale erano usati come cappotto dall’uomo del Paleolitico e scavati in forma artificiale dal Neolitico. Granada capitale, ha avuto un nucleo di cueva abbastanza importante. Alla fine del secolo XIX e nella prima metà del XX, l’alloggio troglodita si estese in forma rapida come vincolato processo allo sviluppo urbano, per coloro che senza risorse economiche, incontrano nella cueva l’alloggio baratto e rapido da costruire. L’anno 1950 suppone l’apogeo del suindicato nella città, con 3920 cueva costruite. Queste sono localizzate a est della città, sui versanti del fiume Beiro, Darro e Genil, preferibilmente nella parte soleggiata, dando così luogo ai due quartieri più importanti del Sacromonte, San Miguel Alto e Barranco dell’Abogado. Nel presente, sono adibite oltre che ad abitazione per spettacoli e rappresentazioni di flamenco-gitano, finemente arredate anche, come locali di ritrovo serale, per improvvisate musicali e bevute tra amici! I gitani amavano combinare i lavori e gli hobby alla musica e alla danza. Il popolo di Granada e, in particolare, il popolo del Sacromonte, posero così leggenda, canti e romanzi, che formano parte del loro patrimonio culturale, trasmesso di generazione in generazione in forma orale! La leggenda è in parte storia e in parte fantasia, partorita da quest’atavica credenza, che va di là della ricettività e della credulità, è un raro sincretismo, quasi magico e religioso, d’immaginazione e realtà. Lei non parla di mori incantatori per l’amore e il desiderio, di belle e cattive cristiane, di temerari cavalieri e fonti d’acqua miracolose. Vecchie incantevoli, bambini e sortilegi sono i suoi interpreti, nell’incertezza degli originari ritmi, in un fenomeno di musica popolare, dove nella sintesi singolare ed enigmatica, si combinano i più illustri sedimenti della musica orientale memorizzati in Andalucia, lungo tutta la sua storia. Questa recondita forgiatura del flamenco, concorda perfettamente con la vita occulta, con l’emarginazione di due gruppi di disertori – gitani e mori – che sarebbero gli incaricati di rifondarlo e trasmetterlo ai posteri. Oggi, la divulgazione di quest’arte si è popolarizzata e di conseguenza è rappresentata in teatri, prima riservati ad altri tipi di musica, in tutto il mondo. Dentro la complessa struttura musicale del flamenco, a volte è il ritmo l’elemento essenziale, almeno quando rispetta la forma gitano-andaluso basica. “Tenere il tempo”, suppone qualcosa come una precedente garanzia di attitudine da parte dell’interprete. Questo è indicato da differenti procedure: palme delle mani, nocche sul tavolo, tacchi sul pavimento e golpes (tacco, suola e punta sul pavimento), nei ritmi più caratteristici che vanno dalla seguirilla al tango, e dal solèa alla bulerìa. La voce e i testi delle canzoni, inoltre, sono inseparabili dalla veritiera interiorità flamenca. Si caratterizzano per la profondità nell’emissione della voce e per la carica emozionale del flamenco. Bisogna segnalare dall’altro lato, che i testi delle canzoni non furono pensati per essere scritti ma per essere cantati, pertanto è difficile che coincidano metricamente nella carta e nella voce!

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