I Casini Pescatore a Frascati
Sul lato occidentale della cittadina di Frascati, non troppo lontano dalla via Tuscolana, sono situati due casini di modeste dimensioni.
L’articolazione delle decorazioni, lo sviluppo dei prospetti e l’impostazione tipologica lasciano pensare che siano risalenti alla seconda metà del Cinquecento.
La comparsa e la definizione delle forme barocche sono da collocarsi nella fase in cui il mercante, nonché collezionista, Peter Visschers ne entra in possesso. La denominazione dei due edifici non a caso deriva proprio dal nome del suo possessore, nome italianizzato in Pietro Pescatore. Nel 1627 Visschers-Pescatore è il proprietario dei casini e per questi commissiona ben due cicli decorativi che esaltano la bellezza delle volte architettoniche.
Il primo casino ha, al livello inferiore, un ambiente di servizio sul cui soffitto si aprono volte a botte, un salone centrale, al piano nobile, che si delinea tra le diverse stanze di servizio ed un grande terrazzo. Il salone è dotato di una volta a padiglione articolata con un quadro rettangolare affrescato e con quattro riquadri trapezoidali nelle cappe. Nelle zone angolari, invece, l’incorniciatura che separa le varie scene si divarica allo scopo di creare degli episodi autonomi aventi putti ed emblemi, secondo un uso spesso ricorrente nelle decorazioni del primo Seicento.
Al 1627 sembrano risalire gli affreschi con soggetti mitologici dei fiamminghi Cornelis Schut e Timan Craft.
Tradizionale divisione tripartita presenta il secondo casino, il cui ambiente maggiore centrale ha un doppio affaccio e stanze minori ai due lati. Al piano terra l’ambiente principale presenta una volta a botte alla cui sommità vi è un quadro riportato di forma rettangolare la cui cornice si raccorda, nella parte bassa, a volute, teste e bassorilievi dipinti.
Tali decorazioni sembrano risalire alla fine del Seicento ed anche il loro linguaggio richiama alla mente i modelli lasciatici da Pietro da Cortona. L’artefice dell’affresco raffigurante il Tributo della Moneta è Michelangelo Riccioloni, probabilmente aiutato da suo figlio Nicolò.
Nel giardino si possono ammirare due splendide fontane risalenti al primo Seicento aventi ciascuna una nicchia centrale absidata collocata, a sua volta, tra due nicchie minori decorate con ciottoli e stucco secondo una soluzione tipica del secondo Cinquecento.
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