I Carmina Burana di Carl Orff chiudono la prima parte della Stagione Estiva di Santa Cecilia
Il 24 luglio protagonisti all’Auditorium Parco della Musica di Roma i “Carmina Burana” di Carl Orff, con l’Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Ciro Visco, e le voci soliste di Maria Chiara Chizzoni, Marco Santarelli e Massimo Simeoli. Composti nel 1937 i Carmina Burana continuano a perdurare nella loro fortuna. Scolpita con tratto sicuro e grande plasticità, la monumentale opera fa leva sull’arcaismo armonico, sulla vaghezza modale e sulla primordiale struttura ritmica.
E oltre alle sofisticate sonorità affidate alle voci del coro, i Carmina Burana trovano la summa interpretativa proprio nella nutritissima serie di strumenti a percussione. I testi, in latino, francese e tedesco antico sono tratti dalla raccolta manoscritta di Lieder del XIII secolo ritrovata nel monastero bavarese di Benediktbeuren. Nella raccolta convivono versi che esaltano il vino e l’amore, altri che cantano la natura; altri condannano la dissolutezza del clero o incoraggiano le fanciulle a godere del piacere dei sensi. Non mancano infine violenti attacchi alla corruzione del tempo e all’avidità di denaro. Sono temi che esprimono grande vivacità di sentimenti ma che sottendono anche un’inquietudine spirituale e una forma di pessimismo. Il vero fulcro ispiratore della cantata è anche il tema dell’introduzione iniziale: il grande coro “O Fortuna”. Una Fortuna intesa come potenza dominatrice dell’Universo che governa il ciclico trascorrere della vita dell’uomo e del mondo per impulso di questa potenza sovrannaturale. Il tema è ripreso anche nel finale che, ripresentando lo stesso coro “O Fortuna”, chiude in perfetta unità la cantata e ribadisce il concetto spirituale della sua forza creatrice nel ciclico trascorrere della vita dell’umanità.
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