“I canti” di Leopardi tra i primi 100 libri del New York Times
I canti di Giacomo Leopardi tra i cento più importanti libri usciti lo scorso anno in America. Lo dice il New York Times, nella lista che pubblica di consuetudine in dicembre. È un caso raro che un libro di poesia figuri nell’elenco. Importanti raccolte poetiche uscite nel 2011 in America non hanno avuto questa felice ventura, e tra queste andrebbe almeno menzionata Kindertotenwald di Franz Wright. Sono quasi solo libri di narrativa e saggistica a piacere ai redattori del Times, come se avessero una sorta di allergia per la scrittura breve, in prosa o in versi che sia. Ma tant’è. A compiere questa bella avventura di traduttore de I canti è stato Jonathan Galassi, classe 1949, editore di Farrar, Straus and Giroux, uno dei maggiori gruppi editoriali americani che ha all’attivo la pubblicazione di oltre venti Premi Nobel ed autori che sono un punto di riferimento costante dell’attuale letteratura di lingua inglese. Galassi è anche poeta, e ha già all’attivo la traduzione di quattro libri di liriche montaliane.
La motivazione che i redattori del Times hanno addotto per la scelta de I canti non è da poco, anzi vale molto: «Con questa traduzione in inglese, Leopardi può finalmente diventare altrettanto importante per la letteratura americana di quanto lo siano Rilke e Baudelaire.» Come è noto a chi legga la poesia straniera o dialettale anche in originale, un poeta lirico è quasi sempre intraducibile, e spesso quel che supplisce alla traduzione è la critica, che fa da cassa di risonanza dei meriti che un autore, letto in traduzione, non ha. La traduzione de «L’infinito» concepita da Galassi ha del miracoloso: ne è impressionante l’attinenza all’originale leopardiano, del quale riproduce moti, umori e la scansione dello sguardo, attingendo con semplicità e preciso equilibrio prosodico non solo all’italiano, ma anche a movenze ritmiche squisitamente inglesi, senza però affogare il testo leopardiano nell’ottica anglofona. Raramente una poesia è tradotta così bene. Si deve ringraziare Jonathan Galassi per aver reso un dignitosissimo omaggio alla letteratura italiana, in un momento in cui i nostri attuali narratori e saggisti sono di fatto considerati inesistenti al di là dell’oceano, a prescindere dal fatto che nell’elenco stilato dal Times non ve ne sia traccia. Speriamo bene in futuro, anzi, diamoci da fare. La cartina di tornasole della redazione di un quotidiano celebre (e troppo spesso superficiale) ci dice che c’è molta navigazione da fare. Quantomeno per apparire all’orizzonte senza naufragare nel dolce mare dell’oblio autoreferenziale.
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