“I buoni risultati del SSN italiano nel confronto coi Paesi OCSE li hanno pagati gli operatori”
Roma, 11 Aprile 2017
Dopo che il Benchmark OCSE sui sistemi sanitari ed il rapporto della Corte dei Conti sulla finanza pubblica hanno dato conto di come in Italia il pubblico spenda poco per la sanità con buoni risultati, tutti sono pronti ad intestarsi i meriti dei risultati conseguiti e del riassorbimento degli squilibri strutturali realizzato negli ultimi anni. Se però si va a guardare le cifre più da vicino si può notare che quello che ha avuto il più forte ridimensionamento è il costo del personale, che dal 2009 è sceso del 13,4% per effetto del tetto alla spesa per il personale (spesa 2004 diminuita dell’1,4%), del blocco dei rinnovi contrattuali e del ridimensionamento dei fondi accessori.
Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della UIL FPL Michelangelo Librandi.
Allora – prosegue Librandi – lo possiamo dire che questi meriti sono degli operatori del SSN? Secondo noi si, perché quei punti/PIL in meno che spendiamo per la sanità rispetto agli altri Paesi OCSE vengono proprio dalle tasche dei lavoratori e dai loro sacrifici.
Quindi, prima di tutto ci piacerebbe che questo venisse riconosciuto da chi di dovere. Secondo, diciamo che non si può pensare di andare avanti contando all’infinito sul senso di responsabilità e sull’abnegazione degli operatori.
Per gli effetti combinati del blocco del turn over e della riforma previdenziale, abbiamo una popolazione lavorativa sempre più anziana, logorata da una turnistica al limite dell’illegalità e dai carichi di lavoro, mortificata dal blocco dei contratti e dalle continue campagne mediatiche contro i lavoratori del sistema pubblico dei servizi.
Una situazione di disagio strutturale, organizzativo ed economico che ormai in moltissime realtà rasenta il limite della sostenibilità e che richiede l’apertura di un confronto, serio, a tutti i livelli e a tutti tavoli, a partire da quello per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro – conclude Librandi-
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