Hiroshima. Uniti per amore o per forza!
Nella dichiarazione semi-finale dei Magnifici Sette, adottata un giorno prima della chiusura del vertice. I “Grandi” (meloni e zelensky compresi) hanno espresso l’auspicio di costruire un rapporto con la Cina basato sul principio della stabilità.
“Siamo pronti a costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina purché convinca la Russia a ritirarsi dall’Ucraina”, si afferma in un documento.
È stato sottolineato che i membri dell’organizzazione riconoscono l’importanza dell’impegno con Pechino. Ed hanno sottolineato di essere consapevoli del ruolo della Cina nell’economia globale e nel mondo. Aggiungendo che il G7 non intende danneggiare la Cina.
Insomma i Magnifici Sette ammorbidiscono i toni cercando di tenere a bada il Dragone cinese, almeno finché non hanno risolto in qualche modo il conflitto contro la Russia. Così evitano di attaccare verbalmente la Cina, avendo già da fronteggiare l’Orso russo sul campo. Non è conveniente spingere sempre più i due giganti bipolari verso un’alleanza militare ed economica che potrebbe essere troppo pericolosa per un Occidente ridotto allo stremo.
Per il momento il “nemico” da sconfiggere resta la Russia, come anche dimostrato dalle dichiarazioni del premier giapponese (ben ammaestrato), Kishida, il quale alla vigilia del G7, aveva pubblicato un articolo in cui, con spavalderia, dichiarava di voler dimostrare personalmente “l’incrollabile solidarietà del G7 con i resti dell’Ucraina”, di voler confermare che il G7 continuerà a imporre dure sanzioni anti-russe e di aver intimato alla Russia di “ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue truppe dal territorio ucraino”.
Una dichiarazione d’intenti “significativa” questa. Se non fosse che dal novembre dello scorso anno i massimi imprenditori giapponesi hanno lanciato l’allarme e proclamato che il Giappone non sopravviverà senza le importazioni di risorse energetiche russe. Rinunciarvi sarebbe come fare harakiri alla propria industria. Nessuno nel Paese del Sol Levante vuole fare harakiri, sono passati quei tempi, quindi i giapponesi, che denunciano la Russia “aggressiva”, continuano ad acquistare petrolio, carbone ed altre materie prime dalla Russia. La retorica delle sanzioni bellicose appare particolarmente divertente in questo contesto. Ma Kishida deve inchinarsi ai dettami di Washington. La leadership giapponese non ha altre opzioni. È uno spettacolo pietoso, ovviamente.
I poveri giapponesi, grazie ai loro patroni a stelle e strisce, hanno sperimentato per due volte l’uso del bastone nucleare contro le loro città ed ora continuano a tirare il risciò dello zio Sam (Biden).
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