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Guidonia Montecelio: La Rocca Medioevale

Guidonia Montecelio: La Rocca Medioevale
Ottobre 04
23:00 2008

9999-st-castello_guidoniaLa prima citazione storica del paese situato a nord-est di Roma si riscontra in una bolla di Benedetto VI (973-974) del 973 che indicava Ponticelli tra i possedimenti della chiesa di Tivoli. Allo stesso periodo risale la costruzione della Rocca edificata per volere dei Crescenzi, potenti e crudeli signori del luogo. Essi, avendo saputo che i Castelli di Roviano, Anticoli e Arsoli erano passati all’Abbazia di Subiaco, desiderosi di ampliare i propri domini, tesero un’imboscata all’abate di Subiaco Paolo III, facendolo prigioniero. Condotto in catene nel Castello di Monticelli e pur sottoposto a sofferenze inaudite, l’abate fu inflessibile nel sostenere i diritti del monastero, per cui, dopo una lunga agonia fu lasciato morire dissanguato e accecato. La popolazione a quell’epoca viveva ancora sparsa nella campagna e alle pendici del colle nei pressi dell’Abbazia di San Vincenzo. Solo in seguito alle invasioni dei Normanni si stanziò nei pressi della Rocca, intorno alla quale cominciarono poi a sorgere le prime case. Nacque così il Castrum Montiscellorum, piccolo borgo probabilmente formato da un solo anello di case che circondava la Rocca già difesa da una cinta muraria. Nel XII secolo, in seguito ad una divisione fra i due rami della famiglia, venne creato, sulla vetta del monte Albano, il Castrum Montis Albani che scomparirà nel XV secolo ed il suo territorio verrà assorbito da quello di Monticelli. Per la sua collocazione su un’altura imprendibile e per la sua posizione strategica a presidio di Roma dalla parte dell’Abruzzo, il Castrum fu aspramente conteso dai nobili del tempo tra i quali i Capocci, gli Orsini e gli Anquillara. Nel 1445 fu strappato a quest’ultimi dall’esercito Pontificio; divenuto presidio della Chiesa e da essa fortificato, fu affidato in seguito a cardinali governatori fra i quali il D’Estouteville, gli Orsini e i Della Rovere. Nel 1550 venne venduto ai Cesi che, grazie alla lunga durata della loro signoria, realizzarono notevoli opere architettoniche. Per i loro meriti Pio V (1566 – 1572) con motu proprio costituì Monticelli in Marchesato. Il paese cominciò cosi ad espandersi al di là delle mura medioevali; un prezioso documento sull’assetto topografico della località agli inizi del Seicento è rappresentata da un affresco custodito a Palazzo Cesi in Roma. Nella prima metà del XVII secoli i Cesi stabilirono la loro residenza nell’attuale Palazzo Baronale, detto del Principe, anziché restaurare la Rocca che lentamente andò in rovina. Nel 1678 i Cesi vendettero il feudo ai Borghese che lo tennero fino alla soppressione dell’ordine feudale. Nel corso dell’Ottocento le proprietà dirette dei Borghese vennero cedute progressivamente agli abitanti. L’intero abitato, che conserva numerose tracce del periodo medioevale, è dominato dagli imponenti resti della Rocca che sorgono sulla sommità del monte.
Sono ancora riconoscibili la cinta muraria originaria, il torrione pentagonale, che venne posto a guardia dell’ingresso sul lato est, e le strutture del palazzo del signore dove era la sala del Papa così chiamata per il breve soggiorno di Eugenio III. Il palazzo includeva anche un tempietto di epoca imperiale, i cui resti sono ancora visibili, sorto presumibilmente sul sito di un tempio più antico come attestano numerosi frammenti di oggetti in terracotta, provenienti dal deposito votivo del santuario, rinvenuti negli orti sottostanti. Nel XII secolo il tempietto, che si elevava su un podio di travertino, fu trasformato in cappella del Castello. Non vi è più traccia del coronamento a merli guelfi ancora visibile nell’affresco di Palazzo Cesi.
Bibliografia: (Ist Italiano Castelli Lazio – Bonecchi – Rendina – Il Castello VIII° / VI° anno)

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