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Guadagnuolo dipinge Remigio “l’ultimo Pasquino” di Piazza Barberini
Un’opera transrealista di Francesco Guadagnuolo ambientata a Roma, la città eterna, che mette in corrispondenza il cinema con il teatro di strada. L’opera del Maestro Guadagnuolo rivela due mondi di rappresentazioni e lo fa nel suo modo di lavorare sulla tela. Il quadro fa vedere tutta la magnificenza di Piazza Barberini con la grandiosa fontana del Tritone del Bernini.
L’opera pittorica di Guadagnuolo si presenta nella magnificenza metafisica, in un profondo silenzio di bellezza della Roma nell’unione del cinema “Vacanze romane” interpretato da Grecory Pech e Audrey Hepburn con un personaggio caratteriale conosciuto dal popolo romano come Remigio Leonardis detto “l’ultimo Pasquino” come scritto in certe guide turistiche, che dava con le sue performance un sorriso a chi passava da Piazza Barberini.
Sono tre gli elementi racchiusi nel dipinto di Guadagnuolo in uno spazio-tempo transreale che ferma il set cinematografico con la performance di strada.
Il primo elemento è preso dalla storia del cinema: “Vacanze romane” un’epoca immortale senza tempo. “Vacanze Romane” non è solamente un film con due attori hollywoodiani fra i più celebri Gregory Peck ed Audrey Hepburn, ma un effettivo segno visivo, per la città di Roma. La fontana del Tritonefa da sfondo nel quadro di Guadagnuolo che rimane un palcoscenico eccezionale per il loro amore.
Il secondo elemento nell’opera di Guadagnuolo è la luce di Roma perché è unica, egli ha scelto all’imbrunire per dare un’atmosfera particolarmente entusiasmante per i frequentatori della notte.
Il terzo elemento è preso dalla cronaca, riguarda Remigio, il burlone che è stato chiamato da Franca Valeri e Lina Werthmüller a partecipare “a ruota libera” al Convegno “Zavattini ‘97”, sul palcoscenico del Teatro Argentina. Attrasse anche Alberto Sordi, con la tentazione di dare origine ad un film suggerito dal soggetto.
Guadagnuolo, con quest’opera, esprime la profondità poetica di una Roma che non c’è più. trovando un’eco di bellezza dentro le visioni urbane romane dove amava dare sfogo ai suoi sogni, un uomo ben vestito che sembrava quasi dirigere il traffico a suon di musica sentita solo da lui, dietro una fontana zampillante d’acqua come fosse un set cinematografico felliniano. Una realtà sensibile e una realtà immaginativa s’incontrano, dando origine ad una felicità che stava nel mondo dei sogni, dopotutto anche il cinema fa questo. Un teatro dei sogni che adesso che non c’è più e viene da tutti rimpianto. Attorno alla sua persona, sono generate leggende metropolitane di ogni tipo. Il “pazzariello” ormai faceva parte dello scenario urbano, diventando un personaggio pubblico.
Per imbattersi nel ‘pazzariello’ dobbiamo spostarci nella Napoli di fine Settecento, sino alla metà del Novecento, si riteneva un’artista di strada, strano e spiritoso, colui che si riservava a rallegrare i pedoni. Come non rievocare il grande Totò nel film “L’Oro di Napoli”, dove impersonava un gentile e brillante pazzariello.
Roma è tutt’altro che una semplice scenografia, è città esemplare, lucente, eterna. La luce di Roma, è insolita, lo è in ogni ora e lo sarà in ogni tempo. Per questa ragione basterebbe compiere qualche passaggio, salire o scendere una scalinata, estendersi accanto ad una colonna, di un pilastro o di un architrave per riuscire a coglierla.
Si domanda Guadagnuolo: “Esiste ancora questa città? Ha ancora senso raccontarne l’eternità? Comunque vada, la risposta è sì, sarà sempre una bella favola nel visitare Roma, come disse Peck, nel finale del film, alla principessa, nella conclusione del loro amore: «E sarà la fine di una bella favola».
Avvaliamoci dell’estate per fare visita a questo immenso museo a cielo aperto.
Questa operazione potrebbe richiedere un secondo o due.
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