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Gruppo EveryOne: Lettera ai Giornali

Novembre 09
17:10 2009

Questa è una email che abbiamo inviato ai politici e agli attivisti vicini al Pd e ai suoi alleati. Cerchiamo spesso di dialogare con le Istituzioni e le forze politiche, a volte ottenendo risultati importanti. Intratteniamo corrispondenza regolare via email con numerosi politici della maggioranza e dell’opposizione. Qualcuno ci chiede consiglio in momenti fondamentali per le scelte politiche italiane. Noi rispondiamo esattamente quello che ci sembra giusto e utile, senza inutili diplomazie. La politica riguarda il “bene” e il “male” e il nostroi gruppo cerca di difendere i valori universali del “bene”: la vita, l’uguaglianza, il rispetto, le pari opportunità, la dignità di tutti, i diritti sanciti dalle grandi Carte. Siamo convinti che quando la politica sarà capace di rappresentare l’uguaglianza fra tutti i cittadini e non si proporrà solo di ottenere consensi vendendo “pelli umane”, sarà un gran bene per noi, che stiamo facendo sacrifici e correndo rischi inauditi e per voi, che di certo fate fatica a orientarvi in un ginepraio di notizie che spesso provengono da fonti propagandistiche e non imparziali. Ogni tanto se ne avete voglia, fate una visita al nostro sito: pubblichiamo notizie che viviamo in prima persona. Qualcuno ci accusa di “esagerare”, ma i nostri dossier, i nostri servizi, le nostre ricerche sono sempre state confermate da delegazioni imparziali e da osservatori obiettivi. Purtroppo, al contrario, tralasciamo spesso di riferire particolari raccapriccianti e macabri o abusi talmente gravi da parte di chi dovrebbe tutelare la vera “sicurezza” da sembrare frutto di invenzione. Buon lavoro, Roberto Malini

Pd. Bersani sceglie il nemico giurato del popolo Rom come suo braccio destro. Il lupo perde il pelo…

Milano, 9 novembre 2009. Nell’anniversario della Notte dei Cristalli, con cui ebbe inizio la persecuzione nazista degli ebrei e dei nomadi”, che porterà allo sterminio di milioni di innocenti, Pierluigi Bersani annuncia chi sarà il suo braccio destro: Filippo Penati ( http://www.clandestinoweb.com/?option=com_content&task=view&id=26915 ). Ma come, non parlava, Bersani, di solidarietà, amicizia fra i popoli, rispetto dei Diritti Umani, durante la campagna elettorale che lo ha portato a capo del Pd? Tutto dimenticato. Il lupo – il partito del “razzismo rosso” che Franceschini e la Serracchiani stavano cercando di rendere più umano – perde il pelo, ma non il vizio. Amici antirazzisti… lasciate ogni speranza: si ricomincia, anzi, non si vede una fine. Proprio stamattina il Gruppo EveryOne ha soccorso una famiglia messa sulla strada, al freddo, senza assistenza, a Pesaro, città amministrata dal Pd e dai suoi alleati. Per cacciarla e intimare al capofamiglia (la cui moglie è disabile psichica) il sindaco (chiamato dai Rom del posto “Il Diavolo che Ride”) ha scomodato addirittura un assessore, che ha detto al capofamiglia: “Dovete smetterla di cercare rifugio in baracche o sotto i ponti, perché mando i vigili e le ruspe. Qui non abbiamo case popolari per voi né assistenza sociale. Ve ne dovete andare senza se e senza ma”. Conosciamo da tempo i “compagni” pesaresi e abbiamo constatato come provino un perverso piacere nel fare del male, nel vedere dolore, desolazione e morte (a Pesaro le Istituzioni sono responsabili di diverse morti di Rom). A chi continua a illudersi che il problema italiano sia Berlusconi, noi continuiamo a ripetere che no, non è lui. Lui è un uomo compromesso, che per evitare di veder crollare il suo impero, tiene il potere fra i denti, accettando pesanti compromessi con la propria coscienza, come quello di seguire la politica intollerante, antieuropea, antimeridionalista della Lega Nord o di “agevolare” organizzazioni non certo istituzionali cui sembra debba molti favori. Ma se cadesse ora Berlusconi e se lo sostituisse l’attuale centro-sinistra, non pare che si verificherebbero grandi progressi civili o che si modificherebbero gli effetti dell’odio razziale, che non è “di destra”, ma è italiano.

Something about… Filippo Penati

Penati: “Lombardi, caccia i rom!”.
Penati: “Basta parlare di accoglienza: tolleranza zero con i rom!”.
Penati: “I rom portano un’impennata di reati. Non sono mica i Gypsy King!”

Maiolo: “Bisogna cacciarli tutti”
In attesa della nomina di commissario straordinario c’è il botta-e-risposta tra Gian Valerio Lombardi e Filippo Penati sul fronte sempre più incandescente dell’emergenza nomadi

Milano, 16 maggio 2008 -Botta-e-risposta tra Gian Valerio Lombardi e Filippo Penati sul fronte sempre più incandescente (anche se l’esasperazione dei milanesi, per fortuna, non ha raggiunto quella dei residenti a Ponticelli) dell’emergenza rom. Perché il presidente della Provincia salisse sulla stessa barricata eretta dalla Lega, che, attraverso il neodeputato Matteo Salvini ha, nel pomeriggio, consegnato nel pomeriggio all’ex sindaco della Stalingrado d’Italia la tessera di sostenitore del Carroccio numero 41508, è bastato poco. Cioè che Lombardi, a margine della cerimonia di scopertura della lapide intitolata al vicebrigadiere Antonio Custra svoltasi in mattinata, accennasse al suo futuro (un problema tecnico ha, almeno finora, impedito al Governo di recepire l’apposito decreto già firmato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni)compito di commissario straordinario ai campi nomadi.

 

“ll punto è redistribuire la presenza dei rom sul territorio – ha scandito, del resto, il prefetto prima di recarsi alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza -. La concentrazione dei nomadi a Milano risulta, d’altra parte, eccessiva perché si tratta di una presenza elevata per una città densamente popolata. Dovremo spostarne, dopo il necessario censimento, qualcuno da qualche altra parte, dove i problemi sono meno avvertiti, in accordo e collaborazione, per quanto possibile, con gli altri sindaci. Qualche campo, comunque, resterà anche a Milano. Quanto alla nomina di un commissario regionale o nazionale invocata da altre grandi città… Penso che si tratti di un’ipotesi percorribile. La scelta, comunque, spetta al Governo. Per parte mia, non credo che sussista tutto questo profilo particolare del problema”.

 

Ma la road-map del commissario straordinario in pectore è andata di traverso a Penati, che, sull’onda di una richiesta di coinvolgimento nelle soluzione dell’emergenza auspicata da diversi sindaci dell’hinterland e recapitatagli dall’assessore alla Sicurezza Alberto Grancini, ha interpretato la ‘redistribuzione’ proposta da Lombardi alla stregua di un semplice trasbordo dei nomadi dalla città ai Comuni della provincia. Morale? Nel rapido volgere di mezz’ora l’inquilino di Palazzo Isimbardi dispone prima la non partecipazione di Via Vivaio al Comitato per l’ordine e la sicurezza e poi un’uscita pubblica densa di piccate puntualizzazioni. “Non ci serve un commissario ai trasporti dei nomadi ma all’emergenza dei campi – ha esordito, difatti, Penati davanti a taccuini e telecamere spianati -. Io dico che stiamo partendo con il piede sbagliato se la missione assegnata dal Governo all’imminente commissario è quella di prendere atto dello status quo e di limitarsi, com’ha dichiarato lui stesso, a ‘redistribuire’ 23.000 nomadi (200 gli insediamenti censiti, ndr.) sul territorio della provincia. Non è così che si proteggono le comunità e i cittadini da noi amministrati. Le priorità sono altre. La prima? Dare corso alle espulsioni dei cittadini comunitari indesiderati. Credo che le Prefetture, in attesa del varo di un disegno di legge ad hoc, abbiano già approntato gli elenchi dei rom con precedenti penali e impegnati in attività criminali. Riguardo alla seconda priorità, invece, è necessario applicare la direttiva comunitaria, siglata dall’oggi ministro degli Esteri Franco Frattini, che consente di riaccompagnare alla frontiera i cittadini comunitari non in grado di sostentarsi. L’Italia può accogliere quanti cercano lavoro ma non farsi carico dell’indigenza di competenza, semmai, d
el Welfare dei Paesi di provenienza dei nomadi. Ritengo, poi, che il Governo dovrebbe chiudere i flussi dalla Romania. Solo quando avremo liberato i campi dei delinquenti e degli indigenti di professione, magari utilizzando il milione di euro offerto dalla Provincia al Fondo per la sicurezza metropolitana nel noleggio di pullman che accompagnino oltreconfine i rom “irregolari”, potremo affrontare il problema della “redistribuzione’ di quelli rimasti sul territorio milanese”.

 

Lombardi ha replicato a Penati lavorando sodo in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza. Così di prendere le difese del prefetto s’è incaricato il vicesindaco, reduce dalla riunione ‘marinata’ da Via Vivaio. “A Palazzo Diotti – ha polemizzato Riccardo De Corato -, abbiamo parlato di come rimpatriare i rom delinquenti, accattoni e nullafacenti anche con l’aiuto della Polizia romena. Tutto il resto sono chiacchiere elettorali e speculazioni politiche di Penati, che, politicamente, ha i giorni contati pure per effetto del sostegno indiscriminato ai rom (la Provincia ha destinato a 20 nomadi appartamenti di sua proprietà in via Varanini, ndr.) portato avanti per un lustro dalla sua Giunta”.

di Corrado Dragotto – http://ilgiorno.ilsole24ore.com/milano/2008/05/16/89093-penati_lombardi_caccia.shtml

 

Milano, è febbre da tolleranza zero “Le città romene si riprendano i rom”
fonte Fabrizio Ravelli – La Repubblica

 

MILANO – Zero campi nomadi. Zero zingari. Zero tolleranza. In un crescendo di proclami, dispetti, ripicche, polemiche, anche Milano – nel suo piccolo – affronta quella che ormai viene definita “emergenza nomadi”, e che ha oscurato qualsivoglia eventuale altra emergenza. Non è un bello spettacolo. Si litiga su espulsioni, rimpatri forzati, ridistribuzione, sgomberi, arresti. Salvo che, alla fine, sono tutti d´accordo. Gli zingari sono la spazzatura, sono delinquenti, bugiardi, rubano e vendono i bambini. Come spazzatura, vanno raccolti e spostati da qualche altra parte. Destra, sinistra, centro: un coro, una macedonia. La gara è a chi si mostra più duro e determinato.

I fatti, quelli seguiranno. Per ora si litiga nell´attesa. Il prefetto Gian Valerio Lombardi è “commissario straordinario” per la cosiddetta “emergenza rom”. Ma un commissario in pectore. La nomina governativa non è ancora arrivata. E nemmeno si conosce quanto sarà larga la sua competenza territoriale. La provincia, la regione, o addirittura tutta Italia come qualcuno della destra ieri anticipava? Al buon Lombardi, nel frattempo, è bastato accennare alla necessità di “ridistribuire” sul territorio provinciale la popolazione zingara per avere un piccolo saggio, a scartamento limitato, di quel che l´aspetta.

«Dovremo spostare qualcuno altrove, dove i problemi sono meno avvertiti, in accordo e collaborazione, per quanto possibile, con gli altri sindaci», ha annunciato il quasi-commissario. Per carità: i sindaci dell´hinterland hanno subito alzato le barricate. Verbali, per il momento. Destra, centro, sinistra, senza distinzioni. I luoghi «dove i problemi sono meno avvertiti» non esistono in natura, almeno in provincia di Milano. Sul tema rom i sindaci si giocano la poltrona e il rapporto coi cittadini. Fra le proteste, spiccava quella del leghista Ettore Fusco, sindaco di Opera, che ha vinto le elezioni grazie al rinvio a giudizio per l´assalto a un campo nomadi.

Filippo Penati, presidente Pd della Provincia, è uno degli assoluti protagonisti di questa battaglia. Come prima mossa, ha disertato la riunione del Comitato provinciale per l´ordine e la sicurezza: «Se la missione del commissario è quella di spostare ciò che è già presente nell´area milanese, partiamo col piede sbagliato. Allora bastava un commissario ai traslochi», ha commentato. Poi, dopo che il quasi-commissario Lombardi ha assicurato che si sarebbe cercata in ogni caso «la massima collaborazione», Penati si è detto pronto a «riprendere il dialogo». Sempre che non si discuta di «ridistribuzione», su questo Penati non vuole dialogare.

Il suo obiettivo è «zero campi rom»: «Deve essere chiaro che il nostro scopo – dice a “Repubblica” – non è arrivare da 200 a 300 campi nomadi nell´area metropolitana. Il fine dev´essere quello di allontanare tutti i rom delinquenti e tutti quelli che non possono dimostrare di avere una fonte di sostentamento legale». Ma quanti ne potrebbero restare, di zingari? «Non faccio cifre. Dico solo che dobbiamo espellere tutti quelli che hanno commesso reati e sono nelle liste già fatte dalle forze dell´ordine. E bisogna riaccompagnare a casa, in Romania, tutti gli accattoni e quelli che sono qui da tanti anni senza poter dimostrare di avere un lavoro legale».

Il leghista Matteo Salvini gli ha beffardamente offerto la tessera onoraria della Lega. Penati non ha raccolto. E ha specificato che cosa significa, secondo lui, essere nomadi: «Se sono nomadi devono spostarsi, transitare per un periodo massimo di 8-15 giorni nelle aree autorizzate e poi andare altrove. Questa è la tradizione delle popolazioni nomadi». L´onorevole Pd Pierluigi Mantini ha plaudito alla fermezza di Penati, e ha poi suggerito al ministro Maroni di inserire nel suo “pacchetto” il prelievo obbligatorio del Dna, «non solo per chi delinque, ma anche per gli immigrati irregolari».

L´arresto di un romeno (non zingaro) che ha violentato una ragazza ha aumentato la temperatura. Penati ha aperto la sua nota dando merito alle forze dell´ordine per la cattura del violentatore. Il vicesindaco Riccardo De Corato non è mancato all´appuntamento con quello che è il suo sport quotidiano: insultare il cardinale Dionigi Tettamanzi, per essere rimasto «muto» alla notizia che una ragazza zingara aveva «messo in vendita il suo bambino».
Nel bailamme, il sindaco Letizia Moratti ha cercato di tranquillizzare: la «ridistribuzione» degli zingari si farà «su scala nazionale». E ha parlato di un «percorso con alcuni sindaci di città romene», perché si riprendano a casa i loro connazionali. Ha ammesso (alla buon´ora) che il problema «deve uscire da una logica emergenziale».

Anche Roberto Formigoni, presidente della Regione, sì è mostrato rassicurante: «Dobbiamo ribadire che siamo felici di avere chi lavora e si integra. La nostra non deve essere una lotta contro lo straniero, ma contro chi delinque». La riprova del fatto che, quando ti scavalcano a destra, conviene fermarsi un momento.

 

http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/51211/Milano,_è_febbre_da_tolleranza_zero_

Filippo Penati: «Basta parlare di accoglienza I rom non sono i Gipsy Kings»
fonte Intervista di Marco Cremonesi – Il Corriere della Sera

MILANO – «Dire che gli italiani son razzisti è una sciocchezza. Io credo che non un governo o un partito, ma l’intera comunità nazionale italiana sia lontana dal razzismo e dalla xenofobia». Filippo Penati, il presidente della Provincia di Milano, sarà pure «di sinistra» come la vice premier spagnola Maria Teresa Fernandez de la Vega.
Eppure, la sua posizione in tema di rom è netta: «Espulsione o carcere per i delinquenti, accompagnamento alla frontiera per chi in Italia non ha mezzi di sussistenza».

Presidente, la sinistra italiana ha cambiato pelle?
«È finito il relativismo per cui se qualcuno delinque, la colpa è sempre della società. Diciamo che in molti ora hanno scoperto la responsabilità individuale. Anche se alcuni con qualche ritardo di troppo».

I manifesti anti rom del Pd di Ponticelli, a Napoli, non coinvolgono la sola responsabilità individuale. Si parla di rom, un’etnia.
«È importante non cadere nel-l’errore di generalizzare e assecondare la pancia, ma è altrettanto vero che lì era accaduto un fatto molto grave. E sui manifesti, in realtà, non si parla di un’etnia ma di una ben individuata comunità. Che di certo, non poteva più restare dove era».
D’accordo Penati, ma non è che starete perdendo l’anima?
«Ha detto bene Veltroni: tra c
hi compie un torto e chi lo subisce, sto con chi lo subisce. Io credo che il Pd, diversamente dai partiti storici che lo hanno preceduto, debba rappresentare più che educare. Il che non significa appiattirsi sul senso comune, resto convinto che un partito debba svolgere anche una funzione, per così dire, pedagogica.
Ma non possiamo più essere soltanto quello. Non possiamo più, di fronte a certe evidenze, dire aristocraticamente: voi dovete pensarla così».

È favorevole all’introduzione del reato di immigrazione clandestina?
«Non sono convinto. A parte la discussione aperta tra i giuristi – e anche nel centrodestra – non vorrei che un provvedimento del genere avesse risultati opposti alle attese. Spingere al crimine chi è nella zona grigia. Portare molti a passare dall’espediente al reato vero, perché tanto si è già criminali. Inoltre, renderebbe i normali controlli molto più rischiosi. Meglio, per esempio, l’inasprire le pene per chi, già espulso, rientri in Italia».

Lei ha detto: «Fuori chi non ha i mezzi di sussistenza». Anche gli italiani arrivavano a New York o Buenos Aires senza mezzi.
«Oggi siamo nell’Unione europea. Una grande opportunità per tutti, ma anche regole. Non ci può essere qualcuno che vive del welfare di un altro Paese. Né un Paese che gode delle opportunità europee senza farsi carico dei propri cittadini: ricordo che la Romania è un Paese con tassi di crescita simili a quelli del nostro boom economico».

Lei ha proposto di «fermare i flussi». Ma l’Ue ha già detto che Schengen non si tocca.
«Bisognerà lavorare sugli accordi bilaterali. Una cosa è certa: non possiamo più accettare 23mila persone e 200 campi nomadi nella sola area di Milano. È una questione fisica: non possiamo. Il rischio è quello di reazioni che nessuno vuole. Non si tratta di razzismo: è responsabilità ».

Perdoni, Penati. Ma anche questa è un’argomentazione «di destra ». O no?
«No di certo. Leggo che solo il 3 per cento dei bambini rom va a scuola. Non è un’ingiustizia che fa ribollire il sangue? L’immigrazione, specie nelle grandi aree urbane, è imponente. Richiede politiche precise e, ripeto, assunzioni di responsabilità. Parlare soltanto di accoglienza, significa preparare il terreno per fare altra accoglienza. E anche non dire la verità: perché non si può».

Lei ha anche detto che i nomadi italiani «si devono cercare una casa, come tutti». E la «biodiversità » culturale?
«Guardi che qui non è che stiamo parlando dei festival in Camargue o dei Gipsy Kings. È nobile tradizione vivere tra sacchi di rifiuti e auto rubate? È un’opinione che ci sia una strettissima correlazione tra certi insediamenti e l’impennarsi dei reati in una certa zona? Io non credo che tutto sia tollerabile in nome della diversità culturale».

 

http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=51204

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