Grexit e uscita dall’Euro, se ne è discusso a Ciampino
inevitabilmente compressione salariale e, secondo i tre economisti intervenuti, foriera di squilibri e contrasti insanabili che potrebbero portare, nel medio periodo, all’implosione dell’Eurozona e, di conseguenza, all’azzeramento della Unione Europea come fin qui l’abbiamo conosciuta. Quel che sta accadendo alla Grecia, per la Ue una vera figura barbina, con i reiterati richiami alle riforme da parte di Bruxelles (leggi privatizzazioni e smantellamento progressivo e costante del welfare) e alla intransigenza, irragionevole, dei creditori sembra portare a quello. Ed è altresì una prova lampante che sia stato messo in atto, anche negli altri paesi del Sud Europa, una specie di esperimento di ingegneria sociale, realizzato attraverso un sofisticato meccanismo di ribaltamento della realtà: se il governo, democraticamente eletto, fa presente, ormai da cinque mesi, di trovarsi dentro una crisi umanitaria devastante, gli si risponde, senza batter ciglio, che gli stipendi e le pensioni vanno tagliate e i debiti vanno comunque pagati. Vien da pensare, a questo punto, che all’Fmi, alla Commissione e alla Bce non interessi tanto, o non più, il semplice pagamento delle rate ma un regime change, un cambio di governo, attuato non più, come tanti anni fa, facendo uscire i carri armati dalle caserme, ma tramite una lenta asfissia finanziaria, che punisca in modo definitivo Atene e chi non si allinea all’ideologia neoliberista e monetarista che ormai impregna fino al midollo questo Continente. L’economista Giuseppe Commisso si è soffermato brevemente sulle varie teorie economiche ed ha saputo dare un’idea molto precisa di quella che ha prevalso oggi in Europa: una esplosiva miscela ideologica che dai Chicago Boys di Milton Friedman passa per la compassionevole economia sociale di mercato tedesca riveduta e corretta all’oggi, ovvero la cura da cavallo che, a suon di tagli e austerity, da vari anni sta asfaltando anche il nostro Paese. L’intervento di Fabio Massimo Castaldo, deputato europeo del M5S, si è invece concentrato sulle crisi in atto ai confini della Fortezza Europa, da quella Ucraina, fomentata dalla Nato e dagli Stati Uniti, alla Siria, terreno di scontro tra Iran da una parte e Turchia e Arabia Saudita dall’altra, ponendo l’accento sulla totale mancanza, e lungimiranza, di una politica estera e di una visione comune europea. I probabili scenari di una uscita dall’Euro, non propriamente indolori, sono stati infine scrupolosamente analizzati dall’altro economista presente alla serata, Andrea Lax.
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