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Goletta Dei Laghi Di Legambiente presenta i risultati dei monitoraggi nel lazio

Luglio 19
21:34 2016

Goletta Dei Laghi Di Legambiente presenta i risultati dei monitoraggi nel lazio: su 19 punti 11 presentano cariche batteriche sopra i limiti
Preoccupanti situazioni individuate sui laghi di bolsena (6 campioni su 7 fortemente inquinati) e bracciano (3 su 5 fortemente inquinati)
“ancora troppo inquinamento da mancata depurazione negli splendidi laghi laziali, non giudichiamo lo stato ambientale complessivo ma ora, enti e associazioni devono lavorare insieme per risolvere le forti criticità emerse”
Foto e video: http://bit.ly/29fpbaz
Si chiude con conferenza stampa a Roma il tour laziale della Goletta dei Laghi di Legambiente, storica campagna del cigno verde realizzata in collaborazione con COOU, Consorzio Obbligatorio Olii Esausti, e Novamont.
I tecnici di Legambiente durante la campagna hanno eseguito il monitoraggio dello stato di qualità dei laghi con l’intento di metterne in risalto i punti critici. L’obiettivo è quello di scovare le situazioni che mettono maggiormente a rischio i laghi: tanto le foci dei fiumi quanto i tratti di costa interessati da fenomeni di inquinamento batteriologico di origine fecale per la presenza di scarichi abusivi o insufficiente sistema di depurazione.
Sulla base di segnalazioni raccolte durante tutto l’anno sia dai cittadini che dai circoli locali di Legambiente i tecnici hanno individuato i punti per i campionamenti in modo diretto e in tempo reale, intervenendo con tempestività sulle situazioni a rischio di inquinamento delle acque, ampliando così il quadro delle analisi e potenziando la messa a fuoco delle criticità.
Di questi punti di campionamento nel Lazio, eseguiti nelle giornate del 14 e 15 luglio, sono ben 11 su 19 quelli che sono risultati “inquinati” o “fortemente inquinati” per la carica batterica presente nelle acque tra le analisi effettuate nei laghi di Bolsena, Bracciano, Canterno, Vico e Albano. Maggior numero di situazioni negative nei laghi di Bracciano e Bolsena dove la carica batterica è risultata nella maggior parte dei punti molto al di sopra dei limiti di legge.
Nel lago di Bracciano infatti, in ben 3 punti su 5, l’acqua è risultata “fortemente inquinata” a Grotta Renara a Bracciano, all’incile del Fiume Arrone a Anguillara e alla foce del canale presso via della Rena a Trevignano.
Sul lago di Bolsena addirittura 6 punti su 7 hanno superato i limiti di legge risultando “fortemente inquinati”: a Montefiascone presso il parco giochi sul lago, a Marta nella spiaggia in fondo a Via Cava, a San Lorenzo Nuovo presso la foce del fosso Ponticello e presso il canale in località prati Renari, a Capodimonte nella spiaggia in via Regina Margherita, a Gradoli nella foce del fosso Cancello. Sul lago di Vico un risultato negativo sui due monitoraggi fatti in località Punta del Lago. Sul lago Albano un risultato negativo su 3 prelievi presso via dei Pescatori a Castelgandolfo. Non emergono criticità negative dai 2 prelievi effettuati sul lago di Canterno a Ferentino (FR).
Monitoraggio speciale è stato effettuato anche nel laghetto di Villa Ada dove non sono risultate cariche batteriche ma un’alta densità di nitriti principale causa dell’eutrofizzazione dell’acqua.
“Ancora troppo inquinamento da mancata depurazione negli splendidi laghi della nostra Regione – dichiara Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio – Con questi risultati non diamo di certo patenti di balneabilità e non vogliamo giudicare lo stato complessivo dell’acqua nei vari laghi ma, individuando le tante criticità, avviare percorsi positivi in cui amministrazioni e cittadini possano definire le priorità per la riqualificazione, la salvaguardia e il rilancio degli splendidi laghi del Lazio e per questi ci mettiamo per primi a disposizione. Si parta per esempio dall’avvio di molteplici “contratti di lago” quali tavoli di confronto e strumenti volontari di risoluzione delle problematiche, nei quali abbia un ruolo di primo piano la Regione Lazio per le competenze complessive soprattutto sul tema della depurazione dei reflui e del Piano di Tutela della Acque. ”.
“Le cause principali dell’inquinamento dei bacini lacustri riguardano senz’altro i servizi di fognatura e depurazione le cui prestazioni rimangono ben lontane dagli standard della normativa ambientale europea. – dichiara Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Legambiente – A conferma di questo grave deficit del sistema depurativo, l’Unione europea ha aperto per l’Italia diverse procedure di infrazione e nel 2009 ha provveduto ad emettere sentenze di condanna per il mancato rispetto della direttiva europea 1991/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane.”
Quella della carica batterica non è stata però l’unica analisi effettuata dai tecnici di Legambiente. In questi anni l’associazione sta portando avanti con costanza il monitoraggio dei rifiuti marini e lacustri su diversi fronti: partendo da quelli galleggianti in mare, passando per i materiali spiaggiati sino all’indagine sulle microplastiche (le particelle con dimensione minore di 5 millimetri) nelle acque dei laghi e dei mari italiani. Ciò che emerge dai monitoraggi di Legambiente e come conferma la comunità scientifica internazionale, la plastica rappresenta tra l’80 e il 90% dei rifiuti dispersi in ambiente marino e costiero. Mentre studi approfonditi sono stati condotti sui mari, insufficienti sono le ricerche che ci informano sull’abbondanza e sugli effetti negativi delle microplastiche negli ecosistemi lacustri. È per questo motivo che, durante l’edizione 2016 della Goletta dei Laghi, Legambiente ha decisori di condurre in prima persona uno studio approfondito sul tema. Grazie ad uno speciale dispositivo chiamato “Manta”, sono stati raccolti campioni di acqua superficiale in diversi laghi, utilizzando una particolare rete a maglia ultrafine in grado di catturare le microparticelle. L’intero progetto gode della collaborazione scientifica di Enea e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Nel Lazio i campionamenti delle microplastiche sono stati effettuati grazie al supporto dell’Associazione Lago di Bolsena, dei Parchi Regionali dei Castelli Romani e di Bracciano-Martignano.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

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