Gli arredi sacri dell’Abbazia di Grottaferrata – 1
L’isola sacra dell’Abbazia di Grottaferrata custodisce al suo interno numerosi arredi liturgici. Pervenuti soprattutto durante il periodo del Commende, codesti arredi sono il risultato di numerose donazioni e dei frequenti omaggi recati da cardinali o vescovi che intrecciarono con il luogo legami di affetto o di interessi. Anfore, candelieri, cofanetti, calici, reliquiari, piatti e pastorali hanno inciso sia lo stemma del committente, sia quello della bottega di provenienza ed, in alcuni casi, anche il nome dell’artista.
Al XVII- XVIII secolo circa risalgono i manufatti Barberini: la Conchiglia e la Pisside. Realizzata in argento sbalzato ed inciso, la Conchiglia, di minute dimensioni, assolve a funzioni battesimali e poggia su una base di forma circolare. Al suo interno, invece, è visibile l’immagine di uno scudo con tre api, simbolo della famiglia Barberini. Lo stesso stemma compare sulla base e sulla coppa della Pisside anch’essa compiuta in argento sbalzato ed inciso. Semplice nella sua elegante veste, la pisside poggia su una piede circolare da cui si eleva un fusto arricchito nella zona mediana da un nodo ad anfora. Il manufatto culmina con un coperchio di forma emisferica decorato con un elemento cruciforme che si innalza su una piccola sfera d’argento.
Risalente al XVIII-XIX secolo è il piccolo Secchiello di metallo utilizzato per l’acqua benedetta ed avente la forma di un bacile. La coppa, lavorata a sbalzo e poggiante su una piede circolare, è avvolta da un liscio bordo. Su quest’ultimo, grazie a raccordi aventi testa d’angelo, è fissato il manico ad arco decorato con foglie d’acanto che si incontrano e si uniscono al centro per mezzo di un anello che, un tempo, ne consentiva l’aggancio. Il vero contenitore dell’acqua benedetta non è il Secchiello, ma la vaschetta d’argento che è contenuta all’interno della coppa. Tale accorgimento faceva si che il manufatto non venisse a contatto con l’acqua che, altrimenti, lo avrebbe ossidato. Lo stesso secchiello in molti casi veniva utilizzato come mobile. Proprio in virtù di tale funzione gli era accostato un oggetto liturgico che permetteva di spargere l’acqua: l’aspersorio. Le sue origini sono più recenti rispetto a quelle del manufatto principale, basti pensare che nell’antico rito bizantino l’acqua benedetta veniva diffusa tra i fedeli utilizzando piccoli rami di ulivo, di mirto, o di alloro. In ogni caso l’aspersorio che è conservato all’interno dell’Abbazia di Grottaferrata ha la forma di una sfera traforata e cava in cui veniva collocata una spugna.
Altro manufatto di valore artistico e storico è la Campanella del Priore Passamonti realizzata in bronzo solo parzialmente dorato. La deliziosa creazione della metà del Cinquecento è alta poco più di 10 centimetri ed è decorata all’esterno da un’ornamentazione continua identificabile in tre registri. Al centro compare la figura del Cristo poggiante su nuvole e putti che, al di sotto di una ghirlanda, si alternano ad immagini sacre. L’iscrizione esterna che corre lungo il perimetro è bilanciata da una seconda iscrizione che ha dato il nome alla campanella: “Ricordo del Priore Filippo Passamonti”.
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