Giustizia: società, giudici, politici
De Andrè 1973, Sogno Numero 2. “Una volta un giudice come me giudicò chi gli aveva dettato la legge; prima cambiarono il giudice e subito dopo la legge.
Oggi un giudice come me lo chiede al potere se può giudicare. Tu sei il potere, vuoi essere giudicato, vuoi essere assolto o condannato.”
L’Italia si trascina vecchi problemi, discussi tra commissioni e tavole rotonde, eppure presenti senza nessuna soluzione.
La giustizia è uno di questi, fardello che da anni tutti vogliono cambiare. Si parla di tribunali ingolfati dai processi, dove i giudizi arrivano dopo anni con l’estinzione del reato. La sentenza per intervenuta prescrizione del caso Eternit anticipa quella relativa alla discarica dei veleni nel comune di Bussi (Abruzzo): tutti assolti. C’è mai stato un colpevole in Italia?
La politica si è accorta dei processi in prescrizione per uso proprio e mediatico. Servono vittime e sdegno nazionale per l’evidente indifferenza dei parlamentari, che da tempo si trascinano dietro proposte di legge. I nostri parlamentari hanno la memoria corta: la prescrizione serve. A Berlusconi si sono prescritti i reati di sette processi, così come a molti politici, da Andreotti a Scajola. Si possono prescrivere i furti per una mela, una multa, una lite condominiale. Com’è possibile prescrivere un delitto sulla base della pena contestabile?
Come funziona nelle altre nazioni? La Francia ha una prescrizione relativamente breve, ma senza tetti. Tempi lunghi in Germania, mentre in Spagna sono congelati durante il processo. L’Inghilterra, come tutti i paesi di common law, non conosce la prescrizione. Negli Stati Uniti la prescrizione dei reati penali è prevista senza un termine massimo inderogabile: se ci sono sufficienti evidenze di prova, il reato può essere sempre perseguito.
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