Giudici
Tre racconti che non si incrociano mai, tre trame distinte che hanno un solo comune denominatore: la figura del protagonista, un giudice. Camilleri sceglie di raccontare un personaggio ‘radicalmente’ onesto calandolo tra la gente di Montelusa agli albori della ‘Maffia’. È un uomo talmente ingenuo da far divertire e con principi tanto saldi da non provare mai paura, convinto com’è di agire solo ed esclusivamente nel nome della Giustizia. Al contrario nella storia di Lucarelli il confine tra bene e male non è così netto e l’illegalità e la legalità hanno contorni indefiniti.
Bologna alla fine degli anni ’70 fa da sfondo ad un conflitto che si risolve grazie al valore del brigadiere Ferro e alla determinazione del giudice-bambina Lorenzini. De Cataldo invece descrive la reiterata battaglia di un procuratore contro il sindaco del suo paese, coinvolto in ogni tipo di inchiesta e mai condannato definitivamente. Il racconto è ricco di digressioni e ha contorni sfocati per via dell’intrecciarsi continuo dei sogni e degli stati d’animo del giudice con ciò che realmente si verifica. Il libro è un affresco brillante in cui ognuno dei tre protagonisti viene umanizzato attraverso il palesamento della loro più segreta coscienza.
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