Giovanna torturata dal rumeno
Terribile. Giovanna Reggiani non ce l’ha fatta. Torturata e uccisa da un giovane rumeno: Nicolae Romulus Mailat, che ora deride anche gli investigatori dicendo che voleva solo rubarle un telefonino.
Rimango attonito. La cosa mi fa infuriare.
Mi scosto una ciocca di capelli, bianca, dalla fronte. Poi mi alzo e mi allontano senza dire nulla, lasciando il giornale sul divano. Sul balcone, rifletto. Non si tratta di un caso isolato, ma di un fatto orribile che va inserito in un contesto di degrado figlio della cultura dell’accoglienza cieca e di un clima di impunità che non poteva non alimentare una spirale perversa. Coraggio, non sto dicendo che sostengo le criminalizzazioni di massa, quelle che bollano etnie o gruppi come criminali.
È meglio arrivare subito al dunque. Per me non esistono rumeni criminali, ma al contrario persone che commettono reati e che provengono dalla Romania. Con ciò non voglio certo dire, comunque, che non esiste il problema di Stati che non riescono a tenere sotto controllo i loro criminali, per cui questi si spostano indisturbati verso località che sono più promettenti per i loro traffici. Come l’Italia, che rappresenta un Eldorado per questa specie di persone.
Se mi volete ascoltare, bene, se no va bene lo stesso e chiudiamo il discorso. Bé, se non c’é nessuno a impedirmerlo, continuo? Che cosa significa? Questo: alla radice di quanto accade sta la tolleranza di anni verso microcriminalità diffusa sotto gli occhi di tutti. Senza dimenticare una immigrazione che spesso viene a vivere in condizioni primitive e sovente senza alcuna voglia di cambiare. E tutto questo in un contesto in cui la capacità investigativa e repressiva è modesta, essendo minima la possibilità di essere acciuffati a quella di scontare realmente le pene.
Sentitemi bene: a testimoniarlo basterebbe il caso di colpevoli che sono stati presi molte volte e sono sempre tranquillamente tornati alle loro attività criminali. Se si vuole veramente mettere la situazione sotto controllo è necessario che circoli la notizia che l’Italia non è più l’Eldorado in cui non si paga mai veramente per un reato commesso. Ciò significa evitare gli slogan di accoglienza cieca, impedire il formarsi di ghetti e di corti dei miracoli di qualunque genere e mostrare che il sistema repressivo e giudiziario è realmente in grado di intervenire con tempestività. Del resto, serve un sistema complessivo che controlli e punisca chi non sta alle regole e che non lasci crescere sacche di emarginazione con la scusa che questo sarebbe spirito di accoglienza. Non c’è scampo.
Non so che altro dire. Allora, dannazione, spero di avervi convinto. Non è una domanda.
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