Giochi: “dopo la sentenza del tar lazio, il problema è escluderci dall’economia reale”
ROMA – «La sentenza del Tar Lazio sull’ordinanza di Anzio afferma dei principi importantissimi, ma purtroppo nuovi problemi si affacciano all’orizzonte per il settore del gioco legale, almeno alla luce delle ultime dichiarazioni del nuovo Governo». Massimiliano Pucci, presidente dell’associazione di gestori slot Astro, parla ad Agipronews dopo la decisione del tribunale amministrativo, che ha annullato i limiti orari nel Comune in provincia di Roma; nella sentenza pubblicata ieri, i giudici scrivono per la prima volta che gli enti locali sono tenuti a considerare l’accordo trovato in Conferenza Unificata sul riordino dei giochi, e a confrontarsi sul tema con l’Agenzia Dogane e Monopoli. «L’intesa firmata a settembre 2017 era un punto d’arrivo su cui convergevano tutte le parti: Stato, Regioni, Comuni. Eravamo convinti, e continuiamo a esserlo, che con quell’accordo sarebbe stato possibile trovare una soluzione che tenesse conto di tutte le esigenze in gioco: quelle dell’erario e degli operatori, quelle dei giocatori e quelle di tutela della legalità».
Negli ultimi giorni, spiega Pucci, è però sorta una nuova questione: «Parte del Governo ha posto un altro problema partendo dal presupposto sbagliato, ovvero che i soldi spesi per il gioco sottraggono denaro all’economia reale. Non si abolisce più il gioco per combattere le ludopatia ma per far circolare il denaro in altri settori economici. Principi che suonano arcaici e che sembravano archiviati sui libri di storia ma che stanno riemergendo. Di questo passo saranno abolite tutte le attività che vendono intrattenimento. Invito il settore a una riflessione: siamo partiti dai distanziometri, siamo passati per le limitazioni orarie, infine siamo stati aggrediti da un fisco che non ha eguali in Europa e stiamo arrivando al principio che il settore del gioco lecito costituisce un vulnus all’economia reale. È su questa escalation che la parte sana del nostro settore deve avviare una riflessione e trovare argomenti utili a ribaltare quei principi prima che l’offerta illegale torni a farla da padrone», conclude. RED/Agipro
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