Giochi, concorsi e spettacoli. A Villa Sora si festeggia don Bosco e la sua educazione che apre al futuro.
Il 31 gennaio Villa Sora celebrerà la festa di don Bosco.
L’identità salesiana, riferimento per il territorio dall’inizio del secolo scorso, sembra simbolicamente concentrarsi in questo giorno. Il contagio dell’entusiasmo del sacerdote e santo che ha conquistato il mondo è oggi intatto e più forte che mai, basti pensare al sorriso di ragazzi e ragazze che nel quotidiano vivono la scuola e le tante attività proposte. Per capire tutto questo tuttavia, occorre viverlo. L’intera scuola si mobilita per la festa più importante dell’anno e fervono i preparativi per una giornata che si protrarrà fino alla tarda serata del 31-1. Ultima tappa, il teatro. Dopo la Santa Messa (h19.00) e la cena, i ragazzi daranno vita ad uno spettacolo presentando i loro lavori con la novità assoluta del DBFactor. Attività, giochi, concorsi sin dalla prima mattinata animeranno la grande famiglia che continua a crescere perché rende tutti protagonisti.
Per capire come mai questa festa sia così importante bisogna partire da una frase: “l’educazione è cosa di cuore”.
Il 31 gennaio, per tanto tempo, tante generazioni hanno celebrato con don Bosco un tale pensiero rivoluzionario, per questo Villa Sora è e sarà sempre presente nel cuore di tante persone. Al fondo c’è questa idea che guida ancora la famiglia educativa.
Partendo da qui tutto è possibile, anche far iniziare ai ragazzi un cammino verso una consapevolezza critica che tramite la ragione cerchi risposte originali e innovative per il proprio futuro e per quello degli altri.
Quella di don Bosco è la strada per partecipare attivamente alle questioni del tempo e della società perché si possano cambiare fino alla radice. Un’idea che è un progetto, una visione. Don Bosco sapeva benissimo che l’educazione non si improvvisa e che l’educatore non agisce nell’emergenza rincorrendo tendenze, ma guidando il futuro, accettando le sfide, oggi anche tecnologiche.
L’ allegria, la quotidianità, l’itinerario, i tempi lunghi, lo sguardo educativo, il cortile, l’amorevolezza e condividere tutto con i giovani, rendere viva e umana la scelta della scuola di qualità. Il 31 gennaio si celebra tutta questa ricchezza e al tempo stesso la si rinnova come compito.
Una realtà fortunata quella delle scuole ispirate a don Bosco e degli oratori in generale che oggi sembrano riacquisire ancora più vitalità, anche se non se ne parla.
È quello che rivela Nando Pagnoncelli in “Un pomeriggio all’oratorio, la prima indagine nazionale sui centri giovanili”, una ricerca di IPSOS.
Questa rinascita non è dovuta solo al fatto che con le attività diversificate, le realtà salesiane rispondono a quel vuoto di proposte per le giovani generazioni e neppure al fatto che i salesiani vengono incontro anche al bisogno di sicurezza delle famiglie.
Il punto è che in un momento storico di vuoto educativo e affettivo, di relazioni deboli e valori indefiniti, il santo che ispira Villa Sora può dare molto di più alla nostra società. Può insegnare di nuovo ad aprirsi al mondo ed alle opportunità del tempo presente e futuro, ad essere innovativi e insieme conservare la ricchezza valoriale che ci connota come esseri umani.
Può insegnare a considerare l’altro come persona e come centro, nella scuola, nel cortile, nella vita.
Rivoluzionare l’educazione e tramite l’educazione rivoluzionare il mondo.
Ecco il motivo del sorriso e dell’entusiasmo dei ragazzi che vivono nella scuola di don Bosco e che festeggeranno il 31 gennaio, si chiama speranza, ed è per tutti.
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