Gigi
Acqua e lacrime sotto la doccia
occhi che rimbalzano su occhi
schiuma e angoscia sulle mattonelle
Sudori e dolori sulle panche sbilenche
voci e sguardi chiusi negli accappatoi
pareti stanche di tacchetti e bestemmie
Le parole tardano a raggiungerci
si affacciano scontate, inutili, dannose
muoiono sulle labbra come neonati esposti
Sei uscito dallo spogliatoio in una chiara sera
con il fratino tra le mani e i passi incerti
nel corpo una assurda e veloce condanna
Ti ho visto rivestito di una tenacia sconosciuta
con la morte negli occhi e la vita nel cuore
offrire la tua compassione al mio silenzio
Mi tremavano le gambe alla vista dei tuoi figli
mentre mi mostravi il coraggio di morire
Ora so chi è degno di dirsi uomo
Non sei tornato nel nostro campetto di periferia
tempio blasfemo di giovani vecchi ancora innamorati
dove per un’ora non si è mai stanchi
e l’oblio costa solo cinque euro a testa
Noi siamo ancora lì, Gigi, a pestare il vialetto fangoso
a lanciare maledizioni a chi non passa la palla
a gridare con voce strozzata: vai è tua
Dolce Emanuela dai grandi occhi velati
tornerai a vivere e a sorridere
Lo capirai il giorno in cui guardando i tuoi figli
ti basterà dire: si, Gigi io l’ho amato
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