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Gaza e TPO, le condizioni dei bambini palestinesi detenuti dai militari israeliani stanno peggiorando

Luglio 22
15:06 2024

Gaza e TPO: Save the Children, le condizioni dei bambini palestinesi detenuti dai militari israeliani stanno peggiorando tra abusi fisici e diffusione di malattie infettive

L’Organizzazione chiede una moratoria immediata contro le autorità militari israeliane che arrestano, detengono e perseguono i bambini e il rilascio immediato di tutti i minori detenuti arbitrariamente.

 I bambini palestinesi detenuti nelle carceri gestite da Israele hanno raccontato allo staff di Save the Children di essere costretti ad affrontare fame e abusi, inclusa la violenza sessuale, e di dover sopportare condizioni terribili dallo scorso 7 ottobre, come l’aumento di malattie infettive come la scabbia.

L’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, lancia l’allarme sottolineando come Israele sia l’unico Paese al mondo che persegue sistematicamente i bambini nei tribunali militari. Venerdì 19 luglio, la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha emesso un parere consultivo dichiarando illegale la continua presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, mettendo direttamente in discussione lo status giuridico delle politiche e delle pratiche israeliane relative alla detenzione militare. Tale pronuncia, secondo Save the Children, rafforza la necessità di porre immediatamente fine alla detenzione arbitraria e ai maltrattamenti dei bambini palestinesi nelle carceri israeliane, un dramma che da decenni mina la protezione dell’infanzia.

Dallo scorso ottobre, i partner di Save the Children hanno sostenuto a Gaza circa 49 bambini ex detenuti. I bambini hanno riferito di abusi fisici e interrogatori in cui alcuni hanno affermato che è stato loro chiesto di spogliarsi nudi e di stare in piedi a temperature estreme. Durante gli arresti, i genitori non avevano informazioni su dove si trovassero i propri figli e, una volta rilasciati, i bambini presentavano i chiari segni delle violenze e dei maltrattamenti subiti, come contusioni, perdita di peso ma anche le conseguenze di shock e stress traumatico. Alcuni bambini hanno riferito di essere stati aggrediti sessualmente, molestati, perquisiti e picchiati violentemente. La tortura, il trattamento crudele o disumano sui bambini è severamente proibito dal diritto internazionale.

La Commissione Palestinese per gli Affari dei Detenuti e degli Ex Detenuti (Palestinian Commission for Detainees and Ex-Detainees Affairs), un’Organizzazione governativa di prigionieri istituita nel 1998,  ha riferito che più di 650 bambini della Cisgiordania e un numero imprecisato di bambini di Gaza sono stati detenuti da ottobre, un dato confermato da recenti rapporti delle Nazioni Unite. Di questi, circa 250 sarebbero ancora in carcere.  Il principale reato presunto, addebitato a questi minori è il lancio di pietre, che può comportare per loro una pena detentiva anche di 20 anni.

Firas* e Qusay*, entrambi 17enni, provengono dai Territori Occupati della Cisgiordania e sono stati detenuti in due diverse prigioni gestite da Israele prima che iniziasse la guerra a Gaza. Sono stati rilasciati alla fine del 2023 e hanno raccontato agli operatori di Save the Children le condizioni di detenzione.

Qusay* ha detto di aver visto un bambino con ferite alla testa causate da percosse così gravi da farlo svenire ogni volta che cercava di alzarsi. Ha anche detto che alcuni nuovi prigionieri, portati in carcere avevano appena 12 e 13 anni. “I bambini più piccoli erano molto spaventati e continuavano a piangere, volevo prendermi cura di loro, ma quando ho chiesto alla guardia carceraria di permettermi di stare con loro, sono stato picchiato violentemente” ha raccontato.

La Commissione Palestinese per gli Affari dei Detenuti e degli Ex Detenuti ha recentemente confermato la diffusione tra i prigionieri, di malattie infettive della pelle come la scabbia a causa della mancanza di articoli igienici e dell’uso di biancheria da letto condivisa. Firas* ha ricordato di aver usato un accendino per bruciare le zecche che si avvicinavano a lui, mentre Qusay* è stato rilasciato con morsi di zecca che gli coprivano il corpo.

“[Dopo l’inizio della guerra], hanno preso tutto, non avevamo abbastanza coperte e ho condiviso il mio cuscino con un altro prigioniero. D’inverno aprivano le finestre per farci sentire freddo. Un bambino prigioniero ha avuto una grave eruzione cutanea, quindi abbiamo chiesto alla guardia di permettergli di sedersi al sole o di pulirsi il corpo. La guardia ha detto: ‘Richiamami quando sarà morto’” ha raccontato Qusay*.

Secondo quanto riportato dai media israeliani, il recente aumento delle detenzioni di massa ha portato a un sovraffollamento “intollerabile” nelle carceri israeliane, con segnalazioni di abusi diffusi come quelle che indicano detenuti, privati di cure mediche e tenuti in gabbie, o i casi di tortura documentati dalle organizzazioni per i diritti umani.

Firas* ha affermato che il numero di bambini detenuti nel luogo in cui è stato prigioniero, è aumentato notevolmente nei primi cinque giorni dopo l’inizio della guerra, il 7 ottobre. “Gli orrori che abbiamo sopportato mi hanno fatto pensare che la vita in prigione prima della guerra fosse il paradiso” ha detto Firas*.

Sia Firas* che Qusay* hanno riportato che le condizioni di detenzione sono peggiorate significativamente dopo l’inizio della guerra e che non è stato permesso loro di parlare con i propri genitori o di vederli.

Gli psicologi infantili avvertono che i bambini rilasciati dalla detenzione hanno sempre più difficoltà a riprendersi dal trauma, incapaci di far fronte allo shock vissuto in carcere e alla paura di essere nuovamente arrestati.

“I loro sintomi questa volta sono più gravi e profondi che in passato, in parte a causa delle condizioni sociali che li circondano. Tutta la comunità è tesa e stressata per quanto sta accadendo. I bambini con cui abbiamo parlato pensano molto ai loro coetanei che sono ancora in prigione. Dicono: “Ora siamo al sicuro, ma loro ancora non lo sono”. Si sentono in colpa per essere stati liberati e la paura costante di essere nuovamente arrestati impedisce loro di pensare al futuro. Non possono prendere decisioni, dicono: “Perché dovrei pensare al domani se mi arrestano nuovamente?” Le loro famiglie li descrivono come “congelati”, ha spiegato uno psicologo di un partner di Save the Children.

Con l’ulteriore limitazione dell’accesso ai legali e familiari palestinesi nelle carceri gestite da Israele, le testimonianze di bambini e adulti rilasciati dalla prigionia sono in pratica le uniche fonti disponibili sulle condizioni affrontate durante la detenzione.

“Negli ultimi anni abbiamo lavorato al fianco del nostro partner sul campo e parlato con centinaia di ex bambini detenuti, e non abbiamo mai visto tanta devastazione e disperazione. Questi bambini sono intrappolati, incapaci di muoversi o di vedere il sole, costretti in celle affollate in condizioni spaventose e antigeniche e soggetti a gravi abusi e violenze. I bambini ci hanno detto di aver subito orrori a cui un adulto non dovrebbe mai assistere, tanto meno un bambino. Gli abusi e i maltrattamenti sui bambini palestinesi devono finire. La mancanza di garanzia dei diritti dei bambini palestinesi, che dura da decenni, non può più essere ignorata. Per troppo tempo l’occupazione israeliana ha avuto un impatto gravissimo sulla vita di questi bambini” ha dichiarato Jeremy Stoner, il Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente.

L’Organizzazione continua a chiedere una moratoria immediata contro le autorità militari israeliane che arrestano, detengono e perseguono i bambini e il rilascio immediato di tutti i bambini detenuti arbitrariamente.

Save the Children fornisce servizi essenziali e sostegno ai bambini palestinesi dal 1953. L’Organizzazione collabora da 10 anni con un partner in Cisgiordania per fornire supporto riabilitativo ai bambini dopo il loro rilascio dalle carceri gestite da Israele. Ciò include supporto psicosociale, corsi di formazione professionale, nonché sessioni di recupero per coloro che hanno saltato i percorsi scolastici. L’Organizzazione sta sostenendo, con supporto psicosociale e indirizzamento ai servizi medici, anche i bambini di Gaza che sono stati detenuti durante la guerra e che sono stati successivamente rilasciati.

Note per l’editore:

– Dall’inizio della guerra, le forze israeliane hanno detenuto più di 9.400 palestinesi della Cisgiordania, oltre ad altre migliaia di palestinesi di Gaza il cui numero esatto non è stato confermato. Dalla nostra ultima ricerca prima della guerra sappiamo che la maggior parte dei bambini nel sistema di detenzione militare subisce terribili abusi emotivi e fisici, tra cui l’86% di loro ha dichiarato di essere stato picchiato dalle autorità israeliane durante la detenzione e il 69% di aver subito violenze e abusi sessuali.

– Una ricerca di Save the Children del 2022 ha rilevato che ai bambini nelle carceri israeliane viene sistematicamente negato il diritto al contatto con le loro famiglie in ogni fase del processo di detenzione. Una ricerca di Save the Children del 2020, 2022 e 2023 ha rilevato livelli allarmanti di abusi e maltrattamenti nei confronti dei bambini palestinesi detenuti nel sistema di detenzione militare israeliano, facendo eco alle conclusioni dell’UNICEF e delle organizzazioni palestinesi. 

*I nomi sono stati modificati per proteggere l’identità degli intervistati

 

Per informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children

Tel. 3385791870 – 3389625274 – 3409367952 – 3316676827
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

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