GAZA
La città è viva.
Per le strade gioiosi schiamazzi di bimbi.
Donne indaffarate a preparare l’impasto d’acqua e farina
per il pane piatto della giornata.
Il mercato pullula di vita,
si ode il continuo chiacchiericcio della gente
che contratta il prezzo delle merci.
L’odore delle spezie, della carne arrosto
e del pesce fresco accende fuochi d’artificio nei sensi
di chi si destreggia nel dedalo di viuzze del mercato.
Era viva la città.
Ora la guerra l’ha uccisa, la città è morta.
Per le strade solo urla disperate, di paura e di dolore.
Funesto e cadenzato il ritmo delle esplosioni.
Mamme e bimbi solo mucchietti di stracci
intrisi di sangue e brandelli di carne.
Mani ferite sollevano la polvere sulle macerie,
scavano in cerca di un anelito di vita quasi sempre disatteso.
Dov’è finito l’amore? E dove il perdono?
Nel cuore dei superstiti solo odio,
indelebile, a inasprire gli animi.
Era viva la città, ora è morta
con quanto di umano restava,
la guerra continua.
F.A.
Molto bella, bravissimo l’autore! Fulvio Andreozzi