Galleria Russo di Roma – Mostra DUILIO CAMBELLOTTI ALLE BIENNALI DI MONZA E OLTRE. Raccogliere una forma attorno a un pensiero.
DUILIO CAMBELLOTTI ALLE BIENNALI DI MONZA E OLTRE.
Raccogliere una forma attorno a un pensiero
A cura di
Daniela Fonti e Francesco Tetro
16 marzo – 6 aprile 2023
La Galleria Russo, che quest’anno festeggia la ricorrenza dei centoventicinque anni dalla fondazione nel lontano 1898, è lieta di ospitare dal prossimo 16 marzo una mostra interamente dedicata al poliedrico artista romano Duilio Cambellotti, scultore, illustratore, decoratore, scenografo e artista delle arti visive, prolifico nella prima metà del secolo XX. La retrospettiva è realizzata in collaborazione con l’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti.
La mostra, ideata in occasione del centenario della Prima Biennale di Arti Decorative di Monza (1923) e intitolata Duilio Cambellotti alle Biennali di Monza e oltre. Raccogliere una forma attorno a un pensiero, è curata da Daniela Fonti e da Francesco Tetro, responsabili scientifici dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti. Il percorso monografico composto, dal 1899 al 1939, consente di ricollocare e apprezzare appieno il lavoro multidisciplinare di un artista spesso presente nei più grandi eventi espositivi nazionali e internazionali.
Il percorso espositivo, che si avvale di centosessanta opere provenienti dall’Archivio, intende presentare materiali poco noti o del tutto inediti realizzati nell’ambito operativo prediletto dall’artista, il lavoro nelle arti decorative; opere che dimostrano attraverso quali vie Cambellotti pervenne a essere identificato come un autore fra i più originali nel panorama del rinnovamento degli oggetti d’uso in Italia. Teorico dell’”opera d’arte totale” per la sua concezione dell’ambiente allestito quale progetto organico complessivo nel quale ogni oggetto prende luce creativa e riflette la propria sull’insieme, l’artista mise ogni tecnica al servizio della creazione di uno spazio interno concepito come “luogo d’arte”, inserendo scultura, pittura parietale, ceramica, anche utilizzando gli espedienti comunicativi della sua attività di scenografo.
Duilio Cambellotti partecipò quale principale attore chiamato dall’organizzatore Marangoni, alla prima e alla seconda Biennale Internazionale di Arti decorative, animando un gruppo di artisti fra i più rilevanti e innovativi nel panorama delle arti decorative di Roma e del Lazio.
Note critiche dei curatori
«Per Cambellotti, l’allestimento interno della casa riflette la dimensione etica e la natura psichica della vita degli abitanti; abitare in modo armonico influenza le loro emozioni e orienta le loro predilezioni, consentendo poi di formare anche buoni cittadini e buoni governanti. Un altro pilastro della cultura dell’abitare proposta dal gruppo romano (che troverà una perfetta corrispondenza nei programmi di Monza) è il riscatto, attraverso il disegno, di tutte le tecniche artigiane, di cui la capitale portava vanto per la presenza di maestranze dalle competenze consolidate, che a poco a poco andranno scomparendo […] L’artista progettista si distingue per la determinazione con la quale elimina ogni minuzia disegnativa concentrandosi su forme squadrate nelle quali l‘elemento decorativo – in primo luogo affidato alle qualità cromatiche dei legni – è risolto, come una piccola apparizione, in dettagli plastici (maniglie, borchie di serrature) realizzati in bronzo e applicati o disegnati a intarsio». (Daniela Fonti)
Nel panorama dell’evoluzione cambellottiana delle arti decorative, è fondamentale l’interpretazione della figura femminile, affrontata in catalogo da un saggio di Francesco Tetro. Le opere in mostra rivelano chiaramente la trasformazione del modo di rappresentare la figura femminile, da creatura libellula a mater familias vittima degli effetti della guerra: è rimasta sola a mandare avanti la propria famiglia, il suo podere o come lavorante presso altri, se rimasta vedova. Cambellotti la rappresenta come fosse lei la martire oggetto di tanti monumenti ai Caduti costruiti in Italia all’indomani della conclusione del conflitto. «La figura femminile è così parte integrante del suggestivo e articolato ‘catalogo’ cambellottiano, legata al mondo della decorazione e dell’illustrazione, ma anche soggetto di sculture e di vetrate moderniste, e soprattutto partecipe di una complessa interferenza fra i generi-temi e le tecniche».
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Manfredi Edizioni con la riproduzione e le schede di tutte le opere esposte, arricchito dai testi critici dei curatori della mostra, Daniela Fonti e Francesco Tetro e da un ricordo di Alessandro Cambellotti che con questa prima esposizione raccoglie l’eredità del padre Marco alla guida dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti.
Duilio Cambellotti (1876-1960)
Dopo un lungo apprendistato da cui deriva la conoscenza dei materiali, degli strumenti di lavoro e delle tecniche, segue tra il 1893 e il 1897 i corsi di Raffaele Ojetti, Severino Macchiati, Alessandro Morani del Museo Artistico Industriale che lo avvicinano al messaggio di Morris, alla nuova funzione dell’artista nel campo delle arti decorative. Interessato alle varie tecniche grafiche e alla decorazione pittorica e plastica, oltre al disegno applicato alle industrie artistiche, si cimenta nella progettazione di manifesti e di oggetti decorativi metallici per ditte straniere.
Nel 1900 è già grafico apprezzato, collabora con il periodico umoristico bolognese “Italia ride” e nel 1901 è tra i vincitori del Concorso Alinari per l’edizione illustrata della Divina Commedia. Con il primo decennio del secolo Cambellotti è impegnato in svariati settori professionali, assertore dell’arte con finalità sociale, da cui deriva la divulgazione del messaggio artistico attraverso le tecniche e i modi che possano raggiungere un più vasto pubblico: l’illustrazione, l’oggetto d’uso, la scenografia, la xilografia, l’arredamento. Collabora alle riviste “Fantasio” (1902) e “Novissima” (dal 1903); illustra diversi volumi fra cui Castelli Romani di E. De Fonseca (1904), La Nave di G. D’Annunzio (1908) e Le mille e una notte (1912).
Realizza targhe bronzee per porte, vasi col tema animalista, invenzioni scenografiche per il Teatro Argentina e avvia la sperimentazione xilografica. Assimilato il messaggio di Ruskin, Morris e Van de Velde avvia un progetto di rinnovamento delle arti decorative secondo il principio di unità e sintesi delle arti.
Promuove con A. Marcucci e V. Grassi un movimento protorazionalista per l’arredamento e l’architettura attraverso la rivista “La Casa” di cui disegna la copertina. Con il gruppo che faceva capo a G. Cena (Balla, Marcucci, Aleramo, Gelli) collabora alla mostra delle Scuole dell’Agro romano, progettando la Grande capanna artistica nel contesto dell’Esposizione Internazionale di Roma per il 50° dell’Unità, vincendo il concorso per il manifesto.
Innovativa è la prima mostra della vetrata artistica (1912) in cui con Bottazzi, Grassi e Picchiarini propone vetrate realizzate con tasselli di vetri colorati e piombati. Culto della natura, stilizzazione e ricerca non imitativa sono alla base della sua idea dell’arte secondo i principi sviluppati dal primo Liberty inglese, contaminati dalla stilizzazione grecizzante della Secessione Viennese.
Fa parte del gruppo dei XXV della Campagna Romana condividendone l’amore assoluto per il paesaggio naturale. Influenzato dalle correnti idealizzanti che ritengono l’arte portavoce di messaggi etico-estetici, crede nel nuovo ruolo dell’artista-artigiano, vicino ai temi del lavoro operaio; si avvicina così al socialismo rivoluzionario antiborghese. Ecco il significato più profondo delle letture dantesche al popolo e alle decorazioni delle scuole per i contadini (vi progetta anche gli arredi e predispone gli abecedari).
La Campagna romana è continua fonte di ispirazione per rievocare miti e leggende, visioni del passato incentrate su guerrieri e antichi eroi nelle vesti dei butteri, contadine e personificazioni della pace.
Con la crisi ideologica post bellica prosegue il suo iter con coerenza, in una posizione ancorata alle scelte iniziali: uno stile grafico chiuso e squadrato. Partecipa alle mostre internazionali dedicate alle arti decorative (a Monza nel 1923 e nel 1925 presenta mobili razionalisti e funzionali, nel 1927 disegni per tessuti), collabora con il cinema e il teatro (Siracusa e Ostia), si dedica alla grande illustrazione e all’attività didattica. Negli anni Trenta affronta la grande decorazione pittorica e plastica a Bari (per l’Acquedotto Pugliese, anche l’arredo), a Ragusa (nel Palazzo del Governo), a Littoria-Latina (nel Palazzo del Governo e nel Tribunale) e a Roma (Istituto Eastman e Anagrafe), a Siracusa (Casa del Mutilato) e riprende il tema dei Monumenti ai Caduti (Terracina, Fiuggi, Borgo Hermada-Terracina).
Collabora agli spettacoli classici a Taormina e a Paestum, con il Teatro dei Piccoli di Podrecca e con il Teatro dell’Opera di Roma. Si dedica al completamento delle Leggende Romane e affida le riflessioni sul senso di tutta la sua attività a scritti autobiografici e tematici.
Gli anni Quaranta e Cinquanta lo vedono nuovamente attivo nel campo delle vetrate (Sacrario dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio a Roma; chiesa di S. Giovanni a Rodi; Duomo di Capranica e di Catania; chiese Ecce Homo di Ragusa e di Montevergine) e della decorazione plastica e pittorica della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo all’Eur di Roma, del Duomo di Colonna, Chiesa al Campo dei Pastori di Betlemme e Cattedrale di Ragusa.
Muore a Roma nel 1960.
Informazioni sulla mostra
Inaugurazione
giovedì 16 marzo dalle 18:00
Cocktail
Galleria Russo
Via Alibert, 20
00187 Roma
Info:
www.galleriarusso.com
+39 06 6789949 – 06 69920692
Orari:
lunedì dalle 16.30 alle 19.30;
dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.30
Ingresso libero
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento