Furto d’altri tempi
Passeggiata sulla rete informatica, curiosando qua e là: notizie che arrivano, che vanno, indiscrezioni, baggianate e comicità, balle e piccole verità. Si naviga, si chatta, si raccolgono informazioni spulciate tra i profili di persone che si conoscono per caso o di amici ritrovati, ci si perde tra i meandri del gossip, tra notizie bizzarre e stravaganti. Vecchie melodie che vengono condivise, battute umoristiche gettate qua e là a denti stretti, problematiche non risolte che si affidano alla pagina del web quasi che la condivisione possa allentarne le tensioni… Questo ed altro su internet. Ultimamente però una recente notizia è piombata nel mezzo della quotidiana routine in modo quasi invisibile: avrebbe potuto essere un comunicato di quelli che scivolano inosservati, ma… Un furto. Ce ne sono tanti purtroppo. La cronaca è ricca di notizie simili che non suscitano più alcun interesse, invece… Si tratta di un furto “non grave” se tali reati non fossero comunque una grave appropriazione indebita, ingiustificabile e condannabile sempre. Eppure… All’inizio la notizia sembra quasi comica, al punto che letta, si sorride, pur avvertendo un immediato senso di condivisa solidarietà nei confronti del derubato. Ignoti hanno forzato la serratura e svuotato una legnaia: proprio così! Hanno portato via una bella scorta di legna comprata per affrontare il freddo di un inverno abbastanza rigido nel centro storico di un paese montano. Pare di vederla quella persona che esce di casa con la cesta, si avvicina alla “stalletta” sotto le scale, apre senza rendersi conto che l’uscio è stato forzato e vi trova solo pochi pezzetti rimasti sul tappeto di segatura. Si dipinge davanti ai nostri occhi un viso incredulo, sbalordito, la bocca aperta a metà dalla quale vorrebbero uscire tutte quelle cose che sta pensando… E qui si ferma il nostro flash: non c’è sonoro, per fortuna!! Si commenta, come di solito si fa se la persona è conosciuta e si condividono l’amarezza, l’ira e lo stupore per un’azione che ai nostri tempi non ci saremmo più aspettati… e qui si alza un sipario che ci riporta indietro nel tempo, quando per sopravvivenza ci si appropriava di tutto: dal cibo al vestiario, alimenti non ne parliamo: qualcuno si attaccava alla carne appesa al gancio della macelleria, quando ancora la si doveva mettere nella ghiacciaia, nei frutteti si faceva man bassa, se c’era occasione si rubava il bestiame, e la legna nel bosco veniva raccolta e tagliata in barba agli sgherri del Signore del Castello o delle forze di vigilanza della cittadina. Fame e povertà, forte spirito di sopravvivenza: chi può rubare legna ai giorni nostri? Qualche disonesto, senz’altro, che trova più comodo appropriarsi di “ciocchetti” già tagliati e asciutti, preparati in una legnaia; ma anche chi con la forza della disperazione non vorrebbe far soffrire il freddo, che in questo inverno pare inclemente, i bambini piccoli troppo spesso malati e raffreddati… Una indebita sottrazione frutto di povertà e ignoranza, di una disonestà forse spinta dalla disperazione… Chissà?
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