Fratelli Gennari specialisti delle ultramaratone di 100km
A volte si dice che è familiare come la passione della corsa, l’amore per la corsa, la dipendenza verso la corsa. È quello che sembra essere successo alla famiglia Gennari di S. Felice Panaro, i cui tre fratelli, di cui i gemelli Elvino e Loris e Pietro, hanno iniziato a provare amore per la corsa, una passione sempre in crescita diventata quasi dipendenza alla fatica, ai podi, alle sfide.
I tre fratelli anni fa vincono una maratona insieme in 2h35’24” arrivando tutti e tre tenendosi per mano. I fratelli Gennari hanno scoperto il loro talento e hanno approfittato a girare il mondo vincendo gare contro atleti delle altre nazioni, dei paesi dell’Est, gare estreme per chilometraggio elevato e per condizioni climatiche, specialisti della 100 km nel mondo oltre che in Italia.
Elvino in particolare ha fatto 31 gare da 100km, salito 20 volte sul podio con 10 vittorie, ha girato il mondo partecipando a 200 maratone: Australia, Cina, Sudafrica, Alaska, Stati Uniti, ecc.
Tante le glorie, tanti gli aneddoti, ma anche qualche sconfitta, Elvino, per esempio, non è mai riuscito a vincere la classicissima 100km del Passatore, arrivato diverse volte sul podio, tre secondi posti, alcuni terzi posti, altre volte tra i primi 10 e nel 1977 l’unica volta che credeva fosse la volta giusta era al comando ed al passaggio al 100°km ha ottenuto anche la miglior prestazione al mondo con un crono di 6h20’35”, ma fu sorpassato da uno splendido Vito Melito che lo anticipa sul traguardo, bissando la vittoria dell’anno precedente con un crono migliore e beffando Elvino che comunque porta a casa il record del mondo. Quell’anno il podio è di tre uomini che riescono a concludere la gara di 107 chilometri sotto le 7 ore: Vito Melito in 6h50’02”, Elvino Gennari a 2’10” e Paolinelli Olimoio a 8’10”.
Ai tempi d’oggi uno degli atleti specialisti della 100km è il tassinaro di Roma Giorgio Calcaterra vincendo per 12 volte consecutive la 100km del Passatore da Firenze a Faenza e tre volte campione al mondo.
Insomma l’Italia può vantare dei campioni del passato e dei campioni attuali, importante è renderne merito e cercare di fare in modo che le loro esperienze siano di insegnamento alle nuove leve trasmettendo il messaggio che la fatica ti permette di sperimentare successo, permette di sperimentare fiducia in se stessi, incrementare autoefficacia, la fatica, l’impegno, la determinazione permette di superare anche momenti di sconforto quando subisci una sconfitta o un infortunio ma si può sviluppare la resilienza ed andare avanti cavalcando l’onda del cambiamento, dell’apprendimento dall’esperienza.
Lo sport è una scuola di vita, una palestra all’aperto per sperimentare, per lasciare a casa le comodità e buttarsi nella mischia, lottare per arrivare, lottare per vincere, lottare con le proprie forze impegnandosi sempre di più per far meglio per se stesso, per la squadra, per il proprio paese, per la propria nazione.
Italiani conosciuti al mondo e temuti per essere vincenti in sport di endurance, per essere uomini duri che non hanno paura del terreno di gara, non hanno paura delle condizioni atmosferiche, non hanno paura degli avversari, uomini che si preparano oltre l’attività lavorativa e partono per destinazioni ignote per scoprire nuove sfide da affrontare e tornare a casa arricchiti, soddisfatti, sportivamente ma anche culturalmente per aver conosciuto nuovi mondi, nuove culture.
I tre fratelli Gennari diventano una leggenda, soprattutto il più forte Elvino, il recordman della 100km, colui che ha stabilito la miglior prestazione al mondo di 6 ore e 20’, colui che ha vinto la “Torino – Saint Vincent” in 6 ore e 17’, colui che ha vinto la 100km di Millau nel 1977 con il tempo di 6h51’.
Elvino è definito un guerriero e infatti nello sport di endurance, nella maratona, nella ultramaratona si lotta con se stessi, con le crisi eventuali, con gli avversari, con tutto ciò che può succedere durante tante ore di gara. E quando torni alla vita quotidiana non ti spaventa più niente, non ti preoccupi se hai o meno l’ombrello quando piove, se ti sporchi i vestiti, vai sempre avanti con il sorriso. Le sfide portate a termine si trasformano in sensazioni ed emozioni che vengono assorbiti da ogni poro della pelle, si attaccano al corpo come tatuaggi indelebili per ricordarti che sei un guerriero, un lottatore, un vincente.
L’esperienza sia in modo diretto, partecipando ad alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale, mi ha permesso di scrivere i seguenti libri:
“Ultramaratoneti e gare estreme”
http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=357&controller=product
Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice 2020
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788825528275
Il libro riporta alcune interviste fatte ad atleti di diverse discipline sportive e indaga sulle motivazioni che spingono le persone a fare sport. Non solo la performance, ma anche la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, di rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionale. Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per provare a non mollare e per migliorarsi.
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